Numero 11 del 2024
Titolo: DIRITTI- 2025: cambia qualcosa per la disabilità?
Autore: Carlo Giacobini
Articolo:
Curiosità e preoccupazioni sulla riforma della disabilità
In queste settimane giungono all'Agenzia Iura - e non solo - parecchie domande, fra il curioso e il preoccupato, intorno alla cosiddetta riforma della disabilità e in particolare riguardo alla sorte che, di qui a pochi mesi, toccherebbe a tanti ciechi e invalidi. L'ansia maggiore è che vengano messi in discussione i verbali di cui si è già in possesso e gli status riconosciuti magari già da anni se non da decenni.
In realtà, diciamolo subito, le modificazioni dei percorsi e delle modalità di accertamento delle disabilità entreranno a regime non prima del 2026, non prima di una fase di sperimentazione che sta incontrando qualche difficoltà per il suo avvio e non durerà meno di 12 mesi.
Fra l'altro la sperimentazione verrà condotta solo in nove province e solo su alcune compromissioni: sclerosi multipla, diabete mellito tipo 2, disturbi dello spettro autistico. Quali sono le province? Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste.
Nel frattempo nel resto del Paese tutto prosegue, nel bene e male, con le stesse regole che conosciamo. La prospettiva è dunque più lunga e fra l'altro si attendono ancora altri decreti applicativi che potrebbero contribuire ad illuminare i non pochi coni d'ombra attualmente persistenti.
Ma che cosa ci dobbiamo aspettare? La riforma, i cui dettagli principali sono contenuti nel decreto legislativo 62/2024, è piuttosto ampia e ambiziosa negli intenti. I due assi portanti sono la revisione dei criteri della valutazione di base e della valutazione multidimensionale che dovrebbe generare il progetto di vita partecipato. Per brevità, per spazio disponibile e per maggior interesse espresso (per ora) dai nostri Lettori, ci soffermiamo sulla valutazione di base, quella che includerà la considerazione della cecità e dell'invalidità, ma anche delle condizioni di disabilità, rimpiazzando, in questo secondo caso, il precedente accertamento dell'handicap (legge 104).
La riforma lo elimina proprio il termine "handicap", adeguando la terminologia alla Convenzione ONU: disabilità, dunque, intesa come relazione fra le compromissioni e le barriere e ostacoli presenti nel contesto di riferimento.
A ben vedere non è solo una questione lessicale. Il nuovo impianto consente anche di graduare la condizione di disabilità a seconda della necessità di sostegno che può essere lieve, medio, intensivo elevato o molto elevato. Le relative condizioni saranno delineate appunto nella valutazione di base e daranno titolo ad accedere a benefici e supporti calibrati in modo conseguente.
L'idea portante della valutazione di base è quella di ricondurre ad un unico momento i differenti accertamenti oggi previsti: la disabilità, la minorazione civile (cecità, invalidità, sordità, sordocecità), la disabilità ai fini scolastici e ai fini lavorativi, la disabilità gravissima. Ovviamente si adottano per ognuno criteri e modalità differenti conformati idealmente a classificazioni internazionali, in particolare l'ICF (Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute) e l'ICD (Classificazione internazionale delle malattie).
Va segnalata, ai fini di descrivere la disabilità, l'adozione del WHODAS (WHO Disability Assessment Schedule). Si tratta di un questionario di valutazione che misura la salute e la condizione di disabilità. Riguarda i diversi domini della vita quotidiana e delle relazioni. Verrà somministrato - direttamente alla persona, oppure al congiunto o a chi lo assiste - in tutte le nuove valutazioni. Per la sua compilazione sono stimati circa 25 minuti e una specifica preparazione dell'intervistatore.
Per quanto riguarda invece le minorazioni civili, che includono la cecità civile e l'invalidità civile, saranno riviste le specifiche tabelle che risalgono al 1992. Il relativo decreto doveva essere inizialmente emanato entro novembre di quest'anno, ma una recente norma ne ha slittato il termine di un anno. Non si userà quindi durante la sperimentazione.
In sede di valutazione di base la commissione dovrà anche stabilire, in casi eccezionali che saranno anch'essi disciplinati, eventuali successive revisioni, oppure l'esclusione da successivi controlli anche a campione. Nel documento finale, che assume la veste di un certificato unico, saranno poi indicate - come già dovrebbe avvenire - le condizioni che danno diritto a particolari agevolazioni fiscali, per la mobilità o il diritto alle prestazioni protesiche.
