1. Destinatari
La presente Scheda operativa problematica anziani e' stata redatta nel 1991 dalla Commissione Nazionale UIC Anziani; approvata dalla Direzione Nazionale UIC nelle riunioni del 21 giugno 1991 e del 24 luglio 1991; stesa nel testo definitivo dai Rappresentanti nazionali UIC anziani nel Seminario nazionale UIC anziani, svoltosi a Tirrenia il 16 e 17 novembre 1991.
Il documento, contenente indicazioni e riflessioni scaturite da un decennio di impegno dell'Unione Italiana dei Ciechi per gli anziani non vedenti ed ipovedenti, intende offrire per problemi orientamenti per la formazione degli operatori sociali dell'UIC e dei servizi per gli anziani.
Si tratta ovviamente di richiami, sottolineature, proposte, che comportano approfondimenti, casistica, sperimentazioni sul campo. Lungi dal presumere che questo documento sia esaustivo della problematica, intende invece aprirne gli orizzonti futuri con un contributo organico di basi culturali minime, da cui prendere le mosse per un pacchetto di conoscenze essenziali atte a porsi correttamente nei confronti degli anziani e dell'adempimento del servizio.
2. Premessa
Quella dei ciechi anziani e' una problematica che si arricchisce ogni giorno di continue osservazioni e riflessioni in un'ottica di costante autocritica, senza dogmatismi, ne' generalizzazioni. Certamente e' un problema emergente, che va affrontato di caso in caso, con spirito di servizio, rispettando sempre prioritariamente la dignita' della persona.
Risultera' pero' un quadro di peculiarita', soprattutto del non vedente che ha perso la vista in tarda eta', ma anche del cieco congenito:
- a) effetti prevalentemente psicologici dell'handicap per il rifiuto della minorazione;
- b) difficolta' di orientamento nello spazio senza precisi punti di riferimento;
- c) incertezze nella deambulazione in coincidenza con la prossimita' di barriere architettoniche insufficientemente segnalate;
- d) tendenza alla riduzione della mobilita' e dell'autonomia in assenza di stimoli riabilitativi ed incentivanti gli interessi vitali;
- e) ciechismi (parlare forte, capo reclino, mani brancolanti, piedi striscianti), tendenti alla cronicita' di atteggiamento in mancanza di adeguata correzione;
- f) scarsa possibilita' di utilizzare la vicarianza dei sensi residui;
- g) diffidenza e ombrosita' di carattere che si accentuano con la solitudine e la depressione, se non sorrette da temperamento sufficientemente gioviale e incline all'ottimismo;
- h) maggiore rischio, rispetto all'anziano vedente, di emarginazione per coloro che vivono soli, se non sono molto integrati nel loro contesto sociale e se non dispongono di adeguati servizi di accompagnamento;
- i) per l'ipovedente anziano, tendenza generale a utilizzare poco e male il residuo visivo per la sovrapposizione delle apprensioni psicologiche di perdere totalmente la vista;
- l) scarso uso, se non incoraggiato, del bastone (preferibile quello rigido) per orientamento e sostegno.
3. L'UIC per gli anziani
Per una cultura di base sara' bene disporre anche di un cenno storico, che testimoni l'impegno dell'Associazione in favore degli anziani non vedenti.
Tra il 1972 e il 1973 una Commissione Nazionale dell'UIC (coordinatore prof. Banchetti) redigeva un documento programmatico sulla "ristrutturazione" degli Istituti per ciechi. Vi si prendeva in attenta considerazione anche l'opportunita' di attrezzare adeguatamente specifici reparti per non vedenti anziani. Si passava in tal modo da un'ospitalita' di "continuita' assistenziale" per persone prevalentemente sole, rimaste nel Convitto, ad una programmazione di nuovi servizi. Purtroppo, la lungimiranza di questo nuovo compito non e' stata colta dai gestori degli Istituti per ciechi. Essi, invece, "accecati" dalle paure del "nuovo vento" degli inserimenti nel contesto del territorio e delle successive integrazioni scolastiche, si sono arroccati nella difesa ad oltranza delle loro strutture. Hanno cosi' favorito, con il loro esasperato irrigidimento, il sorgere della polemica e delle fazioni tra i sostenitori degli "Istituti si'" e quelli degli "Istituti no". Quanto meglio avrebbero fatto se avessero compreso le nuove esigenze e avessero posto mano alle riforme, orientandosi verso nuovi servizi! Ma il loro retroterra culturale, tutto proiettato alla difesa del proprio "centro di potere", non ha consentito di aprirsi a nuove soluzioni, creando per cio' stesso le premesse del fallimento degli Istituti. Oggi finalmente si e' compresa l'importanza di questa riconversione dei servizi e si tenta di "salvare", con il "senno di poi", i patrimoni per i ciechi, frutto di liberalita'. (Al riguardo, si consideri la D.D.L. n. 666 Covello nel testo licenziato dalla Commissione Istruzione del Senato: art. 4 lett. G "Servizi per l'assistenza ai minorati della vista anziani").
