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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 6 del 2017

Titolo: ITALIA- Obiettivo lavoro

Autore: Carmen Morrone


Articolo:
UICI Roma, Regione e aziende insieme per promuovere l'occupazione

A un certo punto della storia, delle storie individuali e di quelle collettive, accade che occorre essere perseveranti. Fare in maniera metodica e costante un qualcosa perché l'obiettivo finalmente lo si vede, è là, ma ci vuole ancora della strada per raggiungerlo. Questo modo di agire è quello che connota il movimento delle persone ipo e non vedenti che continua - deve continuare - a essere presente nel mercato del lavoro in tutte le sue articolazioni per farsi riconoscere e conoscere. Le leggi sul collocamento obbligatorio non sono al passo con i tempi. All'interno delle aziende non esistono più mansioni che prima rientravano nella prassi del collocamento obbligatorio, come sono state ad esempio quelle degli operatori telefonici. Nello stesso tempo, non è che le persone ipo e non vedenti abbiano continuato a formarsi per fare l'operatore telefonico. Forse, ancor prima che scomparisse questa figura, si sono impegnati nello studio di altre discipline. Nel corso di questi anni, sul mercato del lavoro si sono affacciati lavoratori ipo e non vedenti molto qualificati e pronti a dare il loro contributo in diversi punti della filiera produttiva di un'azienda. L'azienda, di fronte a queste candidature, valutando anche un'assunzione secondo le normative di legge, ancora oggi rimane perplessa, indecisa. Le persone ipo e non vedenti hanno conseguito lauree nei settori più svariati, dalla giurisprudenza alla psicologia, dall'informatica alla fisioterapia. Nella maggioranza dei casi, terminati gli studi devono iniziare a farsi conoscere prima di tutto come persone abili e autonome e solo poi, in seconda battuta, come professionisti preparati. A questo punto della loro storia collettiva come lavoratori ipo e non vedenti, non devono smettere di farsi conoscere e riconoscere. Devono essere perseveranti per loro stessi e per i lavoratori con disabilità visiva in generale.
In questa direzione vanno tutte le iniziative che promuovono la conoscenza dei lavoratori con disabilità all'interno delle aziende, come abbiamo detto ancora troppo spesso rimaste ferme ai cliché. Una di queste iniziative promozionali è quella messa in atto dalla sezione di Roma dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che ha coinvolto una quindicina di lavoratori esperti in campi che vanno da quello legale a quello dei social media.
"Grazie all'accordo con la Regione Lazio sono stati attivati alcuni tirocini in aziende del territorio" spiega Giuliano Frittelli, presidente dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Roma. "I partecipanti percepiscono un contributo economico di 500 euro al mese che viene messo a disposizione dalla Regione, a fronte di un impegno lavorativo di 70-100 ore. Il tirocinio ha la durata di 12 mesi". I tirocini sono il risultato di un percorso. "Prima di tutto, è stato importante far conoscere alle aziende le persone che stavano partecipando al progetto. Non tutti i nostri interlocutori sapevano che le persone non vedenti sono persone con una vita quotidiana ricca di impegni, viaggiano, hanno studiato o stanno frequentando corsi all'università, hanno una brillante vita sociale. Molto spesso la conoscenza di questi aspetti li ha sorpresi ed è stato sotto questo punto di vista che abbiamo dovuto lavorare di più". Sugli aspetti professionali i partecipanti, infatti, hanno superato l'esame: ognuno di loro ha frequentato un corso di laurea all'università, ha un curriculum di qualità. Molte aziende ignorano questo e che le persone con disabilità visiva possano ricoprire mansioni alla stregua di un normodotato, grazie alle tecnologie. Infine, lungo il percorso di collaborazione fra aziende e istituzioni è arrivato anche il momento dell'accessibilità. La disabilità visiva nella filiera produttiva di un'azienda ha messo sul tavolo della trattativa il tema dell'accessibilità intesa come abbattimento di barriere architettoniche, barriere digitali, revisione di procedure. Qualche impresa si è resa conto di poter migliorare con pochi e semplici accorgimenti. Impegno che si sta rivelando un investimento: l'accessibilità è, infatti, un valore aggiunto per chiunque. "Alla base di tutto questo processo sta un grande lavoro di conoscenza reciproca" considera Frittelli. "Proprio i tirocini si stanno rivelando un'occasione per molte aziende e i loro collaboratori di conoscere da vicino, in maniera concreta, il mondo della disabilità visiva. Un progetto come questo potrebbe essere replicato" conclude Frittelli. "Per questo vogliamo avere dei contatti con Confindustria per allargare i partner e per estendere l'iniziativa ad altri aspiranti lavoratori". I tirocini sono partiti da alcuni mesi, ad alcuni partecipanti abbiamo chiesto quali sono le loro aspettative in base all'esperienza che stanno vivendo.