Cambiano anche le commissioni che accertano la disabilità. Attualmente le commissioni di prima istanza delle ASL sono composte da un medico specialista in medicina legale, che assume le funzioni di presidente, e da due medici, di cui uno scelto prioritariamente tra gli specialisti in medicina del lavoro. Sono integrate per la valutazione della legge 104/1992 e per la legge 68/1999 da un operatore sociale e da uno specialista nel caso da esaminare. Sono integrate da un medico INPS.
Ad oggi è consolidata la presenza di commissioni che si occupano solo di minorazioni visive o di minorazioni dell'udito (sordi prelinguali), garantendo una maggiore specializzazione nei casi da esaminare.
Per le persone in età evolutiva è prevista la presenza di uno specialista in pediatria o in neuropsichiatria infantile e l'altro specialista nella patologia che connota la condizione di salute dell'individuo. Sono integrate da un assistente specialistico o da un operatore sociale, o da uno psicologo in servizio presso strutture pubbliche.
In tutti i casi le commissioni sono integrate da un medico in rappresentanza delle associazioni di categoria (ANFFAS, ENS, UICI, ANMIC).
Le commissioni di verifica dell'INPS hanno composizioni congruenti a quelle delle ASL.
Come dovrebbe essere in futuro? Le commissioni (o meglio, le "unità di valutazione di base") saranno solo INPS. Saranno composte da due medici nominati da INPS, e da una sola figura professionale appartenente alle aree psicologiche e sociali. Almeno uno dei componenti dovrà essere un medico specializzato in medicina legale o in medicina del lavoro o altre specializzazioni equipollenti o affini. Saranno integrate da un medico in rappresentanza delle associazioni di categoria.
Dunque quattro componenti. Scompare lo specialista nel caso da esaminare.
Non sono più previste al momento commissioni specifiche per la cecità o la sordità.
Leggermente differente poi la composizione della unità di valutazione per i minori, come d'altra parte è già ora.
Cambia anche il percorso per richiedere la valutazione di base. Oggi il percorso si innesca rivolgendosi a medico di famiglia o al pediatra di libera scelta che redige un certificato introduttivo. Solo dopo questo passaggio è possibile predisporre, da inviare all'INPS, la relativa domanda. È l'occasione anche per verificare alcuni aspetti amministrativi tutt'altro che irrilevanti (prevalentemente lo fanno i patronati o le associazioni di categoria).
In futuro certificato introduttivo e domanda saranno unificati e a carico del medico. Questo induce non pochi timori rispetto a possibili errori formali o sostanziali, mancando una verifica terza di patronati e associazioni.
C'è un altro aspetto che inquieta un po' molti analisti. Oggi la valutazione avviene con due modalità. La prima, ancora prevalente, è la visita in presenza. L'interessato presenta la documentazione sanitaria specialistica aggiornata e la commissione effettua il suo esame; può anche sospendere la valutazione e richiedere approfondimenti diagnostici. La seconda, sempre più diffusa, è quella sugli atti. La persona invia telematicamente la documentazione sanitaria specialistica aggiornata e, se la commissione la ritiene esaustiva, emette i relativi verbali senza visita diretta. In caso contrario la commissione chiede integrazioni o convoca a visita diretta. Una prassi, quella della valutazione sugli atti, apprezzata dai più.
Dal 2026, con la riforma a regime, le valutazioni saranno di norma in presenza, anche perché, ricordiamolo, va somministrato il questionario WHODAS di cui si è detto più sopra. Di certo le future valutazioni dureranno molto più a lungo di quelle a cui siamo abituati.
E veniamo all'ultimo timore sovente espresso: si mantengono i diritti acquisiti? I vecchi verbali avranno ancora valore. Il decreto è sufficientemente chiaro: c'è il mantenimento dei diritti riconosciuti dalla disciplina in vigore fino al 31 dicembre 2025 e sono fatte salve le prestazioni, i servizi, le agevolazioni e i trasferimenti monetari già erogati.
Meno chiare sono altre fattispecie. Immaginiamo una persona, riconosciuta precedentemente invalida al 75% o cieca parziale, voglia richiedere dopo il primo gennaio 2026 una nuova valutazione per un evidente aggravamento. In questo caso si applicano i criteri precedenti o quelli nuovi? Dalla lettura del testo sembra prevalere la seconda ipotesi, dunque i nuovi criteri entrano in gioco nelle nuove valutazioni.
Questo è il quadro attuale ma, come già detto, sono possibili aggiustamenti e precisazioni future di cui non mancheremo di riportare notizia.