Numero 7-8 del 2019
Titolo: 10 ANNI DI CONVENZIONE ONU- Cultura dell'accoglienza di qualità
Autore: Carlo Giacobini
Articolo:
L'accessibilità del sistema del turismo è tornato al centro del confronto politico di queste settimane, aprendo spiragli sulla possibilità che si possano generare positive modificazioni per le persone con disabilità e per le loro famiglie. Ma su queste novità torniamo più sotto. Prima alcune considerazioni.
Abbiamo scritto "sistema": sì, il turismo è un sistema, e viene da dire anche piuttosto complesso. Deriva da politiche, da scelte economiche, da strategie, dalla cultura e impatta non solo sulle strutture, ma anche e soprattutto sui servizi che determinano appunto la qualità dell'accoglienza in un dato territorio.
Non è più possibile scambiare l'accessibilità del turismo meramente con l'assenza di barriere architettoniche o sensoriali in un albergo o in un ristorante. La pratica del turismo presuppone l'accessibilità dei sistemi informativi, della mobilità, della permeabilità del territorio, cioè delle possibilità di godere di tutte le offerte possibili costruendo una esperienza al di là delle proprie caratteristiche funzionali.
In termini ancora più semplici: quando pratichiamo il turismo non ci possiamo accontentare di una camera o di una spiaggia accessibile, ma vorremmo "vivere" il territorio con le sue particolarità culturali, storiche, popolari, gastronomiche.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario che in quelle stesse comunità gli operatori, gli enti, i portatori di interessi si confrontino, agiscano assieme, trovino soluzioni condivise per elevare la qualità dell'accoglienza e dell'offerta che fatalmente influenzano anche il ritorno di natura economica.
La Convenzione ONU cosa ci dice a proposito di turismo?
Se leggiamo superficialmente l'articolo 30 sembra che esso sia limitato all'accessibilità delle strutture turistiche e ricettive. In tal senso il comma 5 impone agli Stati di garantire che le persone con disabilità abbiano accesso a luoghi che ospitano attività sportive, ricreative e turistiche, obbligo esteso anche ai servizi turistici (dal comma 1 dello stesso articolo).
Lo stesso comma 5 prevede che sia garantito che le persone con disabilità abbiano accesso ai servizi forniti da coloro che sono impegnati nell'organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libero e sportive.
Tuttavia la Convenzione va letta nella sua interezza e quindi è evidente che questi diritti sono correlati e funzionali al diritto alla partecipazione, su base di uguaglianza, anche ai cosiddetti svaghi.
Ecco che ritorna la centralità delle disposizioni sull'accessibilità, sulla consapevolezza, sugli accomodamenti ragionevoli, sull'accesso ai sistemi culturali, sulla mobilità.
La cronaca e le storie di vita ci riportano invece segnali di tutt'altro tipo e di grande varietà: strutture inaccessibili, opportunità precluse, difficoltà di accesso alle informazioni utili a programmare viaggi e permanenze, operatori impreparati, magari disponibili ma privi di formazione… Nella sostanza quello che si incontra nelle nostre città di residenza si ripropone spesso quando siamo in vacanza con una doppia aggravante: siamo in un contesto che non è quello abituale e, inoltre, quello è un momento in cui vorremmo rilassarci, staccare, riposare.
In questi ultimi anni, complici anche alcune importanti indicazioni UE, si è compreso quale sia l'enorme importanza - culturale, occupazionale, economica - del miglioramento dell'offerta turistica e una certa attenzione è stata riservata anche a questi aspetti.
È rilevante che in un atto come il Piano Strategico per lo sviluppo del Turismo (2017-2022) si sia assunta fra i principi trasversali l'accessibilità/permeabilità fisica e culturale. Vi si rammenta che strategie, interventi e azioni del Piano Strategico devono contribuire a rafforzare sistematicamente l'accessibilità fisica e culturale dei luoghi e dei territori aperti alla valorizzazione turistica. "Questo termine ha diverse accezioni, che riguardano: l'accessibilità alla fruizione turistica per tutte le persone senza distinzione alla loro condizione di età o di salute; l'accessibilità di luoghi e territori attraverso sistemi di mobilità sostenibile; la possibilità data ai visitatori di comprendere e interpretare la storia, la complessità e la varietà del patrimonio visitato (permeabilità culturale)."
Forte l'intento, ancora deboli le applicazioni diffuse.
E veniamo alla novità di cui abbiamo accennato in premessa. In queste settimane è in discussione alla Camera dei deputati un disegno di legge che conferisce al Governo la delega per l'adozione di uno o più decreti legislativi in materia di turismo (Atto della Camera n. 1698, "Delega al Governo in materia di turismo").
Il testo arriva in Aula in questi giorni dopo aver acquisito il parere (in sede referente) della X Commissione (Attività produttive).
La delega richiesta prevede, oltre ad una riorganizzazione e il coordinamento formale e sostanziale delle disposizioni vigenti, una revisione che considera altre esigenze organizzative e di sistema ma anche la previsione di un sistema di monitoraggio della domanda e dell'offerta turistica al fine di conseguire il miglioramento della qualità dei servizi turistici offerti (anche extra-alberghieri).
Il testo, in forza di un inserimento in Commissione, richiama espressamente le istanze della partecipazione e inclusione delle persone con disabilità.
Fra i criteri viene infatti previsto di sviluppare il modello di turismo accessibile, inteso come sistema integrato di offerta turistica in grado di rispondere alle esigenze specifiche delle "persone meritevoli di maggiore tutela, fra cui quelle delle persone con disabilità, delle famiglie numerose, degli anziani e dei giovani, attraverso progetti e programmi che agevolino l'accesso all'esperienza turistica indipendentemente dalle condizioni personali, sociali ed economiche".
Per raggiungere questo obiettivo vengono anche indicate alcune azioni. La prima è giuridica e di sostanza: armonizzare la normativa nazionale agli articoli 7 e 30 della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità.
Altro elemento rilevante è quello della formazione delle figure professionali e tecniche che operano nella filiera del settore turistico, anche integrando e aggiornando i programmi di studio degli istituti tecnici e delle università in funzione della disabilità.
Ci si sofferma anche sulle strutture turistico-ricettive indicandone la riqualificazione e la valorizzazione anche attraverso l'individuazione e l'utilizzo di immobili del patrimonio pubblico da destinare a un'offerta turistica a basso costo e di qualità rivolta alle famiglie numerose, agli anziani e ai giovani.
Dovrebbe poi essere attuata l'istituzione del brand "Turismo accessibile Italia" e la sua promozione a livello nazionale e internazionale.
Da ultimo si punta sulla promozione di un'offerta integrata di servizi turistici attraverso la realizzazione di una rete, denominata "rete accessibile", tra gli enti locali, gli operatori turistici, le associazioni e le organizzazioni del settore maggiormente rappresentative e le federazioni sportive dilettantistiche.
Quando tutto questo si trasformerà in concreta e diffusa realtà? Come detto il testo è approdato in Aula. Una volta approvato passerà all'esame del Senato per l'approvazione definitiva o per ulteriori (probabili) modifiche.
Difficile stimare con buona approssimazione la data di approvazione finale. In ogni caso, la reale applicazione della nuova norma presuppone l'approvazione di vari decreti legislativi per i quali il Governo si conserva una (credibile) delega di tre anni.
Nel frattempo è auspicabile che nel Paese si moltiplichino quelle buone prassi che non mancano e si diffonda una cultura dell'accoglienza turistica per ora minoritaria.