Valentina Lelli, 24 anni, di Roma, alla Morganti Caffè si occupa dei social media. "Il mio lavoro consiste nel gestire la pagina Facebook dell'azienda. L'obiettivo è dialogare in maniera costante con i clienti, fornitori dell'azienda e di attirare nuovo pubblico. Per questo alimento la pagina con notizie sul caffè cercandole in rete in siti e altri network come Instagram, Twitter, Google news. Queste notizie le riscrivo secondo il linguaggio adatto a Facebook e le pubblico. Tutte queste attività sono possibili grazie allo screen reader, in particolare uso nwda". Per Valentina, che studia scienze della formazione (sta frequentando il corso di laurea triennale) perché vuole diventare educatrice, quella alla Morganti Caffè è la prima esperienza di lavoro in azienda. "Nel tempo libero mi occupo dei social della sezione di Roma dell'Unione e della pagina giovani" dice. "Ora, grazie al tirocinio sto facendo questa attività per lavoro e questo vuol dire essere entrata a far parte di una organizzazione aziendale, rispettare compiti, regole, orari, rendicontare periodicamente. Ho dei colleghi e ci stiamo conoscendo reciprocamente, sono molto curiosi circa il modo di vivere quotidiano di un non vedente e fanno domande del tipo: come fai a cucinare da sola? come riconosci i colori? Per noi sono domande banali ma mi rendo conto che moltissime persone non conoscono un non vedente e anche questo tirocinio è un'opportunità". Valentina ha una sua aspettativa rispetto al tirocinio. "Vorrei, alla fine di questo periodo, aver imparato una buona gestione del tempo. Questo mi permetterà di poter finire gli studi pur continuando a lavorare alla Morganti oppure in un'altra impresa".

Alla Morganti Caffè lavora anche Davide Sestu, 50 anni, maturità scientifica. Anche Davide è addetto alla Comunicazione dell'azienda. "Mi occupo del sito e collaboro con Valentina. Il portale web e la pagina Facebook dell'azienda, infatti, sono legati. Anch'io utilizzo lo screen reader, il voice over, che mi sta permettendo di fare molte attività on line". Davide non è alla sua prima esperienza lavorativa. "Mi sono sempre occupato di informatica, in Sardegna ho lavorato in una ditta di export-import di granito, poi ho seguito la carriera di mia moglie che prima ha fatto tappa ad Orvieto e poi a Roma. Frequento la sezione di Roma della Uici e mi hanno proposto il tirocinio". Aspettative? "Mi piacerebbe consigliare ai giovani di fare questa esperienza di tirocinio e di viverla bene cercando di imparare cose nuove e di relazionarsi con molte persone".

Simona Cassano, 32 anni, romana di adozione, sta svolgendo il tirocinio alla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi. "Il mio compito è quello di promuovere i libri tattili. In questo momento io e i miei colleghi stiamo lavorando al concorso "Tocca a te" i cui vincitori saranno proclamati nel mese di giugno ad Assisi. Per questo stiamo raccogliendo le candidature e organizzando l'evento". Per Simona, laureata in giurisprudenza e con un master in risorse umane, questo è il primo lavoro strutturato. "Ho fatto un'esperienza di lavoro all'Istituto Sant'Alessio di Roma, il tirocinio alla Federazione è un sogno che si avvera" racconta. "Da studentessa ho utilizzato molti libri tattili e altri ausili grazie alla tiflologia, campo in cui lavorano le realtà che fanno parte della Federazione. Questo tirocinio mi ha fatto decidere di approfondire l'argomento e mi sono iscritta a un corso on line di tiflologia dell'IRIFOR di Macerata, mi piacerebbe diventare tiflologa".

Donata Amendola, 33 anni calabrese, romana di adozione, è avvocato e la sua destinazione di tirocinio è stata la sede centrale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. "Ho potuto imparare molte cose nell'ufficio che si occupa di lavoro e previdenza e che offre consulenza ai soci" dice. "Ho avuto la possibilità di approfondire materie anche d'interesse personale". Donata parla al passato perché sei mesi dopo avere iniziato il tirocinio ha avuto la notizia di aver superato le prove di selezione di un concorso pubblico precedentemente svolto e quindi Donata ha lasciato l'esperienza di tirocinio per il nuovo lavoro.

Un vero e proprio contratto anziché un tirocinio è toccato anche a Silvia Tombolini, 33 anni, di Roma, laurea triennale in scienze politiche e iscritta alla laurea magistrale sempre in scienze politiche. "È stata una bella sorpresa il contratto a tempo determinato di un anno" esordisce Silvia, collaboratrice di Booking.com, il noto portale di prenotazioni alberghiere. "Ho un part time, sono coordinator e mi occupo dell'assistenza tecnica e commerciale alle strutture registrate al sito". Silvia illustra così il suo lavoro: "Quando un nostro interlocutore ha bisogno di informazioni, ad esempio sul contratto, sulla gestione dei pagamenti, sulla pubblicazione degli annunci on line, si mette in moto una procedura di assistenza nella quale entra in gioco anche il mio ruolo. A volte posso risolvere io stessa la problematica, altre volte devo indirizzare la richiesta ad altri settori dell'azienda. Per poter lavorare utilizzo ausili informatici e ho imparato la rete intranet, sulla quale l'azienda sta lavorando per renderla ancora più accessibile proprio grazie ai feedback della mia esperienza", aggiunge Silvia. "Al momento sono l'unica coordinator non vedente, mi pare che i miei colleghi non abbiano mai avuto una collega non vedente. Questa esperienza si sta rivelando per loro un modo per conoscere il mondo della disabilità visiva. Per me è un'opportunità per mettermi in relazione con le persone vedenti in modo da essere utile a far conoscere il nostro universo e quindi accolgo le loro domande, le loro curiosità e cerco di essere esauriente nelle risposte. Spero, infatti, che non servano solo a migliorare il rapporto con me, ma che arricchiscano la loro vita e che aumentino la sensibilità verso l'accessibilità".



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