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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2015

Titolo: RUBRICHE- Sibemolle

Autore: a cura di Flavio Vezzosi


Articolo:
La musica "della memoria" suona dai campi di concentramento
Oltre 1.600 musicisti, 624 campi di internamento, transito, concentramento e sterminio recensiti tra il 1933 e il 1945. Questa la monumentale opera in fieri del musicista Francesco Lotoro, che da 24 anni raccoglie spartiti e documenti di prigionieri di tutte le nazionalità e di tutte le confessioni religiose
Nell'orrore dei campi di concentramento, la musica dei prigionieri ha continuato a suonare, ad essere pensata, immaginata e scritta. I detenuti musicisti nonostante le privazioni, l'orrore e la morte hanno trascritto note e brani su materiali di fortuna, carta igienica, carta di formaggio, quaderni di scuola, sacchi di iuta rivoltati, giornali, carta gommata.
E Francesco Lotoro, pianista pugliese, ha iniziato a raccogliere questo materiale nel 1990; in 24 anni di lavoro ha recuperato oltre 4 mila opere e 13 mila documenti che fanno riferimento a musiche scritte nei campi di concentramento d'Europa, Africa settentrionale, Asia, Oceania, Usa e Canada fra il 1933 ed il 1945. La musica raccolta ed interpretata da Lotoro e dalla sua orchestra - Orchestra musica concentrationaria - proviene da prigionieri di tutte le nazionalità e di tutte le confessioni religiose. Oltre 1.600 i musicisti riscattati, 624 campi di internamento, transito, concentramento e sterminio recensiti.
Ora Lotoro ha iniziato a pubblicare una serie di volumi, il Thesaurus musicae concentrationariae perché - racconta a Scarp de'tenis - "era arrivato il momento di dare a tutta questa produzione musicale il carattere di letteratura che gli spetta". La raccolta contiene anche "tutti i profili biografici dei musicisti ritrovati, le loro storie dentro e fuori dal campo.
Ogni volume è in quattro lingue: tedesco, italiano, francese, inglese, un modo per raccontare la storia di queste persone e non lasciar cadere nell'oblio il loro impegno e le loro opere. "Un giorno si potrà suonare questa musica come se fossero note di Mozart o Beethoven. Non vedrò i frutti di questo lavoro, ma so che andava fatto".



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