I partecipanti al XX Congresso Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi, riuniti in Commissione per discutere dei problemi connessi all’educazione e all’istruzione degli ipo e dei non vedenti e alla formazione del personale di sostegno all’integrazione scolastica delle persone con disabilità visiva;
considerato che l’ordinamento scolastico presenta attualmente una situazione di estrema fluidità, dovuta all’applicazione delle norme sul decentramento amministrativo e alla realizzazione dei programmi finalizzati ad attribuire alle scuole l’autonomia;
constatato che questo panorama di cambiamento è complicato dall’incertezza sulla "riforma dei cicli" e dalla mancata attuazione, o dalla confusione normativa, derivante dalle determine applicative del decreto 112/1998 e, ultima arrivata, dalla legge 328/2000, sulla riforma dello stato sociale;
preso atto che, in questo panorama di incertezza, l’istruzione dipende, e dipenderà sempre più, dalle Regioni e dagli organi periferici, mentre al Ministero rimangono compiti di indirizzo;
considerato che, in quanto il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (M.I.U.R.) perde i suoi compiti di gestione centralizzata della scuola italiana, diminuisce anche il ruolo della Direzione Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi nel sostenere le politiche dell’istruzione;
tenuto conto che nella attuale società "apprenditiva", così come viene definita nel libro bianco redatto dalla Commissione Istruzione della Comunità Europea, l’istruzione non va più intesa come un momento della vita, ma come un processo di formazione permanente e continua;
preso atto che, in tale situazione, a livello centrale possono essere forniti soltanto orientamenti e linee di indirizzo, per consentire alle strutture locali di operare sul territorio, secondo le esigenze specifiche e in base alla normativa regionale concernente l’istruzione e la cultura;
ritenuto che sia ormai improcrastinabile la definizione di un "sistema formativo delle persone con disabilità visiva" che, riunendo in modo organico le diverse esperienze e competenze condivise, consenta ai nostri giovani di vincere le sfide della società della globalizzazione;
considerato che questo modello dovrà essere punto di riferimento per tutte le Agenzie che, a diverso titolo, si occupano dell’educazione degli ipo e dei non vedenti;
per i nuovi Organi Centrali e Periferici dell’Unione Italiana dei Ciechi, le seguenti proposte.
A livello normativo, devono essere sostenute le richieste di:
Ci si deve impegnare a:
Sia a livello centrale, sia in periferia, per aumentare le possibilità di successo della nostra azione, occorre attivare una sempre più stretta collaborazione con le altre associazioni di disabili, interessate al problema dell’integrazione scolastica, in particolare con riferimento alle situazioni di plurihandicap.
Si deve insistere, ribadendo le motivazioni più volte enunciate, affinché, in tutte le Regioni, l’assistenza scolastica venga lasciata in capo alle Amministrazioni Provinciali.
Nello scegliere le scuole alle quali iscrivere gli alunni ciechi ed ipovedenti, occorre procedere ad una verifica delle disponibilità delle scuole stesse, valutando l’attenzione che, nei Piani dell’Offerta Formativa (P.O.F.), viene dedicata agli aspetti specifici delle singole minorazioni.
È, altresì, opportuno vigilare, affinché, nell’applicazione della legge 138/2001 sulla certificazione del residuo visivo, vengano salvaguardati i diritti degli ipovedenti all’assistenza sia scolastica, che generale.
Si deve continuare nell’opera di perfezionamento del servizio di trascrizione dei libri di testo, nella prospettiva di rendere i testi, soprattutto quelli destinati alle prime classi, più rispondenti alle esigenze dei bambini ciechi ed ipovedenti. Per quanto possibile, si deve giungere ad una piena normalizzazione nei tempi di consegna di tali libri.
Per invogliare i ciechi e gli ipovedenti alla lettura, deve essere dedicata maggiore attenzione alla produzione di libri per bambini, utilizzando anche, tutte le volte che ciò sia possibile, prodotti specializzati stranieri, dei quali possono essere conservate le illustrazioni, mentre il testo, di solito di dimensioni piuttosto limitate, potrà essere tradotto in italiano.
Si deve aggiornare e migliorare, riducendo il margine dei refusi, la produzione dei testi scolastici. È opportuno realizzare un sistema reticolare di produzione degli stessi, di cui le Sezioni potrebbero rappresentate i terminali di stampa, rendendo in ogni caso queste ultime libere di rivolgersi al Centro di Produzione da esse ritenuto più efficace.
È auspicabile che la riforma complessiva del sistema scolastico possa consentire l’individuazione di un limitato numero di testi.
È necessario curare gli aspetti cromatici del materiale didattico, per renderlo stimolante per gli ipovedenti e fruibile da tutta la classe. Anche per il materiale, si può fare ricorso alla produzione straniera, là dove la qualità risulti valida.
