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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 1 del 2020

Titolo: SOSTEGNO PSICOLOGICO- Potere personale e disabilità

Autore: Katia Caravello


Articolo:
Come vivere con successo la condizione di "persona con disabilità"

"Siamo nati liberi,
liberi come il sole
Liberi di decidere se
vivere o morire"
(da "Liberi come il sole" di Massimo Di Cataldo)

I versi di questa canzone descrivono molto chiaramente il potere che ciascuna persona ha di agire sulla propria vita, determinando il proprio benessere psico-fisico. Lo stato di benessere e una buona qualità di vita non dipendono necessariamente dalle condizioni di salute o dal possesso di ingenti beni materiali. In particolare, la presenza di disabilità può attivare le abilità residue e addirittura promuovere l'acquisizione di nuove competenze.
L'essere umano, se viene lasciato libero di esprimere la propria volontà, è in grado di regolarsi e di organizzarsi autonomamente per raggiungere i propri obiettivi. In ogni persona è presente una spinta che orienta il comportamento umano verso la crescita personale e l'autorealizzazione. Più l'uomo diventa consapevole di sé, maggiormente disposto ad accettarsi, meno difensivo e più aperto, più si sentirà libero di cambiare, sentirà che la vita è nelle sue mani per essere vissuta individualmente ed autonomamente.
La condizione di disabilità - specie se acquisita in età adulta o, addirittura, anziana - rende le persone più vulnerabili. Essere vulnerabili significa essere facilmente attaccabili, danneggiabili e vivere un'esperienza che può essere invasa dal dolore, dalla sofferenza ed essere esposta a pericoli. I colpi inferti dalla vita rischiano di far perdere i punti di riferimento, le basi solide che con il tempo si erano consolidate, compromettendo la possibilità di ricostruire un sistema all'interno del quale ci si sente riconosciuti e ci si riconosce; quando il sistema si rompe si entra in una fase di confusione e di perdita della bussola interna che fino a quel momento aveva permesso l'orientamento.
L'animo umano, quando è ferito, funziona come la pelle: così come una lesione sulla pelle deve essere adeguatamente curata per evitare la compromissione grave dei tessuti sottostanti, anche l'animo umano deve essere tempestivamente ed adeguatamente soccorso per permettere la riparazione della rottura derivante da una crisi.
Riparare una rottura non significa ritornare alla condizione antecedente la crisi, ciò non è possibile: dopo una rottura non si è più quelli di prima... e non lo si sarà mai più. Il non riconoscersi più è il primo segnale dell'insorgere di una crisi.
Il termine crisi deriva dal greco krisis, che significa scelta. Scegliere significa assumersi la responsabilità di intraprendere una strada piuttosto che un'altra e in ogni caso perdere in modo irreversibile qualche cosa per acquistare qualcos'altro. Le situazioni di crisi possono avere un andamento naturale, che implica il loro superamento anche grazie alle risorse biologiche, personali, sociali, spirituali o di solidarietà che si attivano o si incontrano, ma possono anche bloccare il percorso di crescita personale, impedendo all'individuo di uscirne con una forza rinnovata. In ogni caso, le crisi mostrano una condizione di vulnerabilità che non sempre è possibile celare.
È abitudine di tutti attribuire al concetto di crisi un'accezione negativa, ma in realtà le crisi possono costituire anche degli elementi di ricchezza: nei momenti di maggiore difficoltà non è raro scoprirsi più forti di quanto non si sia mai pensato di essere, rintracciando in se stessi delle risorse ed una capacità di reagire sino a quel momento inimmaginabili: in sintesi, ci si scopre persone "resilienti".
La resilienza è la capacità di riuscire a vivere e a svilupparsi positivamente, in modo socialmente accettabile, a dispetto di uno stress o di una avversità che potrebbe comportare un esito negativo.
Essere resilienti non significa essere invulnerabili e non incontrare il dolore, non si tratta, infatti, di eliminare la sofferenza, ma di integrarla con gli elementi di forza (risorse) che sono insiti in ogni persona.
La resilienza si sviluppa in relazione ad un contesto e a situazioni specifiche, per cui, per quanto sarebbe bello, non è possibile ridurre la sua costruzione a delle tecniche e degli strumenti, non esistono delle soluzioni generali appropriate, applicabili con ogni persona in ogni circostanza: questo non vuole dire, però, che non sia possibile identificare alcune strategie e modalità per promuovere una riorganizzazione positiva. Qualsiasi sia la causa della vulnerabilità e, quindi, del momento di crisi, e qualunque siano le caratteristiche biologiche e caratteriali della persona interessata, il punto di partenza per promuovere in lei resilienza non può che essere l'offerta di un supporto reale: è necessario affiancare la persona, aiutandola a scoprire in se stessa e negli altri gli elementi che hanno permesso di sopravvivere, resistere, trasformare e costruire. Non bisogna però avere fretta: è infatti importante lasciare il tempo e lo spazio alla persona per elaborare il trauma che ha subito; non abbiamo tutti gli stessi tempi di reazione e forzare un individuo ad affrontare una realtà che non è ancora pronto ad accettare - o, peggio ancora, che non è ancora pronto a prendere in considerazione - rischia di produrre un risultato opposto a quello desiderato.
Le persone con disabilità - come tutte le altre - hanno sempre e comunque il potere, la libertà, di reagire in maniera peculiare a ciò che accade loro, affrontando con coraggio le sfide e dando significato alla propria vita.
La resilienza è una caratteristica che, pur se spesso inconsapevolmente, contraddistingue le persone con disabilità, che quotidianamente trovano le risorse per affrontare e superare con successo gli ostacoli che incontrano sulla propria strada.
Quando l'individuo non percepisce da solo la propria resilienza, e non si rende conto di avere già dentro di sé le capacità e le abilità per reagire e superare le difficoltà, va aiutato a prendere coscienza di ciò. Tale presa di coscienza può essere facilitata da un professionista (psicologo/psicoterapeuta), da un consulente alla pari o dalla semplice frequentazione di persone che vivono le medesime difficoltà. Si tratta di tre tipologie diverse di intervento, che possono - anzi è auspicabile - convivere ed operare in maniera sinergica e complementare. Ogni persona è unica ed irripetibile, ha le proprie caratteristiche e la propria storia di vita, per cui non si può imporre a nessuno un determinato percorso: bisogna mettere a conoscenza le persone di quali sono le risorse e gli strumenti a sua disposizione per superare le proprie difficoltà, ma lasciandola libera di decidere cosa è meglio per sé.
La frequentazione di altre persone con lo stesso problema - che apparentemente è la situazione più facile e meno stressante da affrontare - può costituire un'esperienza emotivamente troppo intensa da vivere e alla quale si preferisce un intervento terapeutico con uno psicologo; per altri, invece, il percorso ottimale è inverso, avendo bisogno di più tempo per prendere di petto i propri vissuti interiori; altri ancora traggono maggiore beneficio da un confronto di esperienze fatto in un contesto più strutturato (consulenza alla pari) di quanto non sia quello che si ha in situazioni informali di socializzazione. Insomma... la dose e la combinazione degli ingredienti cambia da persona a persona!
L'UICI rappresenta per tutti i ciechi e gli ipovedenti il luogo nel quale possono trovare tutti questi ingredienti ed essere affiancati ed aiutati nel loro dosaggio e combinazione.



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