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Corriere dei Ciechi

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Numero 7-8 del 2019

Titolo: ATTUALITÀ- Viaggio in Armenia

Autore: Chiara Tomasini e Samuele Frasson


Articolo:
Un tocco alla cultura e tradizione di un antico paese

Negli ultimi anni le offerte di viaggio per persone non e ipovedenti si sono moltiplicate e sono tutte improntate alla fruibilità e accessibilità sensoriale e al diretto contatto con il paese ospitante.
Nel 2018 era nostro desiderio, mio e del mio fidanzato, entrambi non vedenti, di concederci un bel viaggio alla scoperta di nuove realtà e, fra tutte le offerte disponibili, la possibilità di visitare l'Armenia ci ha subito incuriositi e affascinati tantissimo.
La realtà di questo paese ci era infatti totalmente sconosciuta e questa era un'ottima occasione per entrare in contatto con un paese a cavallo fra Oriente e Occidente, dalla cultura e tradizioni antichissime e, come scopriremo in seguito, con una popolazione estremamente amichevole e accogliente.
Ciò che ai nostri occhi differenziava questa proposta di viaggio dalle altre era il fatto che l'accompagnatore fosse già in loco, quindi si sarebbe trattato di una persona che conosceva perfettamente la cultura armena e che la respirava ogni giorno a pieni polmoni, riuscendo così a trasmettercela il più possibile.
Scoprimmo, inoltre, che il gruppo di cui facevamo parte era costituito sì da persone non o ipovedenti, ma che c'era anche la possibilità di portare amici o familiari vedenti, così da creare anche un'atmosfera di collaborazione e integrazione fra tutti i partecipanti. Con il gruppo erano poi presenti una guida di nazionalità armena, ma parlante perfettamente italiano, e due accompagnatori, uno per me e il mio fidanzato, mentre l'altro era per una signora non vedente che viaggiava da sola. Nel nostro caso si trattava di un simpaticissimo ragazzo siciliano, che viveva da anni ormai in Armenia, perché sposato con una donna del posto, e che si è rivelato essere disponibilissimo a rispondere a tutte le nostre esigenze e assolutamente generoso nelle descrizioni di luoghi e persone.
La guida, invece, è stata inizialmente un po' più distante, non per maleducazione, come scoprimmo in seguito, ma perché in Armenia le persone con disabilità non godono come noi di particolare libertà o considerazione, quindi la nostra guida temeva di non essere in grado di aiutarci e descriverci tutto in modo adeguato. Essendo però il popolo armeno molto aperto e socievole, sono bastate poche battute e qualche fragorosa risata perché la nostra guida ci adorasse e si instaurasse un bellissimo rapporto di scambio reciproco. Da subito quindi, grazie alle descrizioni e ai racconti della guida e degli accompagnatori, ci siamo immersi e abbiamo potuto respirare l'atmosfera di questo antico paese, scoprendo che il popolo armeno è estremamente orgoglioso della propria identità, che qui il Cristianesimo diventò religione ufficiale ancor prima dell'Impero Romano e che il capo spirituale della chiesa armena si chiama Catholicos. Stupefacente e totalmente accessibile è poi l'arte armena, costituita da "Khachkar", ossia grandi croci di pietra decorate con bassorilievi di infinite fantasie e varietà da poter toccare e scoprire fino a che la nostra personale statura ce lo permette. Essi ricoprivano infatti le pareti di chiese, monasteri e tombe, così da poterne fruire in totale tranquillità con un semplice tocco della mano.
Tra i molti luoghi visitati amiamo ricordare due monasteri: quello rupestre di Geghard, interamente scavato nella roccia e in cui abbiamo avuto il privilegio di ascoltare una bellissima esibizione canora di un coro composto da monache, e quello di Tatev, edificato in un luogo isolato e silenzioso raggiungibile tramite una funivia lunga ben 5 km. In entrambi i casi il panorama delle montagne armene ci veniva accuratamente descritto, abbiamo potuto esplorare e percorrere i monasteri in lungo e in largo, inoltre, prima di entrare in un edificio, avevamo la possibilità di toccare un modellino dettagliato per comprenderne al meglio le caratteristiche.
Un'altra emozionante esperienza è stata poi quella di viaggiare a bordo di una vecchia jeep sovietica per salire, con non pochi sobbalzi, a 3000 metri, esperienza che si può fare solo in alcuni periodi dell'anno data la neve, per scoprire e toccare alcune tombe e petroglifi su pietra, segni inequivocabili della presenza di un antico insediamento. Il tutto arricchito da un piacevole pranzo al sacco da consumare avvolti dal silenzio, dai profumi della natura e dall'aria frizzante.
L'aspetto culinario non poteva infatti mancare, dato che costituisce uno degli elementi più importanti della cultura di una nazione. La cucina armena è, a nostro avviso, molto buona e saporita, costituita da molte verdure e frutta (l'Armenia è la terra delle albicocche), zuppe speziate, carne alla griglia, molto coriandolo, formaggio salatissimo e, alla fine, la scelta fra una deliziosa tisana al timo oppure una tazza di caffè turco. Immancabile è poi il "lavash", cioè un pane non lievitato, sottile ed elastico dalla forma simile a una piadina, la cui pasta viene stesa su un cuscino di paglia e cotto in un forno cilindrico scavato nel terreno. Una cosa che abbiamo particolarmente gradito è stata la possibilità di gustare molti dei nostri pasti ospiti in casa di famiglie del luogo. La popolazione armena non è molto abbiente e, per la maggior parte, vive in case con un grande cortile adibito a orto/frutteto e con animali. È stato splendido poter stare a stretto contatto con queste persone e poterne gustare i saporiti e deliziosi manicaretti in un'atmosfera accogliente e allegra. In una particolare occasione il pranzo è avvenuto in casa di una famiglia di Molokani, cioè una popolazione di origine russa che vive ancora come se fosse nel 1800 e dove abbiamo potuto gustare un tè fatto con un tipico "samovar" russo.
Di esperienze emozionanti ne abbiamo vissute davvero tante: abbiamo camminato in ben due mercati in cui tutto ci veniva descritto e fatto toccare, abbiamo percorso le vie della capitale Erevan per una rilassante passeggiata serale e viaggiato su una metropolitana sovietica regalata alla capitale dalla Russia per l'aumento della popolazione locale.
Davvero toccante è stata infine la visita al memoriale del genocidio armeno, compiuto dai turchi nel 1915 in cui avrebbero perso la vita un milione e mezzo di armeni. Uno sterminio ancora troppo poco conosciuto all'estero, ma sentitissimo dall'intera nazione, soprattutto se a raccontarcelo sono persone appartenenti a questo orgoglioso popolo.
Crediamo che un viaggio come questo sia estremamente arricchente, sia da un punto di vista culturale, che esperienziale, perché, grazie alla costante vicinanza degli accompagnatori e della guida che ci hanno affiancato, è stato possibile accedere al patrimonio di un'intera nazione grazie alla sola percezione sensoriale. Un viaggio come questo, infatti, permette, tramite l'esperienza diretta e l'utilizzo dei nostri sensi, di toccare con mano e vivere appieno tutto ciò che si incontra senza l'uso della vista.



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