Numero 19 del 2019
Titolo: Lo stress del futuro papà arriva al bebè in pancia?
Autore: a cura di Gaia Giorgetti
Articolo:
(da «F» n. 39 del 2019)
Per la scienza anche i padri entrano in gravidanza: il loro comportamento «passa» nel bambino in formazione dentro la mamma. Se sono assenti, nervosi, o peggio violenti, il figlio sarà irrequieto, fragile e spaventato. La conferma arriva dall'Università di Cambridge. È davvero così?
Il bimbo rischia il calo dell'autostima
Alessandro Volta
Neonatologo, è direttore del programma materno infantile dell'Asl di Reggio Emilia. Tra i suoi libri «Mi è nato un papà» (Feltrinelli), «Crescere un figlio» (Mondadori).
«Il futuro padre non è uno spettatore della gravidanza, il suo stato d'animo contribuisce al tipo di legame affettivo che inizia a costruirsi già nel feto e che renderà il bambino sereno o problematico».
D. Che cosa dicono gli ultimi studi?
R. Il neonato si forma a livello emotivo con gli ormoni che passano dalla placenta. La madre è un filtro: se l'ambiente familiare non è positivo, arriveranno ormoni come il cortisolo, l'adrenalina, il testosterone che portano ansia, paura e aggressività. Per questo un papà partecipe e non stressato, contribuisce all'equilibrio futuro del bimbo.
D. Cosa rischia il bambino che vive lo stress paterno?
R. Avrà minore capacità di socializzare, poca autostima, scarse competenze scolastiche. Sarà un adolescente più complicato e potrebbe trascinarsi questi problemi da adulto.
D. Per i padri è complicato vivere la gravidanza emotivamente?
R. Mentre la maternità fa attivare gli ormoni del benessere, l'uomo deve accendere questi «interruttori»: dipende da lui, non dalla natura. Il padre si emoziona quando il figlio nasce, lo tocca: è dimostrato che in un papà che trascorre alcune ore con il neonato il testosterone si abbassa del 40 per cento.
D. Consigli?
R. Partecipare ai controlli, vedere le ecografie: sono comportamenti che favoriscono il processo emozionale del padre.
L'armonia della coppia influisce sul benessere del feto
Marco Inghilleri
Psicologo e psicoterapeuta, ha curato il volume «Diventare padri nel terzo millennio» (FrancoAngeli).
«La presenza del papà è cruciale già in gravidanza: nel ventre il bimbo riconosce la sua voce e si muove quando lo sente parlare».
D. Quanto è importante la partecipazione dei padri durante la gestazione?
R. È fondamentale per due motivi: devono sostenere la compagna in una situazione complessa come la gravidanza e acquisire il ruolo genitoriale ancora prima della nascita. Nelle nostre ricerche abbiamo visto, per esempio, che l'armonia di coppia favorisce la fertilità, mentre i fattori di stress influiscono negativamente. La biologia passa dalle emozioni: al bambino arriva l'armonia o la disarmonia dei suoi genitori.
D. Come dovrebbe vivere un padre la gravidanza?
R. In modo protettivo, sostenendo la compagna.
D. Perché i padri tendono a non vivere emotivamente l'attesa?
R. Perché si sentono esclusi dal legame fortissimo che madre e figlio costruiscono. È l'invidia per la capacità di generare della donna, l'equivalente maschile dell'invidia del pene.
D. Un padre distaccato che tipo di impronta lascia nel nascituro?
R. È come se gli dicesse che c'è qualcosa che non va nella relazione tra papà e mamma, il bambino percepisce qualsiasi turbamento della coppia come un pericolo e va in allarme. Per questo più il padre si preoccupa del benessere della propria compagna, più contribuisce a formare il benessere di suo figlio.
a cura di Gaia Giorgetti