Dobbiamo comunque arrivare agli anni ottanta, dopo la privatizzazione dell'UIC (D.P.R. 23 dicembre 1978) per assistere ad un "movimento di opinione" tra i quadri dirigenti dell'Associazione per la problematica anziani. Ne sono valida testimonianza:
- - la costituzione 1979 della Commissione Nazionale UIC Anziani (coordinatore Pinto);
- - il Convegno nazionale UIC "Gli anziani non vedenti: realta', problemi e prospettive" di Acireale (Catania), novembre 1980;
- - il Convegno nazionale UIC "I ciechi e l'informazione", Chieti luglio 1981, per la parte anziani;
- - il Convegno internazionale UIC "Integrazione dei ciechi nella societa'", Acireale (Catania) ottobre 1981, per la parte anziani;
- - la pubblicazione della prima edizione del "Codice dei diritti del non vedente" di Gobetti, che diviene, anche per questa problematica, un utile manuale di consultazione per le leggi regionali e per l'organicita' settoriale della problematica (Torino 1981 - secondo volume 1990); ed ancora:
- - il Convegno nazionale UIC "L'anziano oggi" di Rifreddo (Potenza), settembre 1983;
- - il sedicesimo Congresso nazionale UIC novembre 1985, che nelle mozioni finali include per la prima volta uno specifico paragrafo sugli anziani;
- - il Convegno regionale UIC Abruzzo "Assistenza ai ciechi anziani" di Montesilvano (Pescara), aprile 1986;
- - il Convegno regionale UIC Sardegna "L'anziano non vedente nel quadro assistenziale delle riforme: problemi e prospettive", Cagliari luglio 1986; altra pubblicazione:
- - "Integrazione sociale dei ciechi: attualita' e prospettive" della Sardegna, anno 1986-1987, riferimento ai ciechi anziani;
- - il Convegno nazionale UIC "Incontro informativo sull'uso degli strumenti tecnici per la mobilita' del non vedente", Pordenone ottobre 1987, per la parte anziani;
- - il Seminario regionale UIC Toscana "La problematica dell'ipovisione: realta' e prospettive", Tirrenia novembre 1987, riferimento agli anziani;
- - il Seminario nazionale UIC anziani, Tirrenia febbraio 1988;
- - il Seminario regionale UIC Toscana "Gli anziani minorati della vista, realta' e prospettive", ancora Tirrenia 1988;
- - il Convegno nazionale UIC "I ciechi e l'informazione", Vasto (Chieti) aprile 1989, per la parte anziani;
- - la mozione finale anziani Diciassettesimo Convegno nazionale UIC, Roma novembre 1989;
- - la Conferenza nazionale UIC degli Istituti, Taormina (Messina) marzo 1991;
- - la stessa mozione finale del presente Seminario nazionale UIC con i Rappresentanti regionali UIC, Tirrenia 16-17 novembre 1991.
Inoltre per approfondimenti specifici:
- - i verbali della Commissione Nazionale degli anziani fin dal 1979;
- - le circolari e le lettere circolari della Presidenza Nazionale UIC a partire dal 1980;
- - le relazioni annuali del Consiglio Nazionale UIC dal 1981 in poi;
- - la rubrica mensile sulla Stampa associativa a seguire dal 1985.
Altre iniziative locali: consulte regionali, articoli pubblicati, incontri e dibattiti.
Tutto questo importante materiale oggi costituisce il puzzle della problematica, lievitato lentamente ma continuamente dal rifiorire delle idee, fino a costituire una vera e propria "letteratura" in materia, che gli operatori debbono conoscere per un atteggiamento corretto nei confronti del servizio.
