Numero 1 del 2017
Titolo: MONDO- Iran e Finlandia, donne, disabilità e università accessibile
Autore: Manuela Esposito
Articolo:
Intervista ad Azra Tayebi nell'ambito del Progetto SportAbility
L'intervista che segue è l'esempio della profonda ricchezza di stimoli che uno scambio giovanile offre ai suoi partecipanti. I ragazzi che vengono da tante parti diverse del mondo portano con loro storie, le esperienze e punti di vista nuovi per gli altri. Azra Tayebi del gruppo finlandese racconta in questa intervista:
D. Ciao Azra, ci puoi dire il tuo nome per esteso e da dove vieni?
R. Mi chiamo Azra Tayebi e sono nata e ho vissuto 26 anni in Iran.
D. Ti sei trasferita in Finlandia recentemente. Possiamo sapere qual è stata la principale ragione che ti ha fatto decidere di andare a vivere in Finlandia?
R. Sono arrivata in Finlandia tre anni fa. Ci sono andata principalmente per motivi di studio, volevo fare un master in Finlandia perché questo paese era, non so come spiegarlo, una sorta di programma di vita. Sono andata a vivere in Finlandia ma mi interessavano tutti i paesi scandinavi come Finlandia, Svezia e Norvegia. Ho inviato delle domande anche in quei paesi, come in Svezia, e avevo trovato posto, ma non avrei avuto una borsa di studio lì. In Finlandia, ho avuto una borsa di studio per il primo anno e all'epoca studiare in Finlandia era gratuito, così è stata una buona ragione per me per trasferirmi. Ecco perché sono andata a vivere in Finlandia.
D. Perché eri così interessata a trasferirti nei paesi scandinavi?
R. I paesi scandinavi sono famosi per il livello di protezione dei diritti della disabilità, per l'attenzione all'inclusione. Sapevo che erano paesi dove sicurezza e libertà sono garantite. Queste sono le ragioni per cui ero interessata a paesi come la Finlandia e la Svezia. La mentalità in questi paesi è differente: come persona con disabilità visiva sai che ti è permesso fare qualunque cosa se lo vuoi e hai il coraggio di provare a farla, non importa che tu sia donna o una persona con disabilità visiva: puoi provare, ti danno la possibilità di provare. Una delle cose che spesso dico a chi studia in Finlandia è che le persone non mi hanno mai chiesto perché faccio qualcosa, perché studio informatica. Dicono "Ah, fai questo?". Spesso non sanno esattamente come lo faccio, ma non ti chiedono mai perché, per la ragione che, semplicemente, è quello che vuoi fare e, ovviamente, lo fai, senza problemi legati al fatto che tu sia uomo o donna o ad altre condizioni. Naturalmente, ci sono poi molte differenze radicate nella cultura e nella situazione economica del mio paese di origine, l'Iran è un paese di 80 milioni di abitanti e con molte difficoltà: la situazione economica, la crisi e il resto. Ci sono tanti aspetti diversi coinvolti.
D. È stato difficile per te adattarti a vivere in Finlandia: lingua, cucina, mentalità, clima?
R. Non è stato facile, ma non mi piacciono le cose facili, le trovo noiose. Tutto considerato, non è poi stato così difficile come mi avevano prospettato. Mi piacciono tante cose della cultura finlandese e sono felice di essere andata a vivere lì. So che non tutti la pensano come me, ho degli amici iraniani che non sono riusciti ad adattarsi, a cui non è piaciuto vivere lì. Le persone hanno mentalità e preferenze diverse.
Per quanto riguarda il clima, posso dire che è una cosa che sai come affrontare, impari a vestirti adeguatamente, a fare le cose adatte: se sai che ci sono -30 gradi e non vuoi uscire non lo fai e basta. Naturalmente non posso dire di amare l'inverno finlandese, ma so come affrontarlo e non mi spaventa.
Per quanto riguarda la cultura, quando tu capisci le ragioni, quando capisci il perché le persone fanno una determinata cosa, per esempio, quando capisci che la ragione per cui i finlandesi non vengono da te e cominciano a parlarti non è perché non piaci loro, ma semplicemente perché sono timidi e pensano che sia bene rispettare gli spazi degli altri e questo in realtà mi piace molto. Le persone ti riconoscono la libertà di fare quello che vuoi, ma ho scoperto che sono molto amichevoli quando ti conoscono. Sono amici sinceri e onesti, e questo lo apprezzo molto.
Per quanto riguarda il cibo, non ho problemi perché mangio di tutto! Mi piacciono i cibi speziati, quando cucino io metto spezie nel cibo ma non mi dispiace mangiare cibo senza di esse o senza sale, non è un problema per me.
