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Kaleîdos

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Numero 5 del 2020

Titolo: Il jeans punta sempre più in alto

Autore: Elena Banfi


Articolo:
(da «Donna moderna» n. 9 del 2020)
Dalle miniere al red carpet, il denim è un tessuto in costante evoluzione che ha invaso persino il campo dell'alta moda. Ma ci lascia la libertà di scegliere fra brand democratici e super griffe
Fate come volete, chiamatelo «jeans» (da Genova) o «denim» (avallando la paternità francese, Nimes), ma resterà sempre un tessuto antico che ne ha vissute di tutti i colori, ha vestito mozzi e cercatori d'oro, rockstar e dive. Decisamente, fra tutte le tele la sua vocazione è sempre stata la rivoluzione. Ancora oggi, malgrado i suoi oltre 2 secoli d'età, è il tessuto con cui i designer sperimentano tendenze e lanciano messaggi. E se sul nostro Pianeta l'unica a detestare il denim è la regina Elisabetta, allora si capisce perché convenga restare aggiornate sull'evoluzione del jeans, che ha plasmato qualsiasi capo, dalle mutande (ebbene sì...) agli abiti da sera.
È diventato green
Abbiamo ormai assimilato definizioni come «skinny», «mom» e «boyfriend» jeans. Ma al vocabolario e al guardaroba vanno costantemente aggiunte new entry. Così ora è il momento di slouchy e paper bag. Entrambi pantaloni comodi e a vita alta, i primi sono stretti in vita, si allargano sulla coscia per tornare a ridursi in fondo, perfetti anche per chi ha curve generose o non ha un'altezza statuaria. I secondi, disegnati per chi ha un buono stacco di gamba, sono arricciati in vita e scendono ampi. Se volete essere al passo, sono i modelli di indossare. Fra i tanti altri termini da conoscere, molti sono legati alla nuova tendenza di moda che rispetta l'ambiente. Per esempio: la quantità di acqua necessaria per realizzare un solo paio di jeans oscilla tra 8 e 11 mila litri e ogni anno ne sono prodotti 2 miliardi di paia. Quindi oggi i produttori non usano solo cotone bio ma anche «lavaggi all'ozono» senza sbiancanti chimici; programmi «waterless» che tagliano l'uso di acqua; fissatori ottenuti da scarti dei crostacei (il «chitosano»), tinte naturali (come «indigo juice») che riducono il consumo d'acqua ed energia.
È stato adottato dagli stilisti
Certo, va ricordato che i trattamenti ecologici rendono il denim più buono ma anche più costoso. Che sia questa la ragione per la quale ha conquistato le grandi maison? Stella McCartney, in partnership con Candiani, uno dei maggiori produttori di denim, ha creato il primo jeans stretch biodegradabile al mondo: di origine vegetale, con tecnologia «Coreva» (sostituisce le microplastiche del tessuto elasticizzato con gomma naturale) e tintura ricavata da funghi e alghe, sarà in vendita da maggio. Ancora, sulle passerelle si sono visti tailleur intarsiati, spolverini ricamati, robe-manteau patchwork. Jean-Paul Gaultier alla sfilata di haute couture ha portato modelli mozzafiato. Perfino la sofisticata Miu Miu ha appena lanciato Denim Icons, una collezione di 6 modelli, ognuno ispirato a un preciso decennio del Novecento. Ultima particolarità dei jeans del nuovo millennio: devono farci sentire unici. Tanto che tutti, da Levi's (ricordate lo spot virale in cui un padre fa scrivere un messaggio in braille sulla camicia che regalerà al figlio cieco?) a Zara fino a Gucci, offrono servizi di personalizzazione per rendere ogni capo di denim esclusivamente nostro.
È giovane ma spietato
Però, un però c'è sempre. «Il denim richiede un'autocritica seria: niente ti fa giovane come un paio di jeans e niente è altrettanto spietato» commenta Daniela Fedi, critico di moda per «Il Giornale». Dunque non è vero che i jeans sono easy e stanno sempre bene. «Conviene scegliere un marchio di cui ci si fida, che usi tagli e tecniche accurati capaci di donare alla propria silhouette». Anche se a salvare c'è un'astuzia definitiva. «Per i jeans, più che mai, vale la regola che ogni centimetro di altezza toglie visivamente un chilo». Quindi, salvo eccezioni, con i cinque tasche zeppa o stiletto. Ma mai sotto i 7 centimetri.
5 suggerimenti di stile
Jeans squarciati: che si fa?
«Li trasformiamo in shorts per il mare» suggerisce Daniela Fedi, critico di moda del Giornale.
I modelli con il risvolto?
«Solo se hai gambe lunghe».
Gonna stretta o ampia?
«Per indossare un tubino di denim servono fisico e grande capacità di dominare l'immagine. Più facile la gonna a ruota, ma solo se il tessuto cade impeccabile».
Mini o bermuda?
«Sono un trend forte, che richiede però l'età giusta. In caso contrario, consiglio una gonna lunga fatta con vecchi jeans».
Giubbotto o blazer?
«Né l'uno né l'altro. Meglio risparmiare e comprare una giacca a sacchetto fatta a regola d'arte. Starà bene persino con l'abito da sera».
Elena Banfi



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