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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Gennariello

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Numero 7-8 del 2019

Titolo: Scelte da voi

Autore: Redazionale


Articolo:
Gli incantesimi di Otto, il pavido scimmiotto
Otto, il pavido scimmiotto, andava pazzo per gli incantesimi, perciò quando finì la scuola disse a suo padre che gli sarebbe piaciuto lavorare per il Mago Danilo.
«Ma io ho bisogno del tuo aiuto nella Piantagione di noci di cocco!» protestò Babbo Scimmia. «Tuo fratello Cosmo è un po' lento mentre tu, piccolo e agile come sei, riusciresti a salire molto più in fretta sugli alberi per raccogliere le noci di cocco!».
Otto scosse la testa. «Ti dimentichi che soffro di vertigini se salgo troppo in alto!».
«Allora Cosmo potrebbe gettarti giù le noci e tu non dovresti fare altro che contarle» insisté Babbo Scimmia.
Otto scosse ancora la testa.
«Non sono bravo a contare», sospirò. «A scuola ero sempre l'ultimo in matematica».
Babbo Scimmia, seppure a malincuore, si convinse e così Otto poté andare dal Mago che abitava in una vecchia casa spettrale.
Quando Danilo l'ebbe di fronte, lo squadrò da capo a piedi.
«È la prima volta che una scimmia vuole lavorare per me» commentò.
Il Mago lo condusse nel grande scantinato dove preparava i suoi incantesimi. Otto guardava incuriosito i grossi vasi con scritte come «linaiola», «polvere di ginepro» e gli scaffali stipati di polverosi volumi rilegati in pelle. Il banco da lavoro era ingombro di ciotole, cucchiai di tutte le misure, barattoli, pastelli...
In un angolo c'era una grossa bacchetta rigata e tutta contorta.
Vicino al camino un tipetto tutto affaccendato rimescolava qualcosa in un calderone posto su un treppiede. Era una donnola e purtroppo a Otto le donnole non andavano proprio a genio, perché avevano l'abitudine di rubare le migliori e più saporite noci di cocco di suo padre.
«Ti prendo in prova per un mese» disse Danilo allo Scimmiotto «così capirò se sei adatto a questo tipo di lavoro».
Otto era al settimo cielo: e aveva ragione, perché il Mago Danilo era proprio un buon maestro. Gli insegnò subito a lavare le ciotole con acqua piovana e ad asciugarle in due modi diversi: con il pappo di un cardo, prima di un incantesimo buono, e con le ortiche, prima di uno cattivo. In poco tempo Otto imparò a distinguere tutte le erbe selvatiche, i fiori e i funghi che crescevano sulla collina e nel folto della foresta.
Alcuni si potevano usare anche senza misteriosi incantesimi, come le mele selvatiche per donare bellezza alle fanciulle, il rosmarino per arricchire i loro capelli e le foglie di alloro per proteggersi dai lampi. Un giorno il Mago gli spiegò che per poter trasformare i beveraggi e i miscugli in pozioni magiche, bisognava agitare più volte sopra di essi la sua bacchetta magica rigata.
«Ma tu non devi mai toccarla» lo ammonì. «Nemmeno Guglielmo può farlo, malgrado siano già tre anni che sta con me».
Trascorso il mese di prova Danilo si complimentò con Otto. «Sei stato molto bravo. Ora puoi cominciare a lavorare con Guglielmo. Io spesso vado in campagna a fare magie e in mia assenza Guglielmo è il responsabile e tu dovrai fare tutto quello che ti dice».
La donnola faceva fare a Otto tutti i lavori antipatici che non voleva fare lei. E per darsi delle arie si sprofondava nella poltrona di Danilo con le zampe incrociate sorvegliando Otto e criticandolo continuamente.
Un giorno che Danilo era andato a una conferenza di maghi, Guglielmo ordinò a Otto di arrampicarsi sulla scala per prendere un libro su uno scaffale.
Le ginocchia del pavido Otto cominciarono a tremare, ma non voleva fare vedere alla donnola che aveva paura. E così cominciò a salire, ma dopo pochi gradini si fermò perché la sua vecchia vertigine era ricomparsa.
