Numero 3 del 2015
Titolo: CANI GUIDA- Il 12° cucciolo
Autore: Carmen Morrone
Articolo:
Una chiacchierata con la famiglia Parisi, affidataria di cani guida cui è stato assegnato uno dei Premi Braille 2014
Un impegno lungo 12 anni è da premio. Così l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha voluto assegnare alla famiglia Parisi Faini il Premio Braille 2014 poiché sta accudendo il 12esimo cucciolo, che diventerà, come i precedenti 11, un cane guida per non vedenti. La famiglia Parisi vive nei dintorni di Scandicci (Firenze) e "Il Corriere dei Ciechi" la raggiunge al telefono. È la signora Anna Maria a rispondere e ci si aspetta di sentire anche la voce del cane che come accade spesso abbaia perché non tollera che il suo padrone si interessi ad altro che non sia lui stesso. Invece no. E facciamo notare la cosa. "No!" dice Anna Maria. "Questi cani non abbaiano. Sono Golden Retriver e Labrador. Non è nella loro indole. Diverranno cani guida". Incassiamo il colpo: palese dimostrazione dell'ignoranza su due fronti. Il primo in fatto di razze canine, e pazienza. Ma soprattutto in tema di cani guida. Purtroppo siamo ancora in tanti a non conoscere il mondo della preparazione dei cani che diventano gli occhi per chi non vede. I cani guida sono pochi selezionati esemplari, ma ancora meno sono le famiglie che sono disposte a partecipare alla loro formazione. Di qualche mese fa l'appello proprio della Scuola nazionale di Scandicci che cercava nuovi volontari che accudissero sette cuccioli. È fondamentale, infatti, che i cani inizino il percorso educativo appena dopo lo svezzamento. Più passano i mesi, più difficile diventa l'apprendimento di quei comportamenti base che ne faranno un eccellente cane guida. La mancanza di volontari dipende soprattutto dal fatto che pochi sanno chi sono le puppies family, le famiglie volontarie affidatarie di cani. Come quella della signora Anna Maria che, come abbiamo detto, da 12 anni, aiuta la Scuola Nazionale per cani di Scandicci a formare animali guida. È proprio lei a spiegarci cosa fa una puppies family. A partire da quando ha cominciato. "È stata nostra figlia adottiva Chiara che, come tutti i bambini, a un certo punto ha espresso il desiderio di avere un cane. Siamo venuti a sapere che la scuola di Scandicci cercava famiglie che adottassero, per un certo periodo, un cane. Chiara, lei bambina adottata, è stata subito entusiasta di poter lei stessa adottare qualcuno. Per restituire la sua fortuna. Così abbiamo preso in affidamento Ercole. Il primo di una lunga serie. Tre anni fa, Chiara è morta per una grave malattia, aveva 28 anni. Io e mio marito Marcello abbiamo continuato a prendere in affidamento dei cuccioli. E alimenteremo questo nostro piccolo circolo virtuoso sino a che le forze ce lo permetteranno. Ci piacerebbe che ci fossero più persone disposte a diventare affidatarie. Il Premio Braille che abbiamo ricevuto ci sta facendo incontrare tanta gente. Sono tutti interessati, ma rimangono dubbiosi". Cerchiamo, allora, di dipanare i dubbi.
Chi sono le puppies family? "Sono famiglie - ma anche una persona single - che allevano un cucciolo per 10 o 12 mesi come fosse il cane di casa, portandolo ovunque, facendogli condurre una vita a contatto con la gente, con i bambini, con la quotidianità. Trascorso questo periodo di affidamento in famiglia, che va di pari passo con una formazione alla Scuola, il cane è pronto per essere assegnato a una persona non vedente".
