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Gennariello

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Numero 5 del 2019

Titolo: C'era una volta

Autore: Redazionale


Articolo:
Le scimmie in viaggio
Le scimmie in viaggio è una divertente favola per bambini scritta da Gianni Rodari che ci racconta di un gruppo di scimmie entusiaste di partire per un lungo viaggio. Ma sarà un viaggio strano, molto strano... Una favola che insegna a non guardare il mondo solo attraverso i propri occhi e le proprie esperienze ma fa capire quanto sia importante ascoltare gli altri per allargare i propri orizzonti ed aprire la mente.
Un giorno le scimmie dello zoo decisero di fare un viaggio d'istruzione. Cammina, cammina, si fermarono e una domandò: «Cosa si vede?».
«La gabbia del leone, la vasca delle foche e la casa della giraffa».
«Come è grande il mondo, e come è istruttivo viaggiare».
Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno. «Cosa si vede adesso?».
«La casa della giraffa, la vasca delle foche e la gabbia del leone».
«Come è strano il mondo e come è istruttivo viaggiare».
Si rimisero in viaggio e si fermarono solo al tramonto del sole. «Che c'è da vedere?».
«La gabbia del leone, la casa della giraffa e la vasca delle foche».
«Come è noioso il mondo: si vedono sempre le stesse cose. E viaggiare non serve proprio a niente».
Per forza: viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in tondo come i cavalli di una giostra.
Gianni Rodari

La casa del signor Venceslao
Quando meno ve lo aspettate, alzando la testa vedrete passare a gran velocità la casa del signor Venceslao. La casa intera, dal tetto alle fondamenta, vi passa sulla testa dondolando dolcemente come un aeroplano. Il comignolo manda un fumo nerastro che si allunga come quello di una locomotiva. Sotto la casa sono appesi sacchi di carbone, bottiglie di vino, vecchie damigiane: la cantina, insomma.
Il signor Venceslao, affacciato ad una finestra del primo piano, accarezza la pipa, pensieroso e non si accorge di voi.
La gente guarda in su e dice: «Il signor Venceslao è diventato matto. Guardate se è la maniera di andarsene in giro come se la sua casa fosse un aeroplano». «Bisognerebbe avvertire la polizia», dice qualcuno «perché il signor Venceslao non ha il brevetto di pilota e potrebbe far succedere qualche guaio».
La casa attraversa in pochi minuti il cielo e scompare dietro la collina. Dopo un poco riappare, attraversa il cielo in senso contrario, discende verso terra e si ferma vicino al villaggio, cento metri dietro la chiesa, insomma nel luogo dove la casa è stata fabbricata.
«Ecco» dice la gente, «il signor Venceslao ha finito la sua passeggiata». Il signor Venceslao sta alla finestra e fuma la pipa. «Ha qualche rotella della testa che non funziona» dice la gente.
Queste passeggiate il signor Venceslao le fa sempre verso sera. Siete lì a parlare con lui tranquillamente, lui seduto alla finestra del piano terreno e, improvvisamente lui vi saluta con la mano, la casa con un fischio sottile si stacca dalle fondamenta e si innalza nel cielo. Fa due o tre giri intorno al campanile, poi si dirige verso le colline.
Gianni Rodari

Il re degli uccelli
Fiaba indiana
C'erano una volta degli uccelli che decisero che dovevano proclamare un re. Si riunirono e decisero che il loro re sarebbe stato il più saggio tra loro, il gufo. Il corvo arrivò in ritardo alla riunione, e disse, astioso: «Come mai avete scelto un vecchio barbogio come re? Dovreste sapere che quello che ci difende di più è spesso la furbizia: vi ricordate la storia dell'airone e del granchio?».
Gli altri uccelli non si ricordavano, e quindi il corvo cominciò a raccontare: «C'era una volta un vecchio airone che non riusciva più ad acchiappare pesci. Decise allora di ricorrere all'astuzia: si mise al centro del lago vicino a dove viveva e scoppiò a piangere. I pesci gli chiesero cosa ci fosse e lui rispose di aver sentito alcuni umani dire che avrebbero prosciugato il lago e sarebbero morti tutti loro pesci. Disse però che si offriva di salvarli, trasportandoli nel becco in un lago vicino. I pesci acconsentirono, e l'airone iniziò a prenderne uno per volta nel becco, spiccando un volo e mangiandoseli tranquillamente poco lontano. Un granchio capì tutto e chiese all'airone di salvarlo: ma in realtà gli saltò al collo e lo morsicò finché l'airone mollò la presa. Così i pesci e gli altri animali dello stagno furono salvi».
Gli uccelli rumoreggiarono: il corvo in fondo aveva ragione! Ma il gufo gli disse: «Loro però mi hanno eletto concordemente...». «D'accordo», rispose il corvo, «ma non è detto che l'opinione della maggioranza sia la migliore: la sai la storia del capretto e del saggio?». Tutti gli uccelli vollero sentirla. Il corvo incominciò: «C'era una volta un saggio che aveva ricevuto in dono un capretto da un contadino: se lo caricò sulle spalle e si avviò verso casa. Ad un tratto incontrò tre briganti che cominciarono a dirgli: «Guarda quel sant'uomo che va in giro con un animale disgustoso e sporco sulla schiena!». Il saggio sbalordito riesaminò il capretto: era proprio un capretto! Lo riprese sulle spalle e i tre briganti continuarono a dire: «Guarda, ha un maiale sporchissimo e puzzolente sulle spalle!». Il saggio non sapeva più cosa pensare e pensò che un qualche spirito maligno gli avesse oscurato la vista. Per questo motivo lasciò cadere per terra il capretto e fuggì via. I briganti poterono rubarglielo e mangiarselo».
Il gufo si offese tantissimo e volò via; gli altri uccelli e il corvo decisero che si stava benissimo anche senza eleggere un re.



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