Numero 20 del 2019
Titolo: Il denaro non è (ancora) roba da donne
Autore: Giorgia Nardelli
Articolo:
(da «Donna moderna» n. 44-2019)
Solo un'italiana su tre sa decidere come risparmiare e gestire i suoi soldi. Colpa delle famiglie e di un sistema scolastico che non investono abbastanza sull'educazione finanziaria delle bambine
«Quando chiedi a una ragazzina italiana se sia capace di badare a un bambino, probabilmente dirà di sì, anche se non ha mai fatto la babysitter. Ma se le domandi cos'è un prestito, con altrettanta probabilità si tirerà indietro perché non si sente preparata a rispondere». Molto del gender gap finanziario italiano si spiega in questa battuta di Emanuela Rinaldi, ricercatrice in Sociologia all'Università di Milano-Bicocca e referente scientifica dell'Osservatorio nazionale di educazione economico finanziaria.
E basta un dato
Sull'abc della gestione del denaro e sulle conoscenze di base, dal conto corrente al mutuo, già a 15 anni i maschi ne sanno di più delle femmine. «Il problema ha origine anche da un modello sociale che scoraggia le bambine ad avvicinarsi al denaro, in primis in famiglia. Gli studi mostrano che già da piccole le femmine sono meno attratte dai soldi. Anche intervistando i genitori durante le nostre ricerche, abbiamo notato che tendono a proteggerle, preferiscono dare loro soldi «on demand», per il cinema o la pizza, anziché una paghetta settimanale da imparare a gestire. Cosa che invece fanno con i figli maschi». Ma proteggerle da che cosa? «Da adulte, le italiane «alfabetizzate» sono appena il 30%, contro il 45% degli uomini, poco sopra il 28% delle saudite. E questo condiziona la loro vita. Sono più deboli, meno libere e autonome: quando si tratta di decidere su investimenti e risparmi si affidano ai mariti e sul lavoro non chiedono un aumento» dice Annamaria Lusardi, alla guida del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. Non è un caso che il Mese dell'educazione finanziaria, che è in corso proprio a ottobre, guardi soprattutto ai bambini e alle nuove generazioni. «Per abbattere il gap dobbiamo ripartire anche dalle scuole dove maschi e femmine possono ricevere la stessa educazione senza condizionamenti. È anche per questo che circa la metà degli eventi del Mese si tiene nelle aule italiane. L'obiettivo è far nascere progetti che continuino tutto l'anno come succede in Veneto: la Regione ha già stanziato un milione di euro».
Giorgia Nardelli