Se questo è il quadro, subito sorgono alcune domande. La prima riguarda la difficoltà a separarsi dall'animale dopo ben un anno di vita in comune. "È chiaro che dispiace. Chi fa questo tipo di volontariato sa che sta preparando un cane per una persona non vedente. La gioia di aiutare queste persone è più grande rispetto al dispiacere che si prova quando si dà l'addio al cane con cui si è vissuto per 12 mesi". A volte però è un arrivederci. "Quante volte capita! Manteniamo i rapporti con le persone non vedenti che ora sono accompagnate da un cane cresciuto da noi. Vengono a trovarci almeno una volta l'anno e così si incontra di nuovo il cane che - le assicuro - ci riconosce come l'avessimo appena salutato".
Cosa fa in concreto una famiglia affidataria? "Il periodo in cui il cane sta in famiglia è definito socializzazione e costituisce il 90% della formazione. Il cucciolo dovrà essere esposto a quante più esperienze possibili. Occorre, infatti, pensare al "lavoro" che svolgerà accanto alla persona non vedente. In casa, ad esempio, dovrà essere abituato a stare in uno spazio suo sia per mangiare che per dormire. Deve abituarsi ai rumori della quotidianità, come quelli dell'aspirapolvere, dell'asciugacapelli. Non dovrà salire sul letto e sui divani, dovrà rispettare gli oggetti dell'ambiente in cui vive. Non dovrà rosicchiare tappeti e gambe di sedie. Fuori casa dovrà familiarizzare con il traffico, le stazioni dei treni e dei pullman. Dovrà viaggiare in auto, in treno, in aereo, in pullman, in autobus. Anche fuori casa deve familiarizzare con i rumori forti ed improvvisi che si incontrano per strada, ad esempio nei cantieri. Dovrà sapere entrare e stare nei negozi, al ristorante. Deve essere tranquillo in presenza di altri animali e di bambini. Insomma si cerca di far fare più esperienze possibili così che il cane non sia colto di sorpresa. Lui memorizza tutto e quindi se ha già vissuto una certa situazione non si spaventa, la sa affrontare". Inoltre: "Visto che poi avrà il guinzaglio, lo dobbiamo abituare a quel tipo di presa. Deve di conseguenza camminare adeguando il passo alla persona. Una delle prime cose da insegnare è quella di fare le scale in modo lento. Generalmente i cani corrono sia a salire che a scendere. Il cucciolo, in sostanza, deve perdere le sue paure verso le novità". Ancora: "Deve rispondere ai comandi: seduto, a terra, qui, e così via. E deve rispondere ovviamente al richiamo in maniera repentina. Capita infatti che al parco vada a giocare con gli altri cani, ma deve tornare dal padrone al primo richiamo. Il cane, infatti, non va tenuto isolato dal mondo, ma deve relazionarsi con gli estranei. Insomma il cane deve essere cresciuto con disciplina e deve seguire delle regole precise. Questo per poter essere di vero aiuto alla persona non vedente". Altro capitolo, il cibo. "Lo si alleva con cibo secco. Così la persona non vedente, se vive da sola, non deve cucinare anche per il cane. Lo si abitua a magiare nella sua ciotola, ai suoi orari, senza che durante i pasti o in giro chieda e prenda dei bocconcini da altri". Tutto questo in maniera graduale e con dolcezza. "Bisogna usare fermezza e pazienza. Mai gridare. Quando fa bene, riceverà un croccantino. Altrimenti un no deciso. Mi rendo conto che l'elenco dei doveri sia lungo. Ma è solo questione di abitudine. Una volta imparato il comportamento corretto - ci impiegano un paio di giorni non di più - lo attuano con spontaneità e naturalezza. Non c'è nessuna costrizione. Sono cani che hanno dentro se stessi il temperamento per compiere la loro missione di aiuto all'uomo. Provare per credere. In tanti anni che mi occupo di questi cani, posso dire che quando entrano in empatia con la persona non vedente, capiscono - non so spiegare come - il loro compito e diventano responsabili, protettivi. Arrivano ad anticipare le mosse del padrone e si fanno trovare pronti".
In questo percorso formativo, la famiglia non è sola. "Il cane una volta al mese rientra a Scuola per l'addestramento tecnico legato all'accompagnamento di una persona non vedente. È il cane infatti che invita la persona ad attraversare le strisce pedonali e non viceversa. Il ritorno a Scuola è vissuto con gioia perché sa che là troverà tanti altri cuccioli, spesso i suoi fratelli con cui può giocare tante ore al giorno".