Questa "letteratura" dell'UIC assume grande importanza tiflogeragogica e deontologica per le priorita' ideali che l'Associazione individua riguardo l'opzione degli utenti anziani per i servizi:
- a) Assistenza domiciliare, potenziata per il cieco anziano e garantita dai rischi di emarginazione;
- b) Centri diurni e hospital-day con assicurati servizi di accompagnamento;
- c) Comunita' alloggio, residences per anziani e appartamenti satelliti;
- d) Istituzioni comuni per anziani;
- e) Istituzioni speciali per ciechi e comunita' anziani negli Istituti dei ciechi.
Il decennio successivo vede l'UIC, dal 1990, impegnata sul versante operativo delle realizzazioni pratiche. Ecco dunque, secondo i programmi della Commissione Nazionale UIC Anziani, il primo Soggiorno nazionale UIC per anziani non vedenti, Tirrenia maggio 1991; in fase organizzativa il Seminario nazionale UIC per i Rappresentanti regionali 1991 con la positiva ricaduta periferica nei Seminari regionali 1991/92; inoltre, il progetto I.Ri.Fo.R. 1992 sulla riabilitazione per gli anziani e il videotape dimostrativo 1992 per l'approccio corretto dell'operatore con l'anziano non vedente. E' un grande sforzo di informazione e coinvolgimento per passare dalla teoria alla prassi, con l'impegno essenziale delle strutture periferiche dell'Unione, che devono operare sul territorio e che devono portare la presenza attiva dell'Associazione al domicilio degli anziani.
4. Anziani ciechi e ciechi anziani
Moltissime persone oggi divengono cieche da anziane. La stessa longevita', che contraddistingue la condizione umana dei nostri tempi, comporta una significativa attenuazione della selezione naturale. Emergono di conseguenza i fenomeni collaterali dell'eta'. Tra questi il forte calo della vista, la sua progressiva perdita, molti casi di cecita' con residuo visivo. Un discorso a parte meritano pero' gli ipovedenti, per i quali la quantificazione del residuo stesso non corrisponde quasi mai alla capacita' funzionale di utilizzarlo per la conoscenza e l'appropriazione della realta' in cui vivono.
E' ovvio quindi che l'adattamento alla recente condizione di minorazione visiva e i rifiuti psicologici di questa nuova situazione, caratterizzino in maniera prevalente e significativa i ciechi anziani.
Ogni eta' ha i suoi problemi e noi dobbiamo prenderne atto cercando di viverla nel miglior modo possibile. Non dobbiamo dunque caricare sulla cecita' le difficolta' di sopravvivenza che l'eta' anziana comporta. L'involuzione naturale della vecchiaia si accompagna a ritmi di vita e a stati psicologici specifici, che vanno distinti dalle situazioni morbose che, come ogni eta' della vita, possono affliggere anche l'eta' anziana. Anzi, spesso, piu' significativamente, la affliggono a causa delle generali condizioni di minor difesa dell'organismo e minori sue capacita' di reazione.
Il nuovo cieco spesso si professa "ammalato" perche' privo della vista. Ci troviamo, allora, di fronte ad una sovrapposizione prevalentemente psicologica della sopraggiunta minorazione.
Infatti, la frase che spesso cogliamo sulle labbra dei nostri anziani "sto male!" - "che cos'hai?" - "non vedo!..." e' il sintomo di questa diffusa impreparazione a vivere adeguatamente una tardiva cecita'. Qui si' che possiamo e dobbiamo fare molto:
- a) informare sulla cecita'.
- b) Sensibilizzare il soggetto a questo rischio e le persone che vivono con lui.
- c) Sostenere con adeguata preparazione le nuove esigenze che l'anziano - di minorazione visiva recente - deve affrontare.
- d) Promuovere l'orientamento, la mobilita', l'autonomia, il movimento nello spazio, l'utilizzo delle mani e il piu' possibile dell'udito, la deambulazione, l'organizzazione degli oggetti del vivere quotidiano a portata di mano, lo scrollarsi di dosso l'autolesionismo, l'imparare dai piccoli espedienti che la vita continua e non e' affatto priva di soddisfazioni e di scopi anche da cieco.
- e) Realizzare concrete forme di prevenzione: la dieta, l'abuso di alcool e di tabacco, l'eccesso di farmaci, una costante vigilanza contro la pigrizia e la sedentarieta', periodici controlli diagnostici (diabete, glaucoma, cataratta).
- f) Superare sia il rifiuto dell'handicap, sia la paura di perdere il residuo visivo ancora disponibile, sia la dipendenza da tutti per la acquisita recente cecita', utilizzando altresi' in maniera corretta il visus di cui ancora si dispone.
