Numero 5 del 2017
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Autore: a cura di Renato Terrosi
Articolo:
"Stelle lucenti " di Vezio Bonera
Al centro del tavolo dove da anni leggo e scrivo di libri, ora è la volta di un volume simpatico a prima vista, e l'autore è un uomo conosciuto e apprezzato dai nostri lettori, Vezio Bonera. Il titolo, "Stelle Lucenti", con la prefazione di Silvia Beldinanzi.
Subito mi vengono in testa i romanzi che per anni hanno narrato le vicende di storie varie e di personaggi indimenticabili. Questa è però una novità, sempre di storie si tratta ma in versi.
Nelle prime pagine la curiosità si fa viva, a lettura avanzata sarà lui a dire il perché di queste poesie.
"Tante volte i lettori dei miei libri, in modo particolare dei primi cinque, lunghe saghe familiari ambientate nel periodo che copre il ventesimo secolo, in un paio di casi sconfinando nel precedente e proseguendo poi fino ai giorni nostri, mi hanno rivolto la medesima domanda. Mi chiedevano la conferma di ciò che pensavano di avere intuito, riconoscendo me in uno dei personaggi del racconto, magari il principale, riscontrandovi una forte affinità.
C’è tuttavia una valida ragione che giustifica tutti i lettori che nei miei romanzi hanno creduto di riscontrare situazioni autobiografiche.
La mia narrazione infatti è influenzata da avvenimenti che nel secolo scorso, soprattutto nella prima metà, si sono succeduti, direttamente o indirettamente, tutti coinvolgendo.
Per questo nel mio racconto la descrizione precisa, a volte quasi meticolosa, di particolari di eventi e situazioni destinate a rimanere per sempre nella mia memoria, anche quando da altri vissute, attribuendole a personaggi dei miei libri, avrebbe potuto avvalorare il sospetto che il mio romanzo fosse autobiografico, quanto meno in una sua parte. E forse anche per questo qualcuno mi ha consigliato di chiudere la mia decennale esperienza di scrittore scrivendo il romanzo della mia vita".
Ricordiamo infatti la raccolta di poesie "Novantuno" pubblicata nel 2016, ma ricordiamo bene il suo primo romanzo, "Lo Scrigno di Latta" (2005), con il ritrovamento della scatola di latta dove la protagonista conservava "frammenti incisi nel suo cuore e vivi nella sua mente come piccole stelle lucenti".
"E quei documenti, quegli oggetti, quei piccoli doni che avevano avuto per me grande valore, li ho voluti ricordare nelle poesie che fanno parte di questa breve raccolta, e a essi ho unito anche ricordi che non escono da quello scrigno ma direttamente dal mio cuore, dove sono rinchiusi, per dare alle mie piccole stelle lucenti ancora più intensità".
A noi dopo le parole dell'autore resta il piacere di condividere con i lettori alcune delle trenta opere.
Lo scrigno di latta
S'uno scaffal d'altri oggetti sommerso, rovistando per cercar qualcosa, in solaio quel giorno io ero andato, per ritrovar qualche ricordo perso, e una scatola molto polverosa avevo alla fine ritrovato. Il mio "scrigno di latta" lo chiamavo negli anni dell'infanzia e adolescenza, una scatola con la scritta "Lazzaroni", dove gelosamente conservavo i miei tesori, di valore senza: foto, oggettini, documenti e doni. Di quel contenitor con un veliero, che contenuto avea qualche dolcetto e che la nonna mi aveva regalato, a quattro anni io già andavo fiero. Lo tenevo nascosto in un cassetto, sotto tutti i vestiti defilato. Ora i miei tesori ritrovati di rivivere mi permetteranno, con emozione e molta nostalgia, ricordi che erano sfumati che coprono qualche lontano anno, dell'ormai molto lunga vita mia.
Un biglietto del tram
Di un colore indefinito per l'età, un biglietto del tram tra gli oggetti contenuti, del "quattro" che prendevo in via Farini ogni mattina con gran puntualità, alle ore sette e trentadue minuti per raggiungere, in via Goito, il "Panini". Del Trentacinque l'ottobre era quell'anno, naturalmente del Millenovecento, i dieci anni avevo già compiuti e al primo viaggio avevo un certo affanno, ma il biglietto decisi in quel momento che avrei tra i miei ricordi mantenuto. Per me che da Rovigo provenivo, i ritmi milanesi riaffrontare un trauma in verità non era stato, con il mio dienneà molto gioivo perché il mio cuore alla fine ritrovava l'amor per la città dove ero nato.
Un dentino
Chiuso in un minuscol scatolino di metallo dal tempo invecchiato un batuffolo è contenuto di bambagia con dentro un dentino, che dopo aver a lungo dondolato era il primo che mi era caduto. Mi ricordo di avere un poco pianto, mentre mi rimiravo allo specchio, nel veder il mio aspetto mutato. Il dolore non fu poi così tanto, ma di già mi sentivo più vecchio, la mia bocca vedendo sdentata. Poi la mamma posò il mio dente lì per terra alla porta vicino, mentre io incuriosito guardavo. E durante la notte seguente arrivò veramente il topolino e un soldino al mattino io trovavo.
Vorremmo andare avanti con le altre poesie, ma vi lasciamo alla scoperta di questa varia e piacevole lettura.
Stelle Lucenti
Vezio Bonera