Lo staff della Scuola è a disposizione degli affidatari. "Chi intende diventare affidatario farà un colloquio con gli operatori e dovrà studiare un breve manuale. Durante l'affidamento, la Scuola controlla come sta andando sia con sopralluoghi a casa, sia con i colloqui che si hanno quando si porta il cane a Scuola. Il cucciolo, come detto, rimane di proprietà della Scuola che può ritirarlo in qualsiasi momento qualora le circostanze lo richiedessero". Se, a questo punto, qualcuno pensa di voler fare questa esperienza, avanza due dubbi. Il primo sul tipo di casa, e l'altro sui costi economici. Ecco le risposte di Anna Maria. "Abbiamo sempre vissuto nella casa attuale: un appartamento al primo piano in un condominio. Non abbiamo giardino. Io riesco a portare fuori il cane quattro volte al giorno. Non puoi prendere un cane se non hai orari oppure un lavoro che non consentono di stare con lui. Il cane vive con te, con la famiglia, non si può e non si deve lasciarlo solo. Con questo, però, in casa, ha i suoi spazi e come si diceva le sue regole". Per quanto riguarda l'impegno economico, Anna Maria spiega: "La Scuola si occupa delle visite mediche e delle vaccinazioni e fornisce l'attrezzatura necessaria: un guinzaglio, un collare, una ciotola per il cibo, una spazzola per la pulizia del mantello". A carico dei volontari c'è il cibo che è concordato con la Scuola.
Trascorsi 10-12 mesi è arrivato il momento del passaggio (solo per i cani che hanno superato l'esame. Chi non lo supera troverà sistemazione come animale da compagnia) alla persona non vedente, alla quale Anna Maria scrive una lettera per spiegare chi è il cane. Un simpatico ritratto che mette in luce pregi e difetti. "Stringe il cuore, ma è così che va" conclude Anna Maria. "Ogni cane ci ha dato tanto affetto. E ogni cane ha arricchito il nostro percorso personale di crescita. Da qualche mese ci sta accompagnando Emy, il 12esimo cucciolo. E si ricomincia un'altra storia". Un'esperienza positiva e formativa tanto che negli Stati Uniti d'America viene svolta anche da persone detenute attraverso il programma Leader Dogs for the blind lanciato nel 2002. I cani girano nel penitenziario e sono messi a contatto con molte persone e contemporaneamente seguono un addestramento da parte di alcuni detenuti e operatori specializzati. In Italia, da febbraio, un progetto simile è in corso, in via sperimentale, al penitenziario di Capanne nei pressi di Perugia. Due cuccioli di labrador, Mirto e Margot del programma Lions Cani guida del Lions Club Concordia e della scuola cani guida Lions di Limbiate, sono stati infatti assegnati a un gruppo di detenuti per un periodo di socializzazione-addestramento. Fra qualche mese si avranno i primi risultati e si capirà se l'esperienza americana - che sta dando buoni riscontri - può essere replicata anche in alcune strutture penitenziarie italiane.
Ucciso Romeo, il cucciolo che "studiava" per aiutare i ciechi
"Studiava" per aiutare i non vedenti. Per aiutare il prossimo. Lo hanno ucciso. Una polpetta avvelenata lasciata in un parco.
L'ingestione dovuta a un boccone avvelenato potrebbe aver causato la morte di un cucciolo addestrato alla Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci (Firenze), l'unica pubblica di questo tipo in Italia. Lo rende noto la Regione Toscana, proprietaria della struttura. Il cagnolino, un labrador biondo di 9 mesi, regalato alla scuola dal circolo Lions di Firenze "Pontevecchio" e dato in affidamento a una famiglia, è morto lunedì pomeriggio in un ambulatorio veterinario del comune di Bagno a Ripoli.
da Corriere.it del 15 febbraio 2015