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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 1 del 2020

Titolo: ATTUALITÀ- Un giovane di 90 anni

Autore: Katia Caravello


Articolo:
Intervista a don Antonio Mazzi

Lo scorso mese di novembre abbiamo avuto l'onore di avere con noi il fondatore e presidente della fondazione Exodus, Don Antonio Mazzi al quale abbiamo rivolto alcune domande.

D. Don, lei con i giovani lavora sostanzialmente da una vita. Come sono cambiati i giovani in questi anni secondo lei?
R. Ma sai, i giovani sono cambiati, non hanno davanti persone significative e questo è il guaio e quindi i ragazzi si arrangiano. La grande crisi è anche negli adulti, ci sono persone di 40/50 anni che dentro sono di cartapesta. La crisi in Italia, oggi, è la crisi dei 40enni non dei 20enni; questi giovani hanno come riferimento un adulto, padre o professionista, che non dà il giusto significato alla vita e quindi è chiaro che rischiano di appassionarsi alle cose stupide e non a quelle serie. Devo dirti che sia nell'ambito della politica, della scuola, della chiesa addirittura, siamo in un periodo dove gli adulti non danno segni di serietà e soprattutto non aiutano i giovani a trovare passioni e ideali. Io sono preoccupato per questo. Prima di tutto diamoci una regolata noi che abbiamo una certa età.

D. In un ultimo dei suoi editoriali diceva che bisogna insegnare ai giovani che la vita si affronta con il coraggio. Che cos'è per lei il coraggio?
R. Mah, sai, io vengo da lontano ormai, i prossimi sono 90 anni, ed essendo stato orfano di padre dall'età di 15 mesi, avendo vissuto la guerra, una madre che doveva mantenere due figli, lavorando giorno e notte, avendo sofferto molto, ho fatto poca fatica ad avere coraggio, perché dovevo arrangiarmi. Oggi i nostri ragazzi hanno coraggio solo quando sanno dirci dei no al momento giusto, questo è il coraggio. Oggi un no detto al momento giusto e un sì detto al momento giusto, salvano la vita. Ho avuto davanti ragazzi ottimi, che non sono stati capaci di fare questo e sono finiti in galera perdendo 7/8 anni della loro vita e poi hanno dovuto trovare il coraggio per rinascere. Non si tratta di non drogarsi più, di non bere più, di non essere più violento, si tratta di cambiare radicalmente la vita, e farlo a 24, 25, 26 anni non è una cosa facile, soprattutto perché tornano in una società che purtroppo non è che li aiuta, piuttosto li etichetta come ex drogato ecc. Questo è molto brutto. La parola ex è una parola che mi fa rabbia. Quando uno è uscito dal carcere, dalla comunità, bisogna chiamarlo per nome, punto. Invece se noi continuiamo a ricordare il passato non lo aiutiamo.

D. Esatto, è analogo un po' per le persone con disabilità. Il fatto di considerarle solo per la disabilità non le aiuta a vedersi come persone al di là del problema che abbiamo.
R. Se i ragazzi facessero più volontariato forse capirebbero qualcosa in più.

D. Ma sicuramente, anche il fatto di incontrarsi con altre realtà diverse dalle proprie li aiuta di sicuro. Io ho visto nell'esperienza lavorativa - ho avuto la fortuna di collaborare con Exodus per anni, sino a quando gli impegni associativi me lo hanno consentito - con i ragazzi, anzi in comunità dove stavo io la maggior parte erano adulti, il fatto di avere di fronte una persona che ha affrontato delle difficoltà creava un legame che superava poi le distanze generate dalle diverse storie di vita e di ambiente socio-culturale di provenienza.
R. Io istituirei il servizio civile obbligatorio per tutti.

D. Assolutamente sì, anche se a volte questo servizio di volontariato non viene preso tanto seriamente, è comunque una bellissima esperienza per i ragazzi.
R. Bisogna fermarli un attimo e fargli fare questa esperienza, soprattutto all'età di 18 anni che è un'età molto importante.

D. Diamo questa piccola anticipazione che potrebbe esserci in futuro una possibilità di collaborazione tra Uici e Exodus, poi vi terremo aggiornati su questa cosa.
R. Volentieri, se possiamo fare qualcosa insieme sarei molto felice.

