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Convegno di studio sull’integrazione scolastica dei minorati della 
  vista  Giardini Naxos (ME), 10/11 marzo 2000
Documenti dei 
  gruppi di lavoro
I gruppi di lavoro costituitisi durante il Convegno hanno 
  formulato le seguenti considerazioni e proposte.
Gruppo I  Tema: "Possibili 
  forme di collaborazione fra le scuole frequentate dai minorati della vista, 
  le Sezioni dell’UIC e i Centri di consulenza tiflodidattica"
Il gruppo ha focalizzato la propria attenzione su alcune azioni 
  necessarie per l’avvio concreto dei Centri di Risorse. L’accordo sulla necessità 
  di giungere a risposte comuni sul territorio è stato unanime, così come unanime 
  è stata la condivisione di scindere il livello politico dal livello tecnico 
  della risposta. Alle Sezioni UIC e alle relative Commissioni Istruzione, anche 
  attraverso la sintesi regionale, spetterà il compito di segnalare al Centro 
  le necessità del territorio di competenza. Ciò premesso si indicano le seguenti 
  proposte operative:
Individuazione di un percorso organizzativo per la costituzione 
  dei Centri risorse. Esso va paradossalmente pensato come "Centro Virtuale", 
  che esiste in quanto esistono i Servizi che offre. Ciò presuppone:
- la mappatura delle risorse 
  presenti su ciascun territorio di pertinenza del Centro, che non devono essere 
  assolutamente eliminate ma semplicemente riorganizzate per dare una risposta 
  univoca. Questo significa, però, superare la difesa degli orticelli e la concorrenza 
  sul territorio;
- La definizione di protocolli 
  comuni. E’ necessario, ad esempio, sapere cosa si intenda concretamente quando 
  in Lombardia piuttosto che nelle Marche si parla di "intervento domiciliare". 
  Per far questo è necessaria una descrizione dei vari percorsi di intervento, 
  sulla base dei quali definire un protocollo comune che serva per tutti come 
  standard di riferimento.
- L’organizzazione concordata 
  delle richieste da farsi alle scuole e delle offerte da proporre.
Alla difficoltà del Centro di rispondere ai singoli bisogni 
  di un territorio troppo ampio si può far fronte con un modello organizzativo 
  che lo veda quale collettore della domanda; per la risposta potrà servirsi di 
  risorse presenti in loco. In altre parole si tratta di strutturare una rete 
  di consulenti per le specifiche competenze che possono intervenire sulla base 
  di un progetto unitario coordinato dal centro. Questo ci pone una domanda. Chi 
  è il Tiflologo? una fantomatica figura sempre invocata per la risoluzione dei 
  problemi insoluti. Forse su questo occorrerà approfondire la riflessione. Si 
  conviene comunque sulla necessità di servirsi di consulenti, anche vedenti, 
  nel dare delle risposte a specifici bisogni. Circa il dimensionamento dei Centri 
  occorrerà tener presente le varie realtà territoriali, così come per la loro 
  collocazione fisica. Il livello organizzativo centrale, recuperando metodi e 
  competenze dalle varie esperienze in atto definisce: i compiti, i protocolli, 
  le linee guida e gli standard operativi. Quindi il livello organizzativo locale 
  struttura il Centro nel rispetto dell’esistente e delle specifiche esigenze 
  del territorio di pertinenza. Il processo, per riuscire, deve avvenire non solo 
  con il consenso ma anche con la condivisione di tutta l’organizzazione. Questa 
  è la vera difficoltà e la vera scommessa organizzativa.
Creazione di un sito. Proposta di possibile immediata realizzazione 
  da parte del gruppo è quella di un sito Internet presso i quali archiviare tutti 
  i testi digitalizzati ed in una particolare Sezione quelli digitalizzati in 
  formato per la trascrizione Braille. Ciò eviterebbe di ripetere il trasferimento 
  del testo sul dischetto, la cui stampa può continuare a essere fatta presso 
  le varie strutture già esistenti. Inoltre lo studente, il ragazzo di scuola 
  superiore dotato di Personal Computer, potrà accedere autonomamente al testo 
  o ad alcune sue parti. Per questo si propone l’immediata attivazione di un gruppo 
  di lavoro costituito da esperti per la messa a punto del piano operativo di 
  fattibilità.
