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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 11 del 2024

Titolo: ATTIVITA' INTERNAZIONALI- Do you speak English?

Autore: Elisabetta Ragonesi


Articolo:
L'esperienza dei campi estivi in Spagna

L'Organizzazione Nazionale dei Ciechi spagnoli (Organización Nacional de Ciegos Españoles - ONCE) costituisce un vero e proprio modello nella storia del welfare moderno: grazie alla gestione parziale dei proventi che derivano dalle lotterie nazionali, garantisce lavoro a decine di migliaia di persone con disabilità visiva, contribuendo a inserirle pienamente nel tessuto produttivo della società.
Tra le numerose attività offerte ai suoi associati, la ONCE organizza soggiorni estivi per il potenziamento della lingua inglese e riserva borse di studio a copertura dei costi dei corsi, destinate a giovani ciechi e ipovedenti di diversa nazionalità che abbiano un'elevata conoscenza della lingua inglese. I soggiorni hanno luogo presso il Centro di Risorse Educative (CRE) di Pontevedra, in Galizia (Spagna), e rappresentano una preziosa occasione di scambio, all'insegna dell'inclusività e dell'interculturalità.
L'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) vanta una collaborazione quasi ventennale con la ONCE nel coinvolgimento di studenti italiani con disabilità visiva in questi corsi di inglese. Alla più recente edizione, svoltasi dal 28 luglio al 10 agosto 2024, hanno partecipato cinque giovani italiani, rispondendo al bando diramato dalla Presidenza Nazionale UICI a tutte le sue sezioni territoriali e agli Uffici Scolastici Regionali.
Abbiamo contattato il direttore del CRE, José Angel Abraldes Rodeyro, e uno degli studenti italiani che hanno aderito all'iniziativa, Nuho Zubaed Salam, per farci spiegare nei dettagli il funzionamento dei corsi e la ragione del loro successo.

D. Gentile Direttore, da quanti anni la ONCE organizza i campi estivi di inglese?
R. Il progetto è iniziato nel 1999 ed è stato interrotto solo nel 2001 e nel 2002: nel 2025 festeggeremo il nostro 25° anniversario. Dall'inizio di luglio a metà agosto, studenti dai 12 ai 17 anni, provenienti da tutta la Spagna, partecipano a tre gruppi distinti per livello di inglese. Dal 2006, nel gruppo più avanzato vi sono alcuni posti riservati ai ragazzi dai 15 ai 17 anni, provenienti da Italia e Portogallo, che abbiano superato un test di ammissione.

D. Qual è il valore aggiunto della presenza di questi giovani provenienti da altri Paesi?
R. Contribuiscono fortemente ad arricchire l'esperienza dei campi estivi, poiché i contesti di provenienza sono diversi. È molto utile conoscere le esperienze degli altri, come vivono le loro difficoltà, come le superano e come riescono a renderne partecipe la realtà che li circonda. Inoltre, questo permette una maggiore immersione linguistica dei partecipanti, che va oltre la lingua inglese.

D. Quali sono le principali difficoltà organizzative?
R. Lavoriamo con 60 giovani, alcuni dei quali partecipano per la prima volta, quindi è una sfida continua. La nostra principale preoccupazione riguarda sempre la loro sicurezza, sia sotto l'aspetto dell'accoglienza e dell'accompagnamento con i mezzi di trasporto sia per tutto ciò che concerne la salute e l'assistenza. Poi, naturalmente, occorre coordinare altri elementi: i docenti, gli educatori, i servizi di ristorazione, ecc.

D. Come reclutate gli insegnanti di inglese e il personale educativo?
R. A Pontevedra esiste un fantastico centro linguistico con cui, da 16 anni, abbiamo creato un team molto collaudato sotto il profilo didattico. Gli educatori, invece, sono soggetti a un ricambio maggiore perché in genere si tratta di giovani in cerca di un lavoro stabile, tuttavia, abbiamo avuto ottimi collaboratori, tra cui alcuni arrivati dall'Italia. In generale, partiamo da una rete che si autoalimenta di continuo.