D. Exodus è nato come gruppo nel 1984, sono 35 anni di attività. Ha visto tante storie, dal Parco Lambro e non solo, ne ricorda una con particolare piacere?
R. Noi dobbiamo essere sempre pronti, dobbiamo avere il coraggio di sorridere quando vinciamo e di sorridere anche quando perdiamo. Il nostro slogan è seminare, poi se ci capita la tempesta addio semi, se invece capita bel tempo le cose vanno bene. Per me essere riuscito a salvare Erica è stata una cosa molto importante, una ragazza che ha ammazzato la mamma e il suo fratellino, adesso è tornata, non dico serena, perché serena non può essere, ma è tornata adulta e con la famiglia. Vuole molto bene a suo padre ed è molto attaccata a noi e questa è stata una cosa che nessuno credeva. Io poi sono stato bistrattato perché ho voluto rischiare per seguire questo caso. Abbiamo invitato l'altra ragazza che ha ammazzato la suora, anche quella ha recuperato molto bene. Il ragazzo che ha ucciso il carabiniere, sta facendo l'università, sta finendo il carcere, sta facendo alcune ore in esterno; e poi c'è il caso di una ragazzina di 14 anni, di una bellezza unica, che aveva tentato due volte il suicidio. Una ballerina della Scala e la disperazione della madre che aveva girato quasi tutti gli psicologi e psichiatri di Milano e d'Italia e poi l'abbiamo salvata noi qui con un paio di chiacchierate e mandandola a fare volontariato in Madagascar.
Ecco, ritorniamo al discorso del Volontariato, questa bella esperienza di Educatori senza frontiere, sono esperienze di volontariato fatte all'estero, partite proprio dal Madagascar, da Ambalakilonga, dove nel 2008 ho avuto la fortuna di andare per qualche settimana, veramente torni a casa arricchito tantissimo.
Sì, molte volte vale più una settimana lì che tre mesi dallo psichiatra. Però bisogna che siamo pronti anche a perdere, non dobbiamo spaventarci. Rischiamo sempre, nessuno è irrecuperabile, però dobbiamo accettare anche che se non ce la facciamo non dobbiamo disperarci. Lo dico anche perché alcuni operatori si stanno un po' stancando, ci sono casi sempre più difficili e si stanno stancando. Bisogna convincersi che se non ce la facciamo non dobbiamo darci sempre la colpa noi. Non dobbiamo spaventarci o entrare in crisi. Oggi poi questo mondo del disagio è cambiato profondamente rispetto a anni fa a Parco Lambro. Prima era solo la droga, adesso arrivano ragazzi di 14 anni che hanno veramente già provato tutto. Prima arrivavano alla droga perché erano disperati, adesso ci arrivano per gioco. Tra una festa di compleanno e l'altra incomincia la prima fumata e via, poi si innesca il circolo vizioso. Molti ragazzi sono molto intelligenti ma scarsi di volontà. Bisogna curare un po' di più la volontà dei nostri ragazzi, bisogna farli soffrire un po' di più.

D. Avviandoci alla conclusione di questa bella chiacchierata, l'ha accennato Lei prima, tra qualche giorno festeggerà il suo 90esimo compleanno. Come si arriva a 90 anni così pieno di vita come lo è lei?
R. Ma sai, non sono stati 90 anni, sono state molte giovinezze messe una dietro l'altra che sono arrivate fino a qua. Una serie di giovinezze, oserei dire così perché adesso faccio fatica a pensare che ho 90 anni, entro in crisi, ma se penso che ho in testa di fare qualcos'altro è un'altra giovinezza, un'altra nascita.

D. Importante è avere sempre uno scopo per andare avanti. Senta, un'ultima domanda. Che ruolo ha la follia nella sua vita e in generale che ruolo ha nella vita delle persone?
R. Più che follia è dare significato alla vita e dando significato alla vita è chiaro che devi andare fuori strada! Chi lavora in questo mondo qua, è un borderline. Perché sa che parte della sua vita è a rischio, deve andar fuori, deve fregarsene delle regole di questo mondo e deve capire e far capire agli altri che c'è un periodo in cui si lavora in strada e c'è un periodo in cui si lavora in un luogo malsano. Credo che la follia ti aiuti a vivere bene, non perché sei pazzo, ma perché dai colore alla tua quotidianità. La quotidianità nostra non è mai in bianco e nero, chi vive in queste realtà ha sempre giornate a colori, colori belli e colori brutti, una giornata a colori.



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