Il gruppo sollecita infine l’invio di un documento all’Anci, 
  alla Unione Provincie Italiane e alla Conferenza Stato Regioni per invitare 
  tutti ancora una volta a definire le reciproche competenze per l’assistenza 
  scolastica ai non vedenti sia in riferimento alla scuola dell’obbligo ma ancor 
  di più per i giovani che frequentano le scuole superiori e le scuole di formazione 
  professionale
11 marzo 2000
Gruppo II  Tema: "Elaborazione, 
  esecuzione e verifica del Piano Educativo Personalizzato, comprese le attività 
  extrascolastiche"
Il Gruppo, riprendendo le tematiche delle relazioni del Convegno, 
  si è trovato d’accordo nell’indicare le seguenti linee operative, tenuto conto 
  anche del fatto che il PEP è il momento finale di un processo educativo che 
  ha a monte una serie di altri momenti fondamentali per lo sviluppo educativo:
- coinvolgimento delle famiglie, sia nell’informazione alla 
  scuola, che nella dimensione propositiva e progettuale;
- coinvolgimento di tutte le figure che comunque possono 
  fornire notizie utili sulla storia educativa e personale (compagni, vicinato, 
  lettori, insegnanti di mobilità, ecc.);
- coinvolgimento di tutti gli enti ed associazioni che, per 
  effetto di legge, o anche per esigenze specifiche, hanno titolo ad intervenire 
  con risorse umane, professionali ed economico-amministrative;
- reale coinvolgimento di tutti i docenti nell’elaborazione 
  del PEP, ricordando che l’insegnante specializzato è di sostegno alla classe 
  e non al singolo soggetto;
- necessità di un raccordo e di una verifica permanente da 
  parte di tutti i soggetti coinvolti (Asl, Comune, Province, ecc.);
- capacità di attivazione delle risorse scolastiche di rete 
  per la pronta ricerca ed utilizzazione di strumenti, metodologie e tecnologie;
- capacità di collegare il PEP ad una progettazione educativa 
  che non si esaurisce in orari e tempi scolastici, ma sappia utilizzare ambiti 
  e risorse extrascolastiche (associazionismo sportivo, scout, attività ricreative 
  e culturali, ecc. );
- particolare attenzione alla relazionalità con genitori, 
  amici, lettori, figure professionali e non che, comunque, entrano in rapporto 
  con l’allievo minorato della vista.
Compiti dell’U.I.C.:
- individuazione precoce dei soggetti minorati della vista 
  sul territorio di competenza;
- promozione con risorse proprie o dei servizi territoriali 
  del sostegno psicologico e sanitario alla famiglia;
- censimento di tutte le risorse territoriali utilizzabili 
  per il progetto d’integrazione e per il PEP;
- informazione e sostegno alle famiglie;
- elaborazione di una scheda personale per ciascun per ciascun 
  bambino minorato della vista fin dall’asilo-nido che raccolga tutte le informazioni 
  a finalità educative e scolastiche dell’alunno;
- ad ogni precisazione, ove occorre, prevedere contatti e 
  accordi con la famiglia, con la scuola, con gli insegnanti nella prospettiva 
  della elaborazione del PEP e della eventuale necessità di produzione di testi 
  scolastico dell’uso di particolari sussidi. Formulazione di ipotesi di convenzioni 
  e di contratti di prestazioni d’opera o di comodato d’uso;
- coinvolgimento dei centri di documentazione tiflodidattica 
  e del libro parlato, dell’I.Ri.Fo.R. e dell’U.N.I.Vo.C. nelle iniziative intraprese 
  e nella formulazione di nuove ipotesi progettuali sul piano metodologico-didattico.
Gruppo III  Tema: "Rappresentanti 
  UIC nei GLIP: esperienze e prospettive".
