Numero 9 del 2019
Titolo: Hanno 30 anni di differenza. Eppure sanno essere felici
Autore: Teresa Bergamasco
Articolo:
(da «Donna Moderna» n. 18-2019)
Si può amare qualcuno che potrebbe essere tuo figlio? Viene da chiederselo, osservando le nuove coppie di vip. Come Vincent Cassel che ha messo su famiglia con Tina Kunakey, una modella di tre decenni più giovane. Ma dimentichiamoci il cliché che debba essere sempre lui il più grande: basta guardare Fiorella Mannoia, felice con il suo fidanzato musicista che ha 26 anni meno di lei. «Il moltiplicarsi del fenomeno dimostra quanto sia cambiata la società» commenta Giorgio Piccinino, sociologo e psicoterapeuta, autore di vari libri tra cui «Amore limpido» (Erickson). «Diciamo subito che sono caduti molti pregiudizi e tabù. La cultura occidentale è improntata all'individualismo e mette al primo posto l'interesse e il benessere del singolo: ognuno adesso è libero di decidere come vivere, anche nella sfera sentimentale». Ma cosa spinge a cercare un partner con quasi 30 anni di differenza di età? «Come in ogni coppia, anche nelle relazioni sbilanciate anagraficamente ci sono poli di attrazione: possono giocare un ruolo il potere, l'esperienza, il gusto della sfida, la ricerca di spensieratezza e il bisogno di sicurezza e solidità sociale» continua Piccinino. Che, però, a volte non sono abbastanza forti per fare durare questi legami. Secondo una recente ricerca dell'università di Atlanta, le coppie di coetanei o quasi hanno solo il 3% di possibilità di «scoppiare», mentre in quelle con 20 anni di gap o più, la probabilità arriva al 95%. È vero? «Quando l'euforia iniziale scema le divergenze possono farsi sentire perché persone con età così differenti hanno esigenze, ritmi, energie diversi: spesso progetti e priorità non coincidono. Il segreto è non irrigidirsi nei ruoli, così la diversità torna a essere una ricchezza per entrambi». Come mostrano le storie che ti raccontiamo.
Susanna, pedagogista, 48 anni, e Paolo, medico, 73.
Ogni anniversario, io e Paolo facciamo un brindisi agli amici. Sì, a tutti quelli che ci davano per spacciati in 6 mesi. E invece eccoci qui, 10 anni dopo, felicemente insieme! Quando ci siamo conosciuti, a una cena tra amici, io non ero ancora negli anta e lui era già over 60. Lui ha iniziato a farmi una corte serrata, con messaggi romantici ed enormi mazzi di rose, e io mi son detta: perché no? In fondo neppure io ero una ragazzina, avevo studiato, viaggiato, vissuto; la sua esperienza non mi spaventava, anzi, mi affascinava. E poi, condividevamo molte passioni, come i viaggi, il cibo, lo stare in compagnia, ed è scattato un feeling speciale. Lui era un tipo giovanile e sportivo, dunque la differenza di età non l'ho avvertita. E non l'avverto neanche oggi: viaggiamo tanto, organizziamo cene a casa con invitati che vanno dai 70 anni dei suoi colleghi ai 35 di coppie conosciute da poco a scuola di mia figlia. Ho fatto più cose divertenti con Paolo che in tutta la mia vita precedente! Certo, dopo le rose, sono arrivate anche le spine. La prima è stata la disapprovazione degli altri, che sembrano dare peso alla differenza di età più di me; lo leggo ancora oggi in certi sguardi per strada. La seconda è stata conciliare le rispettive vite, che erano già strutturate: quando ci siamo conosciuti, io avevo una figlia di meno di 2 anni. Paolo poteva esserne il nonno, alla sua età non me lo vedevo alle prese con pappe e pannolini, così mi sono sforzata di tenerli separati, dividendomi a fatica tra loro. Finché lui mi ha chiesto di avvicinarsi e l'ha conquistata con delicatezza. Ad avere altri figli non ci abbiamo pensato perché c'era lei cui dedicarci. Oggi siamo una vera famiglia, lei lo adora, pur avendo un buon legame con il padre naturale. Il segreto della nostra armonia? Il rispetto: uno accetta l'altro, con i suoi difetti e i suoi acciacchi. Un esempio? Ultimamente Paolo ha male a un ginocchio: andiamo lo stesso insieme in montagna, ma mentre noi passeggiamo, lui legge al sole. E poi, siamo complementari: lui è ordinato e programmatore; io, istintiva, vivo alla giornata. La cosa più bella del nostro rapporto è il senso di protezione e di sicurezza che sa darmi. Anche se litighiamo, so che Paolo c'è e ci sarà; e finché lui c'è, io e mia figlia siamo al sicuro! E quando non ci sarà più? Ultimamente lui ci pensa spesso, è talmente protettivo che soffre al pensiero di lasciarci sole. Ma io lo zittisco, per carattere tendo a vivere nel presente. E il nostro oggi è così bello, perché rovinarlo con simili pensieri?
Pamela, infermiera, 44 anni, e Alberto, 72, gallerista d'arte
Quando Alberto mi ha invitato a cena, la prima volta, non riuscivo neppure a dargli del tu: la differenza di età e di posizione, tra noi, mi pareva enorme. Io avevo solo 23 anni, lui era un cinquantenne affermato, presidente dell'associazione di volontariato in cui prestavo servizio e un grande oratore, quando parlava ai congressi l'ascoltavo incantata! Ed è così che mi ha conquistato, quella sera a cena, raccontandomi la sua storia, di giovane vedovo, con 3 figli piccoli. Mentre ascoltavo il suo dolore, la forza, l'amore per la famiglia, sentivo che la distanza tra noi si andava riducendo, perché avevamo qualcosa di profondo in comune: i valori. Poi è scattata l'attrazione fisica, fortissima. Io però ero giovane e confusa, così per mesi ho giocato al gatto col topo, dicevo basta, frequentavo altre persone, ma tornavo sempre da lui. Alla fine ho deciso di seguire il cuore. I primi anni non sono stati facili. Molte amiche non hanno approvato la mia scelta e si sono allontanate. Alcune, oggi sono tornate ammettendo di aver sbagliato. Ma il vero problema era un altro. Se fisicamente non sentivo la differenza, perché lui era giovanile e dinamico, a livello psicologico l'avvertivo eccome: io avevo un piccolo vissuto alle spalle, lui un bagaglio importante di ricordi ed esperienze con un'altra donna. E poi ci trovavamo in due fasi della vita diverse, le nostre priorità e gli obiettivi non coincidevano. Io a 25-30 anni sognavo di sposarmi, metter su casa e famiglia. Per lui invece i 3 figli avevano la precedenza assoluta e visto che avevano già sofferto, non voleva turbarli facendo entrare un'altra donna nella loro quotidianità. Proprio perché lo stimavo come uomo e padre, ho capito questa esigenza e mi sono armata di pazienza. Stavamo insieme, ognuno a casa propria. Quando i ragazzi sono cresciuti, nel 2011 finalmente ci siamo sposati. Figli nostri? Ci abbiamo provato, ma non sono arrivati. La nostra quotidianità è comunque ricca e gratificante, perché abbiamo saputo aprirci agli altri: frequentiamo le rispettive famiglie, oggi sono una zia presente e poi abbiamo tanti amici, di ogni età. La settimana scorsa siamo usciti tutte le sere, quanti miei coetanei possono dire lo stesso? So che potrei restare vedova ancora giovane ma è un rischio che è valso la pena correre.
Teresa Bergamasco