Numero 3 del 2020
Titolo: Medicina- L'aritmia ventricolare per la prima volta trattata con i protoni
Autore: Daniela Natali
Articolo:
(da «Corriere Salute» del 22 gennaio 2020)
L'innovativa tecnica utilizzata per i tumori radioresistenti e non operabili si è dimostrata efficace anche per la grave patologia cardiaca. Il paziente di 73 anni in buone condizioni
Per la prima volta al mondo un paziente con aritmia ventricolare è stato trattato con un fascio di protoni che ha colpito, in modo mirato e con un ridottissimo impatto sui delicati tessuti circostanti, la parte del cuore responsabile dei battiti cardiaci irregolari. L'intervento, messo a punto in collaborazione con la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, è stato eseguito al Cnao di Pavia.
Aritmia ventricolare aggressiva
Il Cnao è il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, una delle 6 strutture al mondo dotate di acceleratori capaci di generare fasci di protoni e ioni carbonio, utilizzati in genere per la cura dei tumori radioresistenti e non operabili. «La scelta di utilizzare l'adroterapia con protoni, forma avanzata di radioterapia per la cura dei tumori, per il trattamento di una patologia cardiaca - si legge in un comunicato di Cnao e San Matteo - è nata dalla necessità di contrastare una forma particolarmente aggressiva di aritmia ventricolare che non aveva risposto efficacemente sia ai trattamenti tradizionali sia a quelli più avanzati (plurimi farmaci, ablazione invasiva tramite radiofrequenza e chirurgia toracica sul sistema nervoso cardiaco) e che determinava nel paziente continue e pericolose alterazioni del ritmo cardiaco».
Cos'è l'adroterapia
Le condizioni del paziente
Il paziente, 73 anni, affetto da una grave forma di cardiomiopatia dilatativa era stato trasferito a Pavia da un ospedale milanese dove era ricoverato per aritmie ventricolari e ripetuti arresti cardiaci. Dopo l'intervento è stato tenuto sotto stretto monitoraggio al San Matteo: pochi giorni fa è stato dimesso dalla Cardiologia in buone condizioni generali e in buon compenso cardiocircolatorio ed è stato possibile trasferirlo in un reparto per la riabilitazione.
Le prime esperienze
Grazie alla collaborazione tra il milanese Centro cardiologico Monzino e l'Istituto Europeo di oncologia erano stati già trattati con radioterapia stereotassica (caratterizzata da estrema precisione nella somministrazione della dose) due pazienti con tachicardia ventricolare (forma severa e potenzialmente letale di aritmia) che non potevano essere sottoposti a ablazione con catetere delle parti del cuore responsabili dell'aritmia o per il quali l'ablazione non avrebbe funzionato. I primi risultati dello studio clinico sono stati positivi, tanto da far pensare a un'estensione dell'utilizzo di questa tecnica anche in altre forme di aritmia.
A Pavia sono stati invece utilizzati i protoni in un intervento «compassionevole». «In questo caso, particolarmente grave, si è reso necessario un intervento diverso» sottolinea Roberto Rordorf, responsabile dell'Unità di Aritmologia della Cardiologia del Policlinico San Matteo, diretta da Luigi Oltrona Visconti. «Anche se la radioterapia con fotoni è già stata utilizzata seppur in maniera sperimentale e in rari casi per trattare alcune forme di aritmia, è stato scelto, questa volta, di procedere con i protoni che garantiscono un impatto molto più basso sui tessuti delicati circostanti. L'intervento di Pavia risulta essere il primo al mondo sull'uomo e i primi risultati sono davvero incoraggianti. Per questo motivo insieme al Cnao stiamo valutando la fattibilità di uno studio clinico sperimentale». «Per il Cnao si tratta di una via del tutto nuova» aggiunge Gianluca Vago, presidente del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, «ma che conferma la straordinaria potenzialità di questa forma di radioterapia anche al di fuori della sua applicazione in campo oncologico, vocazione per cui è nato il nostro Centro, e lo spirito di piena collaborazione con il mondo della cura italiano ed internazionale che lo anima».
Una sola seduta
Racconta Viviana Vitolo, radioterapista oncologa del Cnao che ha fatto parte dell'équipe dell'intervento: «L'adroterapia per intervenire sulle aritmie è stata sperimentata finora solo su animali, per poterla utilizzare su un essere umano è stata ovviamente fatta richiesta formale al Ministero della Salute che ne ha concesso l'uso compassionevole. Si è trattato di una sola seduta, fatta il 13 dicembre scorso, che ha visto anche la presenza di anestesisti e del San Matteo di Pavia, date le delicate condizioni del paziente. Le dosi di protoni utilizzate sono state omologhe a quelle che i protocolli prevedono quando si ricorre a raggi X, la differenza sta nel fatto che i protoni sono particelle diverse dai raggi X, molto più selettive e precise nella loro azione, il che ha ridotto il rischio di agire anche su tessuti non coinvolti nelle aritmie. Ora si sta decidendo se valutare questa nuova opportunità di intervento sulle aritmie aggressive, recidive e che non rispondono alle cure tradizionali, nell'ambito di futuri studi clinici».
Daniela Natali