Numero 1m del 2001
Titolo: La perdita di linguaggio
Autore: Romolo Paradiso
Articolo:
Siamo ancora capaci di scrivere una lettera a mano? E un pensiero su di una cartolina? Oggi non si scrivono più lettere. E quando si debbono inviare messaggi, anche i più semplici, cadiamo con frequenza nella banalità.
Epistole e pensieri sono stati frettolosamente sostituiti da e-mail e frasari rapidi ed essenziali. Più spesso freddi, privi di smalto e poveri di contenuti.
E così l'attuale è una popolazione in crescente perdita di linguaggio, sia scritto che parlato. E peggio ancora, di rapporti umani. Perché tutto è regolato dalla velocità, dalla fretta del fare e del dire. Non importa come. Basti farsi capire in qualche modo. E il "qualche modo" è sovente non solo sgrammaticato, ma fatto di afasici pensieri o di suoni gutturali primitivi, oppure di modi figurati insignificanti tipo: oh... cioè... un minutino... uao... ok... sfiga, e chi più ne ha più ne metta.
Anche la comunicazione commerciale, oggi la più importante delle comunicazioni, perché avviene in ossequio alle logiche che maggiormente regolano la società, quelle del liberismo mercantile, è costruita su spot dal linguaggio convulso, aggressivo, ammiccante, non decifrabile per via logica, ma efficace subliminalmente e capace di attrarre l'attenzione di chi ascolta o vede con la stessa potenza di un pugno ricevuto sullo stomaco.
La conseguenza è la scomparsa della ricerca della giusta terminologia, per un buon vocabolario personale, per un uso corretto del linguaggio.
Ed è scomparso il piacere di conoscere la propria lingua, quella della propria terra, dei propri avi, elemento fondamentale di appartenenza ad una cultura, ad un popolo e alla sua storia. Valori quasi dimenticati e svenduti per altri meno astratti e più tangibili. Con la perdita del linguaggio si è smarrito il piacere di comunicare veramente. Di farsi conoscere e di conoscere attraverso la parola scritta e parlata.
E' l'espressione di una sempre più flebile voglia di interagire con il prossimo, con rispetto, con apertura, con interesse, e più ancora, con sentimento. Non quello melenso, ipocrita e opportunista, ma quello vero, che nasce dal desiderio di condividere ciò che si ha dentro con gli altri. Momento di crescita personale. Viatico alla nascita di un rapporto di conoscenza, di amicizia, d'amore.
Ha detto Guido Ceronetti: "La comunicazione richiede qualcosa di più che dell'istruzione scolastica e anche dell'aver avuto per compagni dei libri. Richiede forte desiderio di appropriarsi dell'anima dell'altro, di conoscerla, di farne affiorare qualche scheggia d'abisso, anche nei rapporti superficiali. Se l'amore non è il motore della parola, tutto ammutolisce".