Numero 5 del 2020
Titolo: Medicina- La sinusite: come si riconosce e si cura l'infiammazione dei seni paranasali
Autore: Redazionale
Articolo:
(da «Corriere Salute» del 2 marzo 2020)
È causata nella maggior parte dei casi da virus e non si deve perciò ricorrere subito agli antibiotici. Se non è seguita bene, tuttavia, aumenta il pericolo che ci siano ricadute e diventi cronica. Ce ne parla Claudio Albizzati, specialista in otorinolaringoiatria del gruppo ospedaliero Multimedica di Milano-Castellanza
Primi allarmi
La sinusite, insieme alla tonsillectomia, è uno degli argomenti di otorinolaringoiatria su cui circolano più leggende metropolitane. «Basta un forte raffreddore e un po' di mal di testa per additare la sinusite come colpevole» segnala Claudio Albizzati, specialista in otorinolaringoiatria del gruppo ospedaliero Multimedica di Milano-Castellanza (Varese). «Non solo, diversamente da quanti molti pensano, la sinusite, o meglio rinosinusite, non va curata di default con gli antibiotici perché nella maggior parte dei casi ha origine virale. In genere, infatti, è causata da virus, e soltanto in alcuni casi sono colpevoli batteri sin dall'esordio della malattia».
Che cos'è la rinosinusite?
«Come suggerisce il termine, è un'infiammazione del naso e dei seni paranasali, cavità piene d'aria scavate nelle ossa della faccia, tutte comunicanti con il naso. È sempre preceduta da una patologia nasale, tipicamente un raffreddore, che si estende ai seni, infiammando e gonfiando le membrane che li rivestono, tanto da ostruire i piccoli passaggi che li collegano al naso e provocare dolore e infiammazione. L'ostruzione dei seni favorisce inoltre il ristagno di muco che può venire inquinato da germi. Purtroppo, capita spesso che venga sottovalutata e non curata a dovere, aumentando così il rischio di ricadute (in questi casi si parla di sinusite ricorrente) e che diventi un problema cronico».
Quali sono i sintomi tipici?
«Innanzitutto la sinusite acuta va sospettata quando un raffreddore dura più di un paio di settimane. I sintomi caratteristici sono naso chiuso, scarico di catarro dal naso e, a seconda del seno paranasale infiammato, senso di pressione al volto quando ci si china, male alla fronte, agli occhi, a naso e zigomi e-o all'arcata dentale superiore. Quando la sinusite diventa cronica, oltre all'ostruzione nasale e allo spurgo dal naso, possono esserci altri disturbi come la discesa di catarro in gola e la conseguente tosse (i polmoni sono sani però), senso di pressione alla faccia e una diminuzione dell'olfatto e del gusto».
Come si fa la diagnosi?
«La diagnosi si basa sui sintomi e sull'osservazione delle cavità nasali con il fibroscopio, uno speciale strumento a fibre ottiche in grado di raccogliere una documentazione fotografica di alta qualità della zona. Quando interviene il sospetto che l'infiammazione sia ormai cronica è utile fare una Tac ed eventualmente i test allergologici se si ipotizza una componente allergica. Infine nei rari casi in cui si evidenzia un granuloma, occorre fare una biopsia».
I rimedi?
«Sempre utili sono i lavaggi nasali, gli steroidi per via inalatoria ed eventualmente i vasocostrittori. Se i sintomi fanno propendere per una sinusite batterica, che in genere si riconosce perché tende a peggiorare dopo i primi dieci giorni, si ricorre a un trattamento antibiotico. Il trattamento antibiotico può essere preso in considerazione anche per le forme croniche: in questi casi si usano particolari antibiotici a basso dosaggio, da assumere in genere per dodici settimane. Questo approccio porta spesso a buoni risultati, con riduzione dei livelli di citochine infiammatorie. Solo in casi selezionati si ricorre all'intervento chirurgico eseguito per via endoscopica attraverso le fosse nasali. Questo tipo di intervento può dare discreti benefici nell'immediato, ma spesso i pazienti vanno incontro a successive ricadute».
Antonella Sparvoli