Dall'analisi delle esperienze portate all’attenzione del gruppo 
  è emerso che:
- si e constatata una estrema eterogeneità di modalità di 
  funzionamento dei GLIP da provincia a provincia: in alcune è stata denunciata 
  una grave sporadicità e fugacità degli incontri, mentre in altre il GLIP ha 
  assunto una effettiva funzione consultiva e di coordinamento, così come previsto 
  dalla legge 104/92 e dal D. M. 122/94;
- in linea generale si lamenta una scarsa rappresentatività 
  dei delegati delle P. A. interessate, unita ad una scarsità di competenze specifiche, 
  soprattutto in riferimento al settore della minorazione visiva;
- è stato posto anche in evidenza con preoccupazione il problema 
  del coordinamento dei GLIP affidato ad ispettori tecnici che spesso sono chiamati 
  ad operare in varie realtà territoriali;
- alcune province non hanno ancora stipulato accordi di programma 
  o, in altri casi, essi non hanno ancora avuto la dovuta attuazione. Inoltre, 
  anche laddove gli accordi di programma sono stati definiti, la farraginosità 
  del loro iter di formulazione ed approvazione ha fatto si che l’accordo stipulato 
  risultasse nei fatti già superato dall'evoluzione della normativa;
- per quanto concerne la erogazione dei finanziamenti, si 
  sono registrate due modalità prevalenti di scarsa equità ed efficienza: o erogazione 
  a pioggia. o una erogazione alternata, mentre resta chiaro che la modalità più 
  corretta, utilizzata in alcune province, debba essere definita in funzione dell'approfondita 
  e competente analisi della qualità dei progetti e delle esigenze.
Il Gruppo, sulla base delle esperienze raccolte, ha formulato 
  anche una serie di proposte operative:
- essendo avvertita l'esigenza 
  della costituzione di linguaggi e conoscenze condivise tra gli addetti ai lavori, 
  è stata proposta la redazione di un vademecum operativo di facile consultazione 
  che tenga conto delle possibili innovazioni indotte dal processo di autonomia 
  della scuola, dove potranno essere definiti standard minimi di qualità delle 
  fasi e delle procedure, per rendere le modalità operative più omogenee su tutto 
  il territorio nazionale;
- effettuare una azione a livello 
  nazionale presso le autorità competenti, in modo da garantire, nel momento della 
  formulazione delle diagnosi cliniche e, successivamente, delle diagnosi funzionali, 
  l’utilizzazione di un linguaggio in grado di descrivere in modo efficace gli 
  effettivi limiti e le reali potenzialità di ogni studente minorato della vista, 
  facendo riferimento anche agli standard internazionali formulati dall’OMS;
- il GLIP e, in un prossimo 
  futuro, le unità territoriali di formazione, dovranno curare con particolare 
  attenzione la formazione degli operatori scolastici ed extrascolastici chiamati 
  a collaborare nel processo di integrazione degli alunni minorati della vista;
- va previsto un aggiornamento 
  della normativa di riferimento che chiarisca ulteriormente i compiti dei GLIP 
  o degli altri organismi eventualmente destinati ad integrarne le funzioni nei 
  futuro, introducendo, in particolare, specifiche disposizioni che consentano 
  ai rappresentanti delle associazioni di categoria un ruolo maggiormente incisivo 
  nei lavori dei GLIP;
- istituzione di un coordinamento 
  a livello regionale delle attività dei GLIP provinciali;
- creazione di un rapporto 
  di continuità tra i gruppi H, i GLIP e i nuclei di supporto dell'autonomia per 
  consentire un tempestivo monitoraggio della dislocazione degli alunni in situazione 
  di handicap e un intervento di indirizzo all'interno di tali nuclei e, successivamente, 
  nei centri di risorse previsti dalla normativa sull'autonomia;
- rivedere il meccanismo delle 
  nomine, aumentando, se possibile, il numero dei rappresentanti delle pubbliche 
  amministrazioni interessate, per avere la certezza del numero legale nel maggior 
  numero possibile di riunioni, prevedendo anche la partecipazione di un rappresentante 
  delle istituzioni a livello regionale;
- prevedere il potenziamento 
  delle responsabilità e delle competenze dei GLIP per favorire le future autonomie 
  scolastiche ed impegnarsi per l'integrazione degli alunni minorati della vista, 
  fornendo corrette informazioni alle scuole e definendo gli standard minimi delle 
  prestazioni richiesti dalle specifiche minorazioni.