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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 1m del 2001

Titolo: Necrologi

Autore: A. Fiocco e A. Gionini


Articolo:
Un altro grande se n'è andato
Mercoledì 15 novembre 2000, si è spento Severino Tomasoni. Segretario per lunghi anni della Sezione di Padova e poi del Consiglio regionale Veneto dell'Uic, nel 1979 passò alle dipendenze del Comune di Padova e qualche anno dopo al settore Interventi sociali della locale Unità socio-sanitaria, ove si distinse per intelligenza e spirito innovativo, come ricordano i suoi stessi colleghi. Collocato a riposo, ha curato fino all'ultimo per conto della sua sezione Uic il settore provvidenze sociali ed ha svolto magistralmente il ruolo di vice presidente del Consiglio di amministrazione dell'Istituto Configliachi per Ciechi.
Di fronte a scomparse come questa, è facile perdersi in commemorazioni di circostanza, che rischiano di evidenziare solo gli aspetti più appariscenti della persona, mentre di lui, noi vogliamo ricordare soprattutto quanto si nascondeva sotto la sua scorza dura di montanaro bergamasco, abituato fin da piccolo ad affrontare le avversità della vita quel piglio grintoso che a volte lo rendeva perfino burbero. Non ci fermeremo a sottolineare che egli ha speso quasi tutta la sua esistenza per i ciechi e per la loro associazione: quello che più colpiva di lui e che ci accattivava erano la sua fede incrollabile nell'emancipazione dei non vedenti, la sua partecipazione attiva alle battaglie civili, la sua illimitata disponibilità al servizio degli altri, la sua certosina pignoleria nel cercare di scoprire anche il minimo dettaglio nelle diverse normative statali e regionali riguardanti specialmente il sociale, la sua rara e talora invidiata capacità di cogliere le relazioni essenziali tra i dettati legislativi apparentemente più disparati. Il suo carattere forte e a volte duro non gli ha risparmiato avversari, se non addirittura qualche nemico, ma nei momenti della necessità e dell'urgenza altrui la sua puntualità nell'aiutare chiunque, senza distinzioni di sorta, è sempre riuscita a sorprendere e a disarmare.
Addio, Severino, avvertiamo già forte la tua assenza, ma vogliamo sperare che la tua lezione di vita (perché il tuo essere e lavorare tra noi tale è stato) ci abbia fatto apprendere quanto meno che per esistere e resistere non bastano caparbietà e determinazione, ma che è indispensabile saper dare - come tu hai dato - al di là dei riscontri e delle attestazioni che ne possono derivare. Prima di lasciarci, hai detto che non avresti voluto fiori per le tue esequie e noi abbiamo rispettato questa tua volontà: i nostri fiori per te, sono e saranno il saper fare memoria delle tue doti professionali, quelle che ti hanno consentito di realizzare la solidarietà senza predicarla, memoria che certamente non appassirà presto.
Grazie di essere stato tra noi, e che tu possa finalmente godere il riposo del giusto.
Angelo Fiocco

I suoi colleghi di lavoro lo ricordano così
Nel dare l'ultimo saluto a Severino Tomasoni, molti operatori dell'Ulss qui presenti, vogliono testimoniare e ricordare con affetto quest'uomo con cui hanno lavorato per molti anni assieme.
"Il sig. Tomasoni", così veniva chiamato da tutti, nel 1984 fu incaricato di organizzare e gestire gli interventi a favore dei disabili che frequentavano la scuola. Fu in quell'occasione che molti di noi lo conobbero, poiché fu lui che organizzò e poi gestì il personale che l'Ulss inviava alle scuole. Lo si può ritenere il fondatore del servizio di integrazione scolastica dell'Ulss che seppe gestire con vigore e impegno per molti anni, forte di una grande sensibilità vivendo egli stesso una condizione di disabilità.
Era un uomo tenace, come una grande quercia, che sapeva affrontare con determinazione le quotidiane avversità, i mille problemi che comportava la gestione dei rapporti con le scuole, con le famiglie dei disabili, con gli operatori e quant'altri. Aveva un carattere forte e determinato, con lui ci si poteva vivacemente scontrare e poi capire, non serbava rancore. Dietro a questa apparente burberità si nascondeva un uomo molto sensibile, incline sempre ad ascoltare e ad aiutare chi per qualche ragione gli chiedeva aiuto e comprensione. La sua minorazione non gli ha mai impedito di essere preciso e incisivo nel lavoro; aveva affinato con intelligenza abilità compensative, come la memoria, l'attenzione, l'intuizione, qualità che nella vita di tutti i giorni noi operatori avevamo modo di apprezzare.

E in questo ultimo saluto ci sentiamo di dovergli riconoscenza e di dirgli "Grazie sig. Tomasoni".
Arianna Gionini
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