Sono questi fattori che concorrono al recupero del trauma conseguente la nuova minorazione.
Spesso, poi, vi sono anche handicaps aggiuntivi: esempio frequente tra quelli fisici una difettosa deambulazione; tra quelli sensoriali la sordita'; tra quelli psichici l'arteriosclerosi, le forme maniacali, i disturbi della personalita', le psicosi depressive e la demenza pre senile e senile. Allora il quadro generale si complica, ma anche in questo caso ogni recupero va tenacemente perseguito per tutelare al massimo l'integrita' dell'uomo. Cio' soprattutto contro il pregiudizio che l'anziano sia "persona del tramonto" e quindi da lasciar decadere, in pace senza tormentare con riabilitazioni e terapie.
L'anziano cieco ha certamente delle specificita':
- a) insicurezza spaziale per la localizzazione di uno scalino;
- b) paura di non trovare un oggetto che momentaneamente sposta da se';
- c) preoccupazione di non sapere ritornare alla propria sedia;
- d) disorientamento per il bicchiere tenuto inclinato a causa del mancato riferimento ottico al piano orizzontale del pavimento o del tavolo;
- e) confusione che lo frastuona;
- f) smarrimento in ambiente eccessivamente rumoroso o quando gli parlano troppo forte.
Ma lui e' soprattutto un anziano e come tale deve affrontare al meglio le condizioni di sopravvivenza dell'eta'. Deve percio' convincersi di percorrere un'epoca della sua storia personale, che va vissuta nella pienezza e nella consapevolezza dei limiti e delle soddisfazioni che essa comporta.
5. Non autosufficienza
Si discute molto se nel caso di un non vedente la non autosufficienza comporti problemi specifici. La nostra esperienza ci insegna che la cecita' aggrava comunque la condizione di non autosufficienza. Specialmente nell'anziano vedente parzialmente autosufficiente, l'uso delle mani, dei piedi, l'evitare di urtare contro un muro con un girello ortopedico o con una carrozzella automatica, puo' comportare un vantaggio che viene meno ad un cieco parzialmente non autosufficiente. Subentra spesso, in questo caso, il fattore depressione, che noi vediamo abbastanza rilevante nel cieco anziano che sta perdendo la propria autosufficienza.
6. L'approccio dell'operatore sociale
Dal quadro generale fin qui proposto, si possono ricavare alcune indicazioni operative, che si sottopongono all'attenzione dell'operatore sociale. Esse sono il risultato di quel lavoro di gruppo, che ha impegnato l'UIC negli ultimi anni riguardo questa specifica problematica.
Tali indicazioni rispondono ad esigenze fondamentali, distinguibili solo da un punto di vista concettuale, ma in realta' quasi sempre intersecantesi e comunque mai imprescindibili.
6.1
1) Gli interventi per gli anziani devono essere personalizzati e individualizzati perche' non puo' esistere, e non avrebbe alcun senso, una presunta esauriente elencazione dei comportamenti corretti dell'operatore sociale. Ogni situazione umana va considerata nella sua singola irripetibile esperienza. Cio' implica innanzitutto una conoscenza esauriente della vita passata dell'anziano e della sua attuale condizione ambientale, economica e sociale. Per queste ragioni le presenti indicazioni costituiscono solamente una proposta iniziale ed una base minima di atteggiamenti pratici per coloro che hanno quotidiani rapporti con i ciechi anziani e con i loro parenti.
6.2
2) Un comportamento corretto deve porre l'erogatore del servizio in posizione di ascolto e di effettiva disponibilita' con doveroso atteggiamento di rispetto per i problemi che assillano l'anziano. Cio' implica vigilanza sul pericolo di incorrere in sbrigativi e superficiali pregiudizi.
Bisogna quindi incoraggiare, valorizzare e sostenere l'anziano affinche' vinca il proprio pudore a comunicare i suoi problemi e senta che cio' che lo assilla viene capito, anche se si tratta di questioni apparentemente di poco conto.
6.3
3) La preparazione del personale sia tale che:
- a) se non si puo' disporre di operatori specializzati in questo campo, sia comunque sufficientemente informato sulla realta' dei ciechi anziani;
- b) particolare approfondimento riguardo le barriere psicologiche;
- c) la minorazione visiva e' aggiuntiva ai problemi dell'eta', mentre, spesso, si imputa alla cecita' ogni fattore connesso alla condizione anziano;
- d) indicare soluzioni pratiche ed efficaci per l'adattamento ed il mantenimento dell'autonomia da parte dell'anziano divenuto cieco e dei suoi famigliari.
