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Kaleîdos

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Numero 5 del 2020

Titolo: Italo Calvino: la mia passione impossibile con Elsa

Autore: Ilaria Amato


Articolo:
(da «F» n. 7 del 2020)
Aspetta giorni per vederla, prende treni per incontrarla, le scrive centinaia di lettere. Ma non riesce mai ad averla davvero per sé: sulla loro relazione incombe il fantasma del marito, un conte misteriosamente scomparso. «Non si può vivere per una donna che considera la tua presenza provvisoria», confiderà lo scrittore a un amico
Due cavalli frustati in direzioni opposte. Si allontanano. Per poi riavvicinarsi. E buttarsi, a briglia sciolta, in un amore totale, assorbente, umile e devoto. Perdersi e ritrovarsi è la loro struggente routine, sospesa tra due mondi a una distanza siderale: Italo Calvino, 32 anni, vive in una Torino fredda e austera, stretto sempre nello stesso abito grigio da piccolo burocrate, fa il redattore per Einaudi. Elsa de' Giorgi (cui anagrammandone il nome in «Raggio di sole» dedicherà «Fiabe italiane»), 41 anni, attrice, scrittrice, coraggiosa contessa antifascista, abita in una Roma calda e gaudente. Si conoscono nel febbraio del 1955 a Firenze, città del marito di lei, il conte Alessandro Contini Bonacossi. A lei basta uno sguardo per notare due labbra stupende che illuminano il viso bruno e volitivo, mentre lui ha un moto di meraviglia di fronte alla bellezza perentoria della donna. «Attenzione. Calvino si innamorerà di te», la mette in guardia il marito. Evitarlo sarà impossibile. Elsa ha scritto un libro, «I coetanei», e Calvino, che ne sta curando l'edizione per la stampa, fa squillare spesso il telefono di casa Bonacossi. Sono chiamate insolite, vibranti, dove a notizie sul manoscritto si mescolano considerazioni cariche di tensione, domande dirette sulla felicità. Ma non vanno oltre. Poi, a luglio, succede un fatto: il conte Alessandro, detto Sandrino, si allontana dall'Italia e dalla moglie.
Le fughe a Roma, l'estate in Liguria
Calvino apre la sua danza appassionata: lui, calabrone, fa vibrare le ali nere come l'inchiostro intorno alla sua farfalla, flessuosa e solare, e con un sentimento esclusivo la solleva dall'angoscia per la scomparsa del marito. Le scrive centinaia di lettere ovunque si trovi, alla scrivania in ufficio, ai tavolini dei caffè torinesi, poggiandosi sulle ginocchia in treno: «Puoi leggere negli sbalzi forse indecifrabili di queste righe la velocità del treno, ma puoi leggervi anche l'ansia affannosa di continuare a sentirmi vicino a te, ora che il non averti vicina mi fa apparire come dilaniato, sbranato, da chiedermi come non grondi di sangue». D'inverno, ogni fine settimana, appena uscito dalla casa editrice si infila in un vagone di terza classe per Roma e va a rintanarsi in piccoli alberghi, pur di poterle telefonare dalla stessa città e mandarle pochi e poveri fiori, con messaggi tenerissimi. Aspetta giorni per vederla, di nascosto e di fretta, in qualche anonimo ristorante. D'estate, il loro amore divampa. Trascorrono insieme giornate piene a Ospedaletti, in Liguria. Scrive: «Non posso vivere fuori dal cerchio magico del nostro amore».
L'ombra del marito s'insinua tra loro
