Numero 5 del 2020
Titolo: Guida a salute delle donne
Autore: Roberta Raviolo
Articolo:
I farmaci solo per lei
(da «Viversaniebelli» n. 7 del 2020)
La ricerca si concentra di più sulla cura dei disturbi femminili, che hanno bisogno di dosaggi e principi attivi mirati, studiati per essere più efficaci e meglio accettati dall'organismo «in rosa»
Il tumore al seno è la malattia che viene immediatamente identificata con il sesso femminile perché, in effetti, si tratta della neoplasia più diffusa. Sono anche altre, però, le malattie che colpiscono le donne: l'infarto e i disturbi di cuore, per esempio, sono in crescita, come altri tumori più rari, ma più difficili da curare, come quello alle ovaie. Inoltre c'è l'osteoporosi, che influisce notevolmente sulla qualità della vita.
Per fortuna la ricerca prosegue e fa progressi continui, tenendo presente le differenze tra l'organismo femminile e quello maschile. Per questo vengono sempre più spesso messi a punto farmaci specifici, mirati a combattere i problemi femminili.
I tumori del seno
Più speranze da una compressa
Il tumore al seno legato alla mutazione Beta 1 e 2 colpisce anche a 30 o 40 anni ed è piuttosto aggressivo. Da pochi mesi è stato approvato un farmaco che aumenta al 70% la sopravvivenza. Si chiama ribociclib ed è stato valutato nello studio Monaleesa di fase III, su 672 donne seguite da circa tre anni.
La cura è ben tollerata, ha pochi effetti collaterali e deve essere seguita con quella ormonale tradizionale con il tamoxifene.
Il vantaggio della praticità
Il farmaco è in compresse, quindi è pratico da prendere con un impatto ridotto anche sulla qualità della vita. È importante che le donne effettuino gli esami di controllo, l'elettrocardiogramma e il prelievo del sangue, per verificare il livello dei globuli bianchi, che può leggermente abbassarsi.
Il tumore ovarico
Tre nuove molecole
Ci sono buone notizie per la cura del tumore alle ovaie. Purtroppo silente allo stadio iniziale, inizia a dare disturbi vaghi (come gonfiore all'addome, stipsi e necessità di urinare spesso) quando è già diffuso.
Gli inibitori dei Parp
Uno degli obiettivi della ricerca negli ultimi anni sono stati gli inibitori dei Parp (poli Adp-ribosio polimerasi), enzimi utili in una serie di processi, tra cui la riparazione dei danni al Dna (il nucleo delle cellule) e la morte cellulare, ma la cui attività provoca la resistenza alla chemioterapia di alcuni tumori.
Di conseguenza, inibendo questi enzimi si attenua la capacità delle cellule tumorali di resistere ai trattamenti.
Non sono tutte rimborsabili
Oggi sono in uso tre inibitori dei Parp: olaparib, rucaparib e niraparib, indicati per il tumore alle ovaie con mutazione genetica Bcra 1 e 2. L'Ema, Agenzia europea del farmaco, ha approvato queste tre molecole per tutte le forme della malattia.
Al momento l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), però, ha riconosciuto la rimborsabilità di olaparib solo per chi presenta la mutazione, mentre l'ha concessa per rucaparib e niraparib.
Come agiscono
I farmaci sono in pastiglie e se ne prendono due, al mattino e alla sera. Agiscono sul Dna del tumore, attaccando selettivamente le sue cellule e impedendone la replicazione.
Tollerati abbastanza bene, sono dispensati in ospedale dagli oncologi curanti, che ne verificano gli effetti in visite periodiche.
L'osteoporosi
Si punta sul biologico
Notizie positive anche per un'altra malattia tipicamente femminile (colpisce gli uomini con meno frequenza): l'osteoporosi, ossia la perdita di minerali dal tessuto osseo, che rende lo scheletro fragile e a rischio di fratture, anche molto serie. L'Agenzia europea del farmaco ha approvato romosozumab, un farmaco biologico che agisce in modo completamente diverso dai farmaci classici, ossia i bifosfonati, che si legano ad alcune cellule dell'osso per impedirne la distruzione.
Il meccanismo d'azione
Romosozumab è un anticorpo monoclonale, ossia una cellula che attacca selettivamente alcuni obiettivi, lasciando intatto il tessuto circostante. Nello specifico, inibisce l'attività della sclerostina, la proteina prodotta dalle cellule dell'osso, che riduce l'attività degli osteoblasti, le cellule che producono l'osso stesso. Questo farmaco, in pratica, aumenta la formazione ossea e, in parte, riduce la perdita di massa, abbassando il rischio di frattura.
Due iniezioni al mese
Una dose di romosozumab consiste in due iniezioni, una successiva all'altra, da effettuare una volta al mese da un operatore sanitario. L'intera cura ha la durata di un anno, ossia 12 dosi.
Al momento il farmaco non è ancora in commercio, ma si spera che lo sarà a breve. Non può essere usato dalle donne che corrono il rischio di avere disturbi del cuore o della circolazione, oppure che li hanno avuti in passato.
In menopausa
Un mix contro i sintomi
Alcune donne in menopausa non seguono la terapia ormonale sostitutiva a base di ormoni estrogeni e progestinici, perché potrebbe aumentare il rischio di tumore della mammella. In questo modo, però, sono soggette a tutti i problemi del climaterio, come secchezza vaginale, nervosismo e maggiore esposizione alle malattie di cuore.
Da poco è disponibile anche nel nostro Paese il primo di una nuova classe di farmaci chiamata Tsec, ossia Tissue selective estrogen complex (Complesso estrogenico tessuto-selettivo), che combatte vampate di calore, agitazione, insonnia e migliora anche la vita sessuale e la vita di relazione.
Non per tutte
Secondo gli esperti è un ottimo farmaco, che mantiene una buona qualità della massa ossea, riduce il rischio di infarto e non ha effetti sul seno e sull'utero. Può, però, essere utilizzato solo in postmenopausa e non riduce del tutto le vampate, se sono forti.
Roberta Raviolo