Numero 8 del 2019
Titolo: Abuso se capita a tua figlia
Autore: Gaia Giorgetti
Articolo:
(da «F» n. 12 del 2019)
Ogni giorno due minori subiscono approcci sessuali da parte di adulti che gravitano attorno al loro mondo. Proprio come è accaduto al quattordicenne costretto a una relazione dalla donna che gli dava ripetizioni (e che da lui ha avuto pure un bambino). Come possiamo difendere i nostri figli? Ne abbiamo parlato con una neuropsichiatra
Joy è una ragazzina dolcissima, ha il suo gruppo di amici, è in prima media, le piace cucinare. È un'adolescente come tante, ma un giorno quel sorriso si spezza, Joy si chiude nel silenzio, cambiano il suo profitto a scuola e il suo rapporto con i coetanei, è come se Joy non ci fosse più, è un fantasma impaurito che non dorme di notte, le occhiaie sono il segno dei suoi incubi. Joy sta tenendo un segreto. Che cosa è successo? Comincia così «Jams», la prima serie per ragazzi che parla di molestie sui minori, prodotta da Rai Ragazzi e Stand by Me con la consulenza dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Racconta le vicende di quattro inseparabili compagni di prima media, che partecipano a un contest di cucina e si trovano ad affrontare un problema che mina la loro spensieratezza: Joy è stata molestata da un amico di famiglia, un insospettabile avvocato che si era approfittato di lei con la scusa di darle consigli culinari. Una storia che somiglia molto ai casi di cronaca degli ultimi giorni. Anche l'infermiera che a Prato ha abusato per due anni di un ragazzo di 14 anni, da cui ha avuto anche un figlio, era un'amica di famiglia che si era offerta di dare al minorenne ripetizioni di inglese. Come Joy, anche il ragazzino si fidava della donna, ma sin dal primo incontro c'era qualcosa che l'aveva turbato. Dalla fiction alla realtà, possibile che i genitori non si siano accorti di nulla? I dati sono allarmanti: due minori al giorno vengono abusati in Italia. Dal 1996 a oggi sono state 5.500 le denunce di ragazzini violati, sei su dieci sono bambine. Cerchiamo di capire come dobbiamo proteggere i nostri figli dai mostri della porta accanto, con Paola De Rose, neuropsichiatra infantile del Bambino Gesù, che ha contribuito alla produzione di «Jams».
D. Non accettare caramelle dagli sconosciuti era la prima regola che s'insegnava ai figli, oggi questa raccomandazione suona inadeguata. Che parole dobbiamo usare?
R. Quelle del buon senso, bisogna allertare i figli a non avvicinare gli estranei, non accettare di fare cose che a loro sembrano strane, che non appaiono chiare sino in fondo, come prendere regali in cambio di qualcosa, accettare di tenere segreto un rapporto con un adulto. In generale, dobbiamo allertare i nostri figli, anche i più piccini, rispetto a questi comportamenti, spiegando loro che devono fidarsi sempre delle emozioni che provano: se un adulto li mette in condizione di sentirsi confusi o spaventati, se chiede loro cose che non hanno il coraggio di raccontare ai genitori, il disorientamento che provano è già un campanello d'allarme. La chiave è ascoltare le emozioni, più che le parole.
D. I violentatori sono spesso parenti o amici di famiglia, persone delle quali i ragazzini si fidano. Come aiutarli a decifrare certe manipolazioni diaboliche?
R. L'abuso in questi casi è massimo, perché tradisce ancora di più la fiducia del minore. La storia di Joy, molestata da un amico di famiglia, fa capire bene cosa accade. All'inizio, ai primi approcci dell'uomo, lei è confusa, percepisce che qualcosa in quel rapporto la confonde e la spaventa. Questo è il primo livello d'allarme, che gli adolescenti sono in grado di riconoscere perché avvertono il disagio. Poi, di solito, arriva la richiesta da parte dell'adulto di stabilire un patto di segretezza, manipolazione tipica dell'abusante. Joy sente subito che tutto questo non va bene, non è adeguato alla situazione ma entra in confusione, la sua paura si lega alla vergogna e al senso di colpa: se violasse quel segreto farebbe soffrire troppo gli altri.
D. Il manipolatore sfrutta questo meccanismo?
R. Sì, fa intendere alla sua preda che quel segreto è tra lui e lei, facendo leva sul fatto che la vergogna impedirà alla vittima di parlare con gli altri.
D. Perciò bisogna educare i figli a imparare a dire no, senza paura di deludere qualcuno?
R. È una forma di prevenzione fondamentale insegnare ai figli il rispetto del proprio corpo, a essere capaci di stabilire confini oltre i quali gli altri non possono andare. I bambini e i ragazzi devono sapere che si può e si deve dire di no a situazioni, segreti, regali e rapporti che li fanno sentire in difficoltà. Dobbiamo infondere nei figli la fiducia nelle proprie capacità emotive, quando avvertono disagio è il segno che quella situazione non va bene. Spieghiamo loro che se qualcosa non torna e appare strano o li fa vergognate non devono aver paura, ma parlarne.
D. Con chi?
R. Con l'adulto del quale si fidano. Un genitore, una zia, un nonno. Ma anche con gli amici, come nella fiction.
D. Quali sono i sintomi di un minore abusato?
R. Assomigliano a quelli del disturbo depressivo o dell'umore. Joy cambia, diventa cupa, riduce lo sport e le relazioni con gli amici, molti si chiudono in camera, calano nel rendimento scolastico, manifestano stanchezza, hanno mal di testa o mal di pancia, non dormono, sviluppano nuove paure, addirittura regrediscono, i più piccoli possono rifiutarsi di farsi lavare.
D. Che può fare un genitore?
R. Accogliere, non interrogare. Dire alla propria figlia, mi sembri più triste, preoccupata, è successo qualcosa di cui vuoi parlare? Bisogna farla sentire compresa: la mamma c'è, qualsiasi cosa sia accaduto possiamo risolverlo insieme. In questo spazio di accoglienza, il minore riesce a liberarsi, nella fiction sono gli amici a dare a Joy la forza di parlare.
D. Oltre 5 mila casi di abusi sessuali sui minori nel 2016. Un fenomeno allarmante.
R. Sono molti di più i casi, non tutti vengono alla luce.
D. Con quali danni sullo sviluppo?
R. A breve termine, ansia e disturbi dell'umore, tra i fenomeni più gravi a lungo termine può registrarsi un aumento dei suicidi e delle psicosi. Per fortuna agiscono tante risorse individuali e ambientali, e spesso le vittime, quando trovano amore e accoglienza, riescono da adulte a superare sensi di colpa e vergogna, ricucendo quella ferita.
Gaia Giorgetti