Otto chiuse gli occhi, deglutì e si costrinse a proseguire. Cercò di non pensare alla distanza che lo separava dal suolo, e riuscì a raggiungere il libro, ma era così pesante che gli scivolò di mano andando a schiantarsi sulla testa di Guglielmo che cadde per terra squittendo di rabbia.
Otto cercò di scendere in fretta, ma perse l'equilibrio e cadde dritto dritto in una tinozza piena di zuppa d'edera! Guglielmo infuriato strillava: «Stupida, stupida scimmia! Aspetta che Danilo lo sappia! Hai rovinato il suo prezioso Libro degli Incantesimi Maggiori!».
Così dicendo si strofinava la testa. «Sono tutto ammaccato: me ne vado a casa. Ma tu rimarrai qui tutta la notte ad aggiustare il libro».
Tolse la grossa chiave dalla porta, scivolò fuori e lasciò Otto chiuso in cantina al buio. Spaventatissimo il pavido Otto cercò a tentoni una candela e l'accese, poi si lavò e si asciugò.
In pochissimo tempo Otto riuscì ad aggiustare il libro, perciò dovette cercare qualche altra cosa da fare. Vide sul tavolo la bacchetta magica, la prese e cominciò a danzare tutto intorno alla cantina, agitandola sopra la testa. Fu allora che accadde una cosa terribile!
Una vecchia anfora di coccio, sfiorata dalla bacchetta si mise a bollire e a mandar fuori nuvole di vapore! Otto, impressionato, si tirò indietro andando a sbattere contro un cesto di foglie di dente di leone che cadde nella tinozza di zuppa d'edera!
A quel punto Otto gettò la bacchetta magica sul banco e si rintanò in un angolo guardando con orrore l'anfora che diventava sempre più grande... Stava per scoppiare! Si tappò le orecchie con le mani. All'improvviso un fiotto di liquido color arancio sprizzò in aria andando a cadere nella zuppa d'edera che cominciò a gorgogliare e a puzzare.
Il pavido Otto si fece piccolo piccolo nel suo angolo, chiuse gli occhi e tremando si addormentò. Lo svegliò il rumore della chiave che girava nella serratura. Danilo stava sulla soglia e fissava la stanza ammutolito dallo stupore, seguito da Guglielmo che aveva un vistoso bernoccolo sulla fronte.
«Spiegati!» disse bruscamente il Mago puntandogli contro l'indice ossuto. Otto guardò nervosamente Danilo mentre Guglielmo gli raccontava la faccenda del libro, ma lo aveva aggiustato così bene che la fronte di Danilo si spianò. Quando poi il Mago vide il bernoccolo sulla fronte di Guglielmo, dovette trattenere una risatina.
«Non è niente; stavi diventando troppo presuntuoso». La donnola indispettita si girò e se ne andò. Fu più difficile spiegare la faccenda della bacchetta. «Ora di sicuro mi licenzierà» pensò Otto. Ma quando confessò l'accaduto il Mago si mostrò più che soddisfatto e fu veramente incuriosito dalla misteriosa miscela brunastra. La annusò, la rimescolò, poi la assaggiò.
«Oh oh, ma lo sai che cosa hai fatto?» proruppe soddisfatto. «Hai scoperto quello che io ho cercato per anni, un rimedio contro gli incubi!» e tutto contento lo abbracciò sotto lo sguardo furioso di Guglielmo.
«Scimmiotto intelligente! E ora dimmi esattamente come hai fatto, e quante volte hai fatto volteggiare la bacchetta magica. Dobbiamo prendere nota di tutto immediatamente. Ho centinaia di ordinazioni per questa pozione e avremo un sacco di lavoro nelle prossime settimane. Guglielmo, vai a prendere una matita!».
Dapprincipio Otto non riusciva a ricordarsi esattamente cosa aveva fatto. Contò lentamente usando le dita delle sue quattro zampe.
Guglielmo annotava tutto. Quando fu tutto scritto, Danilo concesse a Otto una giornata di vacanza.
«Ma domani vieni per tempo. Ho ancora un sacco di cose da insegnarti».
Otto corse a perdifiato fino a casa e raccontò l'accaduto ai suoi genitori che si sentirono molto fieri di lui.
«A quanto pare» disse Babbo Scimmia «Cosmo ed io dovremo sbrigarcela da soli ora che sei diventato un vero mago!».
Poi, seduti sull'erba, fecero una gustosa merenda in onore di Otto.



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