Numero 1m del 2001
Titolo: I ciechi non hanno diritto di leggere?
Autore: Luca Davanzo
Articolo:
Con la presente vogliamo sottoporre all'attenzione dell'opinione pubblica l'ennesimo caso in cui la difesa di un interesse particolare viene a cozzare con un diritto dei cittadini, quello alla fruizione della cultura, sancito da ogni carta dei diritti fondamentali che sia essa nazionale o sovranazionale. Da alcuni anni i disabili visivi possono utilizzare il computer attraverso la mediazione di particolari ausili (sintesi vocale, display braille) che, seppur parzialmente co-finanziati dallo Stato, costano ai singoli utenti cifre non indifferenti, raddoppiando la spesa necessaria a un normodotato per l'acquisto di un computer.
Tra le possibilità che si sono aperte ai disabili visivi c'é quella di fruire dei testi stampati acquisendoli con uno scanner e un programma di riconoscimento ottico dei caratteri (Ocr). Le tecnologie attuali non consentono però di acquisire tutti i tipi di testo (sono esclusi ad esempio i giornali), e non sempre i risultati, ottenuti con fatica fisica, quella di tenere per ore un libro "schiacciato" sulla superficie di uno scanner, sono soddisfacenti senza una adeguata correzione manuale. L'avvento di Internet ha permesso ai disabili visivi di scambiarsi i testi così acquisiti e corretti con non poca fatica. A questo scopo erano sorti due siti, quello della fondazione Ezio Galiano (http://www.galiano.it), che ospita i testi scansionati e riveduti da singoli lettori disabili visivi e volontari, e quello dell'Istituto "F. Cavazza" di Bologna (http://www.cavazza.it), che offre spazio a una raccolta di testi acquisiti in forma volontaria dai detenuti del carcere "Opera" di Milano. Si precisa che i testi sono registrati in formato Ascii Ms-Dos, per permetterne la lettura a molti degli utenti disabili visivi che ancora non si sono potuti permettere o non hanno voluto sostenere la non indifferente spesa per poter accedere ai sistemi operativi a interfaccia grafica. I testi, quindi, sono difficilmente fruibili da lettori "normodotati" in quanto non sono formattati per la stampa; usano un set di caratteri obsoleto e spesso contengono ancora gli errori che i programmi di riconoscimento ottico inevitabilmente vi lasciano dentro. Quindi, se certamente le due istituzioni non hanno formalmente rispettato il divieto di diffondere copie di opere letterarie senza autorizzazione delle case editrici, lo hanno fatto configurandosi come biblioteche che mettono a disposizione senza fine di lucro i libri a una categoria di persone sicuramente e fortunatamente esigua. Giova sottolineare che tutte le biblioteche civiche operanti in Italia hanno facoltà di prestare ai cittadini le opere presenti in catalogo e che le due istituzioni menzionate hanno fin qui svolto a tutti gli effetti il ruolo di biblioteche dedicate, compiendo una vera e propria funzione di surroga nei confronti dei servizi bibliotecari pubblici, la cui accessibilità non è certo facilitata ai disabili visivi. Esiste da tempo una soluzione più semplice, più "economica" e più soddisfacente per tutti, che consentirebbe anche di rispettare il legittimo diritto degli autori di vedersi riconosciuto il giusto compenso per il lavoro intellettuale svolto. Le case editrici sono sicuramente in possesso delle versioni digitali dei testi che pubblicano (ormai nessuno utilizza più la vecchia macchina di Gutenberg!) e potrebbero metterle a disposizione degli utenti disabili visivi in cambio del pagamento di un giusto corrispettivo.
Ed infatti il gran parlare di editoria elettronica e di e-books aveva suscitato non poche speranze tra i disabili visivi che si giungesse a questa tanto auspicata e sospirata soluzione. Purtroppo un nuovo ostacolo si pone sulla strada di questa possibile emancipazione. Le case editrici stanno sì iniziando a pubblicare testi in formato digitale, senza però tenere conto dell'esigenza di rendere accessibili tali materiali anche ai disabili visivi. Infatti la tendenza sembra essere quella di adottare formati proprietari e/o protetti che gli ausili per disabili visivi non sono in grado di "interpretare".
Però le case editrici hanno fiutato il business e si sono mobilitate per occupare ogni spazio, anche a scapito di iniziative volontaristiche e senza fini di lucro che, ribadiamo, riguardano fette davvero minimali del mercato.
Puntuale, qualche settimana fa, è arrivata ai due siti di cui sopra la lettera di un tal avvocato Beduschi Guido Paolo in rappresentanza delle case editrici Mondadori, Longanesi, Corbaccio, Ugo Guanda, Ponte alle Grazie, Salani e Tea, che ingiungeva l'eliminazione dai server dei due siti di tutti i file contenenti i testi editi dalle sue clienti (cfr. http://www.cavazza.it/telebook/).
L'avvocato Beduschi, bontà sua, adduce la seguente motivazione dell'ingiunzione: "Oggi la presenza sul mercato, con diffusione sempre più ampia, di opere in formato elettronico, legittimamente pubblicate, con possibilità di ascolto tramite sintesi vo