D. E riguardo la lingua? Come valuti il tuo livello di finlandese raggiunto in tre anni?
R. Devo confrontarmi con molti dei miei amici che sono stati in Finlandia anche più tempo di me. Capisco meglio di loro il finlandese perché volevo davvero imparare a parlare e quindi mi sono sforzata di imparare e di parlare. Ora capisco gran parte di quello che la gente mi dice, ma parlare finlandese è ancora difficile e lo faccio con fatica. Poi naturalmente dipende se le persone parlano veloce e se parlano in dialetto stretto. Allora è più difficile capirle. Ma capisco molto e riesco a dire quello che intendo comunicare. Quando partecipo ai campi per persone con disabilità visiva dico sempre agli istruttori "Parlatemi in finlandese, se non capisco qualcosa ve lo chiedo". So che sono disponibili delle informazioni in inglese, ma provo a parlare finlandese più possibile e una delle cose che uno dei miei amici mi ha detto è che, fin dai primi momenti del mio arrivo in Finlandia, quando sapevo dire solo "kiitos" (grazie) e cose simili, se qualcuno mi avesse domandato se parlavo finlandese, io avrei risposto "Vähän", che vuol dire "Un po'".
D. Stai solo studiando in Finlandia o hai anche un lavoro part-time?
R. Sto ultimando la mia tesi di master e spero che sia terminata tra un mese o due, Poi ho trovato da poco un lavoro a tempo pieno come consulente sull'accessibilità in una start-up privata.
D. Posso chiederti qual è il tuo residuo visivo?
R. Percepisco se in un ambiente c'è luce o no, ma non riesco a trovare la fonte della luce.
D. Hai qualche suggerimento per una giovane donna che vive in Finlandia?
R. Oh, non so cosa potrei dirle… in generale viviamo in un mondo in cui le persone si inquadrano frequentemente le une le altre con degli stereotipi. Diciamo cose come: "C'è un solo modo per fare questo e se non puoi adeguarti sei fuori", ma credo che ci sia sempre la possibilità di procedere in modo nuovo se non puoi fare le cose nella maniera in cui le fanno gli altri. Ci sono sempre nuovi modi per fare le cose e se nessuno lo ha fatto prima forse puoi essere tu la prima a farlo.
D. Ci puoi dire qualcosa sulla rete universitaria europea a cui appartieni?
R. L'Erasmus Student Network è un'organizzazione europea non profit di cui fanno parte molti paesi e città europee. La rete è presente in diverse università, con studenti locali e internazionali coinvolti. I primi studenti, dopo la loro esperienza di scambio hanno fondato questa organizzazione. Vi sono diversi livelli, il livello internazionale con un direttivo, un livello nazionale con un direttivo per ciascun paese e poi le sezioni locali che hanno i propri membri di direttivo. L'idea di base dell'organizzazione è che gli studenti aiutano altri studenti, siamo tutti volontari, sappiamo cosa vuol dire essere degli studenti e proviamo ad aiutarci gli uni con gli altri. Chiunque può aderire all'ESN, anche chi non è uno studente. Vi sono diversi progetti di cui si occupa l'ESN, uno davvero importante si chiama ExchangeAbility, un altro si chiama Social Erasmus. Ve ne sono altri, ma penso che questi due siano i più importanti. Ogni anno scegliamo un progetto principale, su cui tutte le sezioni ESN in Europa cercano di concentrarsi più che sugli altri. Quest'anno è ExchangeAbility il progetto scelto. Ha come scopo il miglioramento dell'accessibilità delle università per gli studenti con disabilità. Il fatto è che tra tutti gli studenti che vanno all'estero per uno scambio almeno l'1% ha una disabilità. Questo progetto ne ha aumentato il numero, quindi dobbiamo migliorare l'accessibilità, dobbiamo svolgere un'opera di sensibilizzazione e l'ESN è in sé un'organizzazione che vuole essere accessibile sotto molti aspetti. Noi organizziamo molti eventi, come cene al buio, varie gare, attività sportive, alcuni corsi di lingue e altro. Abbiamo anche un progetto che si chiama "Mapped" e riguarderà la mappatura dell'accessibilità delle università e delle istituzioni educative in Europa. Sarà una mappa online, è già in parte disponibile su sito, così gli studenti che vogliono andare in una determinata università possono controllare se l'università è accessibile e avere delle informazioni. Organizziamo molte attività di sensibilizzazione e abbiamo degli ambasciatori non in tutti, ma credo in almeno 10 paesi. Io sono l'ambasciatrice per la Finlandia per questo progetto e l'anno scorso sono stata coordinatrice di questo progetto a Joensuu.