Per consentire un rapido accesso alle disponibilità e per evitare inutili sprechi di risorse, è necessario approntare e tenere costantemente aggiornato un catalogo delle opere e dei materiali, nel quale vengano indicate anche le modalità di acquisizione.
Si deve provvedere con maggiore sistematicità alla diffusione tempestiva di tutte le informazioni sui nuovi materiali disponibili e, soprattutto, sui nuovi dispositivi realizzati dalla tecnologia. A tale scopo, è opportuno che per ogni prodotto venga realizzata un’apposita scheda, contenente, oltre la descrizione, i dati tecnici essenziali.
Occorre impegnare le strutture periferiche dell’Unione, in collaborazione con le famiglie e possibilmente con le scuole, in un monitoraggio della qualità dell’integrazione scolastica, mediante l’utilizzazione degli appositi questionari, predisposti dalla Commissione Istruzione e già sottoposti alla valutazione del Ministero.
È necessario che i responsabili delle strutture periferiche dell’Unione operino in modo da essere presenti, con propri rappresentanti esperti, non necessariamente soci, in tutte le sedi nelle quali si elaborano disposizioni concernenti l’istruzione, per sottolineare le necessità particolari dei ciechi e degli ipovedenti iscritti alle scuole di ogni ordine e grado.
L’I.Ri.Fo.R., anche a livello periferico, deve curare:
Per questo occorre ottenere in fretta l’accreditamento dell’I.Ri.Fo.R. quale ente di formazione presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e le Regioni. Nel prossimo futuro, sarà, inoltre, necessario accreditare l’I.Ri.Fo.R. presso i Comuni e i Consorzi Sociosanitari quale ente erogatore di servizi socioriabilitativi.
Un problema al quale devono essere dedicati particolari impegno ed attenzione è costituito dalle difficoltà nelle quali operano le Unità Territoriali di Coordinamento delle attività a sostegno delle integrazione scolastica dei ciechi e degli ipovedenti (U.T.C.), la cui funzionalità sembra incontrare resistenze più marcate, là dove le Sezioni hanno profuso maggiori energie per la buona riuscita dell’inserimento scolastico.
Per questo occorre rendere strutturale l’intesa tra gli Enti finanziatori: Unione Italiana dei Ciechi, I.Ri.Fo.R., Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita", Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, attraverso la costituzione di una Associazione Temporanea di Scopo (A.T.S.). In tal modo, oltre ottenere una maggiore uniformità di azione nella gestione delle U.T.C., si faciliterebbe la condivisione dei dati.
A livello operativo, occorre definire la "mission" delle singole U.T.C., in relazione al territorio di pertinenza.
Ciò dato e premesso che l’U.T.C. è "centro di coordinamento" della "rete di servizi" condivisi, prevista dalla legge 328/2000 e che, perciò, non deve, in alcun caso, essere considerata un "super servizio" o essere identificata con il Centro di Consulenza Tiflodidattica di riferimento, occorre perseguire i seguenti obiettivi comuni:
Per il raggiungimento di questi obiettivi, è importante rendere più rappresentativi, rispetto alle istanze presenti sul territorio, i Comitati di Coordinamento delle stesse.
L’organizzazione delle Unità Territoriali di Coordinamento e dei centri di produzione dei testi scolastici risolve un certo numero di problemi, ma la formazione degli alunni ciechi ed ipovedenti presenta tuttora gravi carenze che impongono di affrontare, con l’aiuto di operatori competenti e con l’impiego delle necessarie risorse, le questioni psicopedagogiche e metodologiche, ancora oggi trascurate dalla scuola.
Questa problematica è resa più grave per la sostanziale modificazione verificatasi negli ultimi tempi nel gruppo degli alunni minorati della vista. La crescente presenza di pluriminorati e di ipovedenti rende i pur sempre validi principi della pedagogia e della didattica di Romagnoli applicabili ad un numero sempre più esiguo di alunni.
Per quanto concerne aspetti particolari, è necessario impegnare i Consigli Regionali e le Sezioni Provinciali in un’azione più capillare e sistematica, per promuovere la partecipazione dei genitori alle attività specifiche a supporto dell’integrazione scolastica dei loro figli.
Gli stessi genitori devono essere più direttamente e sistematicamente coinvolti nella collaborazione con le Sezioni, sia per quanto attiene agli aspetti educativi, sia per altri ordini di problemi che le Sezioni debbano affrontare sul territorio.
Prima della chiusura dei lavori, i partecipanti alla Commissione hanno ricordato la figura e l’opera di Mario Mazzeo per il prezioso contributo dato alla causa dell’educazione e dell’istruzione dei ciechi e degli ipovedenti.
Roma, 23 novembre 2001
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