Di giorno è la felicità: le amache leggere tese tra i pini, le nuotate lunghe, la complicità che li riporta all'infanzia. Di notte è l'ossessione: l'ombra di Sandrino si insinua tra loro. Li tiene distanti. Calvino, scoraggiato, inizia a ripeterne i gesti. Scompare. Anche lui. Per alcuni giorni nessuno ne sa più nulla. Elsa è tramortita. Ma l'assenza la colpisce benefica come uno schiaffo quando si perdono i sensi. Una sera finalmente la chiama e lei parte per Torino. Il mattino dopo, al binario, Calvino la aspetta avvolto nel suo vestito grigio. La stringe tra le braccia così forte da farle male, affonda a lungo il viso nel suo collo, rintanato come uno scoiattolo ombroso. La dolcezza di questa selvatichezza è sensualmente struggente per Elsa. A mezzogiorno pranzano al Valentino, poi spariscono in un cinema per baciarsi e solo a tarda notte salgono nella camera ammobiliata di lui. Gelida. A Elsa viene in mente Sandrino, ma è decisa a non sentirsi in colpa e ad accogliere l'amante, che ha l'avidità di un assetato e il fervore di un innamorato deciso a non uscire dal sogno. Ma il mattino dopo è costretto a farlo: Elsa ha la polmonite.
Divisi tra due città
La donna rimane a Torino finché non si riprende. Nella convalescenza matura una decisione: basta con la vita da piccolo burocrate in fredde camere ammobiliate. Cerca e trova una casa per Calvino.
Pensa a tutto lei. Del resto, con quelle mani delicate e gentili, lui non sa fare nulla, «salvo scrivere e carezzare». Nell'appartamento al numero 44 di via Duca degli Abruzzi i due amanti mettono in salvo il loro amore. Stando bene attenti a non chiuderlo in gabbia. Elsa è determinata a continuare a vivere in due città diverse, Roma e Torino, a mantenere lettere infuocate e fugaci incontri d'amore carichi di passione. Nemmeno Calvino riesce a immaginare una vita a due ridotta a un legame pacifico, ordinario. «La ragione della mia incapacità di vivere una famiglia è che le persone vicine occupano una parte tanto grande dell'orizzonte che la vista generale del mondo risulta turbata e io mi contorco per vedere il mondo o sprofondando sotto le loro gambe o sporgendomi sopra le loro spalle», le scrive. Del resto, un avvicinamento scontenterebbe entrambi: Calvino detesta Roma, dove si sente come un bambino su una giostra che vuole fare un giro dopo l'altro, ma poi è costretto a scendere perché gli gira la testa. Elsa, invece, non lascerebbe mai la Capitale: qui vivono i suoi amici più cari, da Pier Paolo Pasolini ad Aldo Palazzeschi, ad Anna Magnani, che con la sua sprezzante saggezza da popolana ha un triste presagio: «T'ammira ed è innamorato, ma ha paura che lo lasci. Sta' attenta».
Un amore provvisorio
Il loro amore continua a scorrere come un torrente accidentato e in questa natura dà prova della sua forza, ma non riesce ad arrivare al mare. Elsa è combattuta tra la pietà per le sorti del marito che non manda notizie e la passione di Calvino che la tenta dolcemente. Si sente colpevole per aver suscitato un sentimento tanto grande in lui senza potergli dare la felicità. Mentre lo scrittore confida all'amico Guido Piovene: «Vivere per una donna che considera la tua presenza provvisoria, perché attende il ritorno di chi se n'è andato, e sai che dovrai essere tu a scomparire se lui torna, è vivere come un fantasma». Sandrino è un cavaliere inesistente (il libro uscirà nel 1959) che con la sua corazza vuota conta di più dell'amante presente. Calvino smette di partire per Roma. Rimane fermo. È a un binario morto. Rabbuiato dall'ombra sempre più lunga del marito di lei, chiuso nel suo vestito grigio intriso dell'odore speciale delle stazioni dopo che l'ultimo treno è partito. L'odore dell'attesa. Nel 1962 conoscerà a Parigi la futura moglie, la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita. Elsa, circondata da intellettuali e ammiratori, rimarrà in attesa di Sandrino. Che non tornerà: verrà trovato morto suicida a Washington nel 1975. Ma questa è un'altra storia. Su cui lei avrà il coraggio di scrivere un libro scomodo: «L'eredità Contini Bonacossi: l'ambiguo rigore del vero».
Ilaria Amato



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