Esemplificando:
- a) alimentarsi;
- b) vestirsi;
- c) lavarsi;
- d) muoversi negli spazi conosciuti, vincendo le paure e l'insicurezza per combattere anche l'iperprotezione, che impigrisce e crea dipendenza;
- e) organizzare la propria vita in maniera da adattarla alle nuove esigenze, rapportate al proprio ambiente, sentendosi a proprio agio e limitando il piu' possibile i condizionamenti della cecita';
- f) stare a letto solamente lo stretto necessario;
- g) ricorrere ad adeguate forme di impiego del tempo libero con l'utilizzo della radio, della televisione, del registratore per l'ascolto dei numerosi libri e periodici incisi su cassetta;
- h) nei casi possibili tentare anche l'apprendimento della scrittura Braille;
- i) imparare il piu' possibile ad utilizzare l'udito ed il tatto per tentare il potenziamento dei sensi residui;
- l) coltivare qualsiasi contatto sociale perche' il cieco anziano e' piu' esposto del vedente all'emarginazione, che rende ancora piu' drammatico il fenomeno, oggi cosi' accentuato, della solitudine.
6.4
4) Completa informazione di tutti i benefici assistenziali, sanitari e sociali di cui un anziano puo' usufruire, nonche' di ogni servizio a sua disposizione.
E' prioritaria la libera scelta riguardo le sistemazioni logistiche che gli si offrono.
Evitare sia le interferenze dei parenti, quasi sempre interessate, sia soluzioni sbrigative o imposte. Infatti, finche' prevarra' l'iperprotezione, l'anziano non prendera' coscienza del proprio ruolo decisionale e non sara' stimolato a superare comode posizioni di delega delle proprie opzioni.
Ne risulta che Egli deve sapere esattamente cio' di cui puo' disporre e cio' che lo riguarda direttamente:
- a) assistenza domiciliare;
- b) appartamenti satelliti, cioe' autonomi ma gravanti su altri;
- c) residence con servizi comunitari;
- d) appartamenti di comunita' alloggio;
- e) centri ambulatoriali;
- f) centro anziani e centri diurni;
- g) piccole case famiglia;
- h) istituzioni comuni e speciali per ciechi;
- i) servizi di accompagnamento;
- l) hospital-day;
- m) strutture ospedaliere e sanitarie di prevenzione, cura e riabilitazione;
- n) vacanze climatiche;
- o) facilitazioni urbane per trasporti e spettacoli;
- p) barriere architettoniche;
- q) corretta alimentazione, dietetica, giusto equilibrio biologico con particolare riguardo al dosaggio di vitamine, proteine ed enzimi;
- r) estetica e cura della persona;
- s) ginnastica riabilitativa;
- t) attrezzature di soccorso, sostegno e mantenimento dell'autonomia.
6.5
5) Contatti diretti e costanti degli operatori sociali con le strutture erogatrici dei servizi per gli anziani:
- a) Ente Regione;
- b) Amministrazione Provinciale;
- c) Comunita' montana e comprensoriale;
- d) Comune;
- e) USL;
- f) Ospedale;
- g) Clinica di riabilitazione;
- h) Istituto comune per anziani;
- i) Istituto speciale per ciechi.
Realizzare un'azione promozionale, una verifica delle carenze dei servizi e un attivo controllo riguardo le effettive esigenze degli utenti.
Si richiede anche agli operatori sociali il massimo impegno per debellare i pregiudizi che escludono di fatto molti ciechi anziani dalle Istituzioni comuni. E' questo il movente piu' frequente e piu' rilevante che causa lo sradicamento dei ciechi dal luogo di origine.
6.6
6) Disporre di un elenco completo e sempre aggiornato delle Istituzioni comuni, sul proprio territorio, corredato da esaurienti informazioni economiche, sanitarie ed assistenziali, sul servizio che viene erogato, nonche' delle Istituzioni speciali per ciechi anziani disponibili in campo nazionale.
6.7
7) Prevenzione anche prenatale delle malattie che possono portare alla cecita':
- a) glaucoma;
- b) cataratta;
- c) retinite pigmentosa;
- d) miopia;
- e) distacco della retina;
- f) diabete;
- g) rosolia.
