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Kaleîdos

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Numero 8 del 2019

Titolo: Tutti pazzi per i gioielli etici

Autore: Alessandro Sessa


Articolo:
(da «Donna Moderna» n. 14 del 2019)
La lucentezza di oro, diamanti e gemme colorate spesso ha un lato opaco, fatto di lavoratori non tutelati e danni ambientali. Ma la buona notizia è che sempre più brand scelgono un approccio etico. Come dimostra l'ultima edizione di Vicenzaoro, la fiera che ha riunito il gotha della gioielleria mondiale attorno al tema della creatività sostenibile. Se Tiffany ha annunciato che entro il 2020 tutti i suoi brillanti da 0,18 carati in su, saranno tracciabili mediante un numero di serie inciso a laser (non visibile a occhio nudo), la maison svizzera Chopard (chopard.it) già da diversi anni ha intrapreso la via green dell'oro certificato ed equo solidale. Un impegno che diventa sempre più di tendenza al collo di celeb come Lady Gaga, fan dei gioielli Tiffany o di Penelope Cruz, che ha disegnato per Atelier Swarovski Fine Jewelry (atelier-swarovski.com) una collezione in oro proveniente da filiera fairtrade e gemme sintetiche.
Nascono le filiere certificate
Ma cosa s'intende per gioielli etici? «Sono quelli che hanno l'indicazione di provenienza del Paese e addirittura quella della miniera» spiega Francesco Belloni di Ethical Jewels by Gioielleria Belloni (gioielleriabelloni.com), la prima gioielleria etica d'Italia. «I diamanti del Canada, per esempio, provengono da un Paese in cui la legislazione obbliga al rispetto dei diritti dei lavoratori e sono forniti di un certificato d'origine. L'oro e l'argento certificati Fairmined (fairmined.org) vengono estratti da miniere di proprietà dei minatori che lavorano in condizioni di sicurezza e di tutela dell'ambiente. E le gemme di piccole miniere artigianali forniscono garanzie sul rispetto dei lavoratori» precisa l'esperto.
Arriva l'oro «buono»
«Chi vuole la certezza di avere tra le mani un gioiello in oro o argento al 100% etico, può cercare il marchio Fairmined inciso sul metallo» continua Belloni. Per quanto riguarda i diamanti esiste un certificato d'origine: su quelli canadesi, per esempio, vengono incise la foglia d'acero e un codice alfanumerico che identifica la miniera di provenienza. Il costo dell'oro certificato è di 10 euro in più al grammo rispetto a quello tradizionale perché ai minatori viene garantito un fisso ogni chilo di materia estratta, proteggendoli dalle oscillazioni del mercato.
Anche Leo Di Caprio investe in pietre hitech
L'ultima frontiera dei gioielli sostenibili è quella che nasce in laboratorio. I diamanti di ultima generazione sono creati grazie a sofisticate tecnologie. Hanno un impatto ambientale minimo e non impiegano lavoratori nelle miniere. A crederci per primo è stato Leonardo Di Caprio, protagonista del film del 2006 «Diamanti insanguinati». L'attore e ambientalista ha finanziato la startup californiana Diamond Foundry (diamondfoundry.com) che ha brevettato un metodo per far «crescere» i brillanti partendo da un frammento di diamante naturale. Il processo prevede strati di plasma surriscaldato che consente agli atomi di sovrapporsi ricreando la struttura cristallina del diamante. Il risultato? Una pietra «conflict free», ugualmente bella e persino meno cara: in media costa dal 50 al 90% in meno. E che piace sempre di più, tanto che persino il gigante DeBeers sta investendo nella produzione in laboratorio.
Alessandro Sessa



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