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Voce Nostra

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Numero 2 del 2020

Titolo: Medicina- Tosse, catarro e vie respiratorie ostruite: quando la bronchite diventa cronica

Autore: Redazionale


Articolo:
(da «Corriere della Sera» del 12 gennaio 2020)
In realtà l'infiammazione persistente dei bronchi si associa ad altri problemi che portano alla broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), la cui causa è nella maggior parte dei casi il fumo
Bpco: ne soffre il 5% della popolazione
Si stima che in Italia la broncopneumopatia cronica ostruttiva, o Bpco, interessi almeno il 5 per cento della popolazione, peccato però che ci sia ancora una notevole quota di malati che non ha ricevuto una diagnosi e che molti pazienti non aderiscano alle terapie. Il risultato è che la Bpco oggi è una delle principali cause di morte, nonostante sia una malattia prevenibile e trattabile.
Che cos'è esattamente la Bpco?
«Si tratta di una malattia caratterizzata da sintomi respiratori persistenti e da una limitazione del flusso d'aria nei polmoni, in genere causati dall'esposizione a sostanze nocive, fumo di sigaretta in primis» spiega Sergio Harari, direttore dell'Unità operativa di pneumologia all'Ospedale San Giuseppe MultiMedica di Milano. «Di solito la malattia si sovrappone alla bronchite cronica, ovvero a una tosse cronica con catarro per tre mesi all'anno per due anni consecutivi, a cui si aggiunge lo sviluppo dell'ostruzione bronchiale. In alcuni casi si possono inoltre verificare danni a livello del tessuto polmonare che connotano l'enfisema».
Quali sono i principali fattori di rischio?
Il più importante è senz'altro il fumo di sigaretta. Il quantitativo di sigarette fumate e la durata di questa pericolosa abitudine contribuiscono alla gravità della Bpco. Per questo motivo un passaggio chiave nella valutazione di un paziente con sospetta di Bpco, è la valutazione dei «pack year», ovvero i pacchetti di sigarette fumati al giorno moltiplicati per gli anni in cui si è fumato. Se è vero che il fumo si correla a una ridotta funzionalità polmonare, è anche vero che può capitare che alcune persone sviluppino una forma grave di Bpco con minore esposizione al tabagismo rispetto ad altri che presentano sintomi minimi o non li hanno affatto nonostante abbiano fumato molto di più. Un altro importante fattore di rischio è rappresentato dall'esposizione lavorativa o ambientale a fumi di scarico, inquinamento o ad altri gas nocivi. È utile verificare anche se il paziente ha una storia di asma, visto che talvolta capita che la Bpco venga erroneamente diagnosticata come asma, oppure che l'asma si complichi con la Bpco».
Quali sono i sintomi tipici?
«Mancanza di fiato (dispnea) e tosse cronica produttiva (con catarro) sono i principali campanelli d'allarme. Di solito all'inizio la dispnea si presenta in seguito a sforzi fisici, ma nel tempo compare anche a riposo. Altri disturbi meno comuni includono il senso di costrizione toracica e il respiro sibilante. A volte chi soffre di Bpco può andare incontro a un aumento di peso legato alla limitazione del movimento oppure, nelle forme più avanzate, a una riduzione di peso a causa della mancanza di fiato durante il pasto. Spesso i pazienti con Bpco sono però in sovrappeso od obesi».
Su quali trattamenti si può contare?
«Non esiste un trattamento che permetta di ripristinare la funzionalità respiratoria perduta, ma si può contare su numerosi farmaci e terapie che aiutano a tenere la malattia sotto controllo. La prima indicazione è sempre smettere di fumare se non lo si è ancora fatto, poi, a seconda della compromissione respiratoria, si ricorre a diversi farmaci, broncodilatatori e cortisonici in particolare, che vengono somministrati soprattutto per via inalatoria. Esistono diverse combinazioni e la terapia va sempre personalizzata. Ai pazienti si raccomanda di vaccinarsi contro l'influenza e la polmonite da pneumococco, in modo tale da ridurre il rischio di compromettere ulteriormente la funzionalità respiratoria».
Come distinguerla dall'asma
In alcuni casi è difficile distinguere asma e Bpco. Entrambe presentano disturbi respiratori simili, come fiato corto e tosse. Esiste tuttavia, una caratteristica che distingue l'asma dalla Bpco, ovvero la reversibilità completa o quasi completa dell'ostruzione bronchiale da essa causata dopo la somministrazione di broncodilatatori per via inalatoria a rapida azione.
Ossigeno, mascherine e riabilitazione
Accanto ai farmaci, chi soffre di Bpco può contare anche su altri trattamenti. Per esempio se la malattia è molto avanzata si ricorre alla somministrazione di ossigeno puro oppure, soprattutto nei pazienti più anziani, alla ventilazione meccanica con una sorta di «mascherina» che permette di sfruttare al meglio la funzione polmonare rimasta. «Nei pazienti con meno di 65 anni con forme gravi si può prendere in considerazione anche il trapianto di polmone, se non sono presenti altre malattie. Infine, è utilissima la riabilitazione respiratoria che, con esercizi specifici, mira a far funzionare meglio i muscoli coinvolti nella respirazione. Non solo, contribuisce a ridurre l'ingombro delle secrezioni catarrali» precisa Harari.
Antonella Sparvoli



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