6.8
8) Pieno utilizzo ed uso corretto del residuo visivo disponibile. L'inabilita' di un anziano minorato della vista non e' sempre proporzionale alla riduzione visiva reale, specialmente se la perdita della vista e' avvenuta in eta' avanzata. Abbiamo un gran numero di persone che si comportano da ciechi e non lo sono del tutto. Esempio: anziani operati brillantemente di cataratta che si rassegnano alla cecita' perche' non riescono ad adattarsi alla correzione ottica.
Prestare attenzione ad una adeguata illuminazione sia diurna sia notturna dei locali ed all'utilizzo di lenti correttive accuratamente scelte, caso per caso, da oculisti attenti e competenti.
6.9
9) Alcune proposte esemplificative:
- a) Incontri con gli anziani. Ormai per esperienza abbiamo visto che devono essere gli operatori sociali ad andare dagli anziani. Pertanto, programmare il piu' possibile visite domiciliari a tappeto e riunioni a piccoli gruppi: assemblee zonali e mandamentali.
- b) Collegamenti con tutti coloro che si occupano concretamente degli anziani, sia organizzazioni di ciechi (MAC), sia di vedenti (SIMOG, Prosenectute, MOVI, Patronati, Sindacati, Congregazioni religiose).
- c) Regioni: emanare Leggi assistenziali e sanitarie che facciano convergere nel sociale l'impegno delle Amministrazioni Locali con idonei finanziamenti, inserendovi le specifiche esigenze dei ciechi.
- d) USL: realta' emergente, perche' tra molte difficolta' - decentramento, autonomia decisionale, finanziamenti, attrezzature, personale - deve coordinare le iniziative sul territorio specialmente nella prevenzione, nella riabilitazione e nella terapia di mantenimento.
- e) Pensionamento: non deve coglierci impreparati perche' il transfert dalla professione alla quiescenza deve consolidare l'incentivo degli interessi e il buon impiego del tempo libero. Per il cieco tardivo si tratta quasi sempre di una coincidenza del passaggio dalle attivita' quotidiane alla sedentarieta', passaggio che si identifica con quello dal vedere al non vedere. La nuova situazione lo coglie impreparato e origina quel caricare sulla cecita' ogni disagio dell'eta', evidenziando in tal modo il rifiuto dell'handicap.
- f) Vacanze climatiche per gli anziani nelle mezze stagioni: sono consigliate, organizzate, gradite. Per coloro che vivono nelle Istituzioni vi sono piu' resistenze ad aderirvi per un minor spirito di adattamento e per una certa pigrizia assistenziale che li fa rifuggire dalle "novita'". Invece, andrebbero incoraggiate per una opportuna evasione tonificante. I ciechi, pero', meglio coi vedenti anziani piu' che fra loro; anche se poi dipende di caso in caso e sussiste una discreta richiesta - esempio: Casa Albergo Fuca' a Tirrenia e soggiorni estivi del MAC - all'estero molto di piu'.
- g) Attivita': gambe e cervello sempre impegnati garantiscono la nostra autonomia. Sfatare il pregiudizio nei confronti della ginnastica per l'anziano, anche se ad essa ci si deve accostare con gradualita', prudenza, cognizione di causa e comunque con il controllo del medico. Per gli anziani, spesso instabili nell'equilibrio, abbiamo trovato di giovamento la ginnastica da seduti per la mobilita' delle braccia e delle gambe ovvero ginnastica isometrica e non culturismo.
- h) Ergoterapia: qualsiasi forma di attivita' che impegni la persona nei casi in cui cio' e' possibile: lavori manuali di tipo artigianale di ogni genere se vi sono gli ambienti idonei e se non si tratta di persone che hanno perso la vista in eta' troppo avanzata; lavoro a maglia, uncinetto, vimini, impagliatura, rilegatura. Anche passatempi quali il gioco delle carte, la dama, il domino, gli scacchi, la tombola, per gli ipovedenti giardinaggio e accudire gli animali.
- i) Habitat: per gli anziani case e citta' su misura. Anche se e' un'utopia,
nelle societa' dei "parcheggi sui marciapiedi" e dell'edilizia selvaggia.
Barriere sensoriali e barriere architettoniche ostacolano l'anziano, specialmente
cieco. La casa andrebbe fornita di quegli accorgimenti che danno sicurezza
e favoriscono l'autonomia. Cio' in alcune citta' gia' si fa - esempio i telefoni
di soccorso. Anche in molti piccoli centri, specie nelle stazioni ferroviarie,
le toilette e i telefoni a gettoni incominciano ad essere a portata di mano
delle persone in carrozzella.
