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Voce Nostra

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Numero 16 del 2019

Titolo: Annaclara, sub non vedente: «Il mare è uno spettacolo. Lo esploro col tatto»

Autore: Pasquale Raicaldo


Articolo:
(da «Repubblica.it» del 1 settembre 2019)
Dal mare di Ischia, parla la 25enne cieca a causa di una mutazione genetica: «A chi ha un handicap come il mio dico: la paura è naturale e riguarda quel che non conosciamo, ma i limiti si superano»
Annaclara si sente libera, lì sotto. Profondo blu, le dicono. E lei lo immagina, nuotando spensierata. «C'è una cernia», le fa Pietro, l'istruttore del diving. «Com'è, com'è?», chiederà curiosa. E lui non lesina dettagli. Poi la conduce sul fondale, dove c'è una stella marina. Comunicano col tatto, allieva e istruttore. «Puoi toccare, ora».
Nel mondo sommerso di Ischia, Annaclara Farace - 25 anni, sorriso contagioso, subacquea per passione - fluttua come se non ci fosse un domani. «Qui non ci sono ostacoli in cui inciampare, né gradini che ti facciano cadere», racconta. Cieca per una mutazione genetica: glaucoma con aniridia e nistagmo è la sentenza inappellabile, l'iride è incompleto. «Una malattia degenerativa, da piccola ero ipovedente. A sei anni si è spento tutto». Letteralmente, non metaforicamente. «Perché il bicchiere è mezzo pieno», spiega convinta. «E a chi mi dice che sott'acqua posso godere solo del 15% di quel che c'è, rispondo: mi basta ed è impagabile. Tocco quel che posso toccare, esploro con il tatto. E se passa qualche pesce inafferrabile, aspetto che sia il mio istruttore a descriverlo». L'arma potente dell'immaginazione, l'appassionato desiderio di conoscenza e, non ultimo, un pizzico di coraggio.
«Il mare ce l'avevo dentro» racconta «perché mio zio Giuseppe è fotografo subacqueo e in famiglia si immergono tutti, in particolare per la pesca d'apnea. Volevo sperimentare, nonostante il limite. Ed è iniziato tutto nell'estate 2014, in una mia estate sull'isola d'Ischia. Merito del primo istruttore, Alessandro Verzetti, che mi ha trattato come una normodotata. Non è stato facile: dalle prime immersioni in spiaggia al gommone. Che bello, buttarsi dal gommone: forse il momento più emozionante. Ho imparato la gestualità per comunicare con lui: lì sotto non ci sono parole e i segni convenzionali non posso vederli. Nuotiamo palmo contro palmo, lui mi comunica la profondità e la pressione, mi dà informazioni sulla durata dell'immersione o mi suggerisce di migliorare l'assetto. Tutto con il tatto. E poi ci sono gli incontri con la fauna: spugne e gorgonie, persino uno scorfano che si lascia accarezzare. Uno spettacolo per pochi. E per apprezzarlo non serve vedere».
Dice proprio così, Annaclara, mentre con Pietro Sorvino dell'Ans Diving Ischia si prepara per un'immersione dell'incanto della Secca delle Formiche, tra Ischia e l'isolotto di Vivara. Una nuova avventura nel torrido agosto dell'isola alla quale, napoletana, è da sempre legata. «Oggi vivo a Roma, dove faccio la centralinista. Roma non è una città semplice per una cieca». Meglio il mare, ça va sans dire. «A chi ha un handicap come il mio dico soltanto una cosa: la paura è naturale e riguarda quel che non conosciamo. È dunque naturale essere titubante, ma i limiti si superano. Eccome. Oggi io ho provato persino con la vela e il windsurf: sensazioni impagabili». Sport e natura, la sfida di Annaclara è guardare il mondo senza vederlo: ogni immersione, una scoperta. E ritrovarsi libera, nel blu più profondo, immaginandolo.
Pasquale Raicaldo



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