Molti studi urbanistici sono stati fatti in materia, ma nella "civilta' degli ascensori" lo spazio e' oro e le carrozzelle non ci entrano quasi mai.
Nella casa, nelle Istituzioni quanto meno: maniglie di sostegno nei bagni (water, doccia, vasca), corrimano guida ed appoggio nei corridoi, illuminazione degli ambienti.
Per il cieco specificamente: maggiore spazio del consueto tra i sanitari nel bagno; punti di riferimento per l'orientamento; qualsiasi espediente l'esperienza e la fantasia suggeriscano: campanelli di segnalazione nei vari piani degli ascensori, didascalie in Braille, segni convenzionali per rendersi conto del punto in cui ci si trova; agli esterni cordoli e corrimano perpendicolari per l'orientamento del piede e della mano; selciati differenziati per segnalazione tattile del piede.
Ma la casa deve essere anche luce e colori, segni di vita per l'anziano vedente e per il cieco anziano: contro il grigio di mura spoglie e di desolanti ambienti disadorni, esaltare la "civilta' del fiore". - l) Estetica: fondamentale risulta la cura della persona e il piacere di presentarsi
agli altri sempre in ordine per rispettare coloro con cui viviamo e noi stessi.
Impegnarsi contro la trascuratezza dell'abbigliamento e dell'aspetto fisico, piu' frequente nel cieco anziano uomo.
Molto importante l'educazione e l'utilizzo delle protesi di ogni genere: dentarie, oculari, udito, arti, sesso, incontinenza.
7. Rappresentanti UIC
La capillare rete periferica dei rappresentanti degli anziani a due livelli, vero punto di forza per efficienza ed incisivita' della nostra Associazione, caratterizza questo decennio delle concrete realizzazioni operative. Al riguardo, siamo confortati dal fatto che proprio per gli anziani l'UIC dispone attualmente del maggior numero di rappresentanti designati e precisamente all'11 luglio 1991 n. 16 regionali e n. 66 provinciali.
Giovera' preliminarmente chiarire che Essi hanno compiti consultivi e funzioni tecniche, tuttavia importantissime per la vitalita' degli Organi Associativi deliberanti che li hanno designati.
Cio' premesso, proponiamo le competenze e le modalita' operative rispettive secondo la seguente tabella riassuntiva (schema propositivo e non sclerotizzante la irripetibile individualita' delle singole situazioni personali):
- 7.1 Rappresentante UIC regionale
- a) Tiene i collegamenti e funge da referente per gli anziani nei confronti del Consiglio Regionale UIC.
- b) Partecipa per studio e rappresentanza UIC, previa deliberazione del Consiglio Regionale UIC, ai convegni, conferenze e dibattiti piu' significativi, in tutte le sedi in cui si discutono i problemi degli anziani.
- c) Affianca il Consiglio Regionale UIC nella progettazione di periodici seminari regionali o inter-regionali per la promozione e la sensibilizzazione degli operatori (sia personale sezionale UIC, sia personale dei pubblici servizi socio-assistenziali e socio-sanitari), mantenendo poi con i medesimi quei collegamenti che possano garantire adeguata continuita' nella vigilanza e nella qualita' dei servizi.
- d) Attua e sostiene le iniziative socio-assistenziali e socio- sanitarie del Consiglio Regionale UIC, quali ad esempio soggiorni climatici, gite sociali, vacanze organizzate, momenti di integrazione sociale particolarmente utili per attenuare l'emarginazione dei non vedenti.
- e) Cura i contatti con gli Istituti per ciechi che accolgono anziani.
- f) Collabora per il settore della Stampa associativa inoltrando all'Ufficio competente della Presidenza Nazionale cronache e notizie attinenti qualsiasi iniziativa di livello regionale dell'UIC.
- g) Tiene i contatti con la Commissione Nazionale UIC Anziani.
- h) Coordina la Commissione consultiva o il Comitato tecnico regionale anziani non vedenti costituito dai rappresentanti provinciali.
- i) Raccoglie sistematicamente ed organicamente tutte le Leggi Regionali emanate, riguardanti gli anziani, sia generali (cioe' concernenti interventi socio-assistenziali e socio-sanitari) sia specifiche, mettendole a disposizione del Consiglio Regionale UIC e della Presidenza Nazionale UIC.
- 7.2 Rappresentante UIC provinciale
- a) Tiene i collegamenti e funge da referente per gli anziani nei confronti del Consiglio Provinciale UIC.
- b) Realizza a livello personale i necessari contatti dell'Associazione con i Soci anziani, con visite domiciliari e colloqui telefonici, per valorizzare la concreta presenza dell'UIC nell'azione di sostegno e di patronato, mirante al superamento delle diverse difficolta'.
- c) Promuove, previa deliberazione del Consiglio Provinciale, momenti di aggregazione "associativa" con incontri zonali periodici, in modo da "portare" l'Associazione sul territorio.
- d) Visita periodicamente i non vedenti nelle Istituzioni comuni, rimuovendo i pregiudizi che spesso ne ostacolano dapprima l'accoglimento e poi l'ospitalita', nonche' nelle Istituzioni speciali per ciechi e nelle strutture sanitarie pubbliche che ospitano anziani.
- e) Vigila particolarmente sull'effettiva operativita' dell'assistenza domiciliare comunale o delle Comunita' degli Enti Locali, perche' l'anziano non vedente che vive solo e' molto esposto al rischio dell'emarginazione.
- f) Collabora con il Gruppo provinciale UIC di volontariato per l'animazione domiciliare, l'accompagnamento e il coinvolgimento associativo degli anziani per consentire loro sufficiente inserimento sociale.
- g) Collabora per il settore della Stampa associativa inoltrando all'Ufficio competente della Presidenza Nazionale cronache e notizie attinenti qualsiasi iniziativa di livello provinciale dell'UIC.
- h) Fa parte della Commissione consultiva o del Comitato tecnico regionale anziani non vedenti.
- i) Coordina la Commissione consultiva o il Comitato tecnico provinciale anziani non vedenti nominati dal Consiglio sezionale UIC.
- l) Raccoglie sistematicamente ed organicamente tutte le deliberazioni degli Enti Locali emanate, mettendole a disposizione del Consiglio Provinciale UIC e del Consiglio Regionale UIC per studio e consultazione.
8. Vademecum per l'operatore
- a) Posizione di ascolto.
- b) Grande disponibilita'.
- c) Molta attenzione all'interlocutore.
- d) Valorizzare i suoi problemi.
- e) Prospettargli che tutti sono risolvibili con gradualita'.
- f) Incoraggiare il suo aprirsi.
- g) Guadagnarsi con la pazienza e la simpatia la sua fiducia.
- h) Patronato e accompagnamento.
- i) Indicazioni precise per l'utilizzo dei pubblici servizi di cui puo' disporre.
- l) Informarlo sulle facilitazioni praticabili.
- m) Coinvolgerlo nei legami socio-affettivi con l'Associazione.
- a) Padronanza dei movimenti e orientamento nei locali.
- b) Autonomia nelle necessita' quotidiane (al bagno, vestirsi, mangiare).
- c) Sicurezza personale ed emergenze (telefono, tele-soccorso, gas, liquidi a rischio, salvavita, chi bussa alla porta?, scalini anomali e barriere architettoniche in genere).
- d) Amministrarsi (controlli sanitari periodici, disbrigo pratiche burocratiche, suddividere i farmaci, mettere gli oggetti di prima necessita' sempre allo stesso posto, segni di riconoscimento per i vari capi di biancheria, espedienti organizzativi in cucina).
- e) Verificare l'impegno della rete dei servizi.
- a) Ruolo sociale anche in relazione alle proprie risorse finanziarie.
- b) Privacy ed autonomia contro l'"affare pensionato".
- a) Servizio di accompagnamento. Pirandello: "crearsi per ritrovarsi".
- a) Istituzioni comuni per anziani (integrarsi, debellare i pregiudizi sulla cecita' informando e coinvolgendo gli ospiti e il personale, socializzazione contro i rischi di emarginazione).
- b) Istituzioni speciali per anziani (contatti con l'esterno contro la ghettizzazione e l'abbandonarsi ad una vita abulica. Non sradicarli pero' dal proprio habitat socio-culturale).
- a) Autonomia e fruizione dei servizi.
- b) Visite periodiche di sostegno.
- a) Al Centro Diurno;
- b) al bar con i vicini;
- c) da soli impegnandosi contro la noia e la depressione.
- a) La necessaria professionalita' non dara' mai i frutti sperati senza passione per la causa, spirito di servizio e amore per quanti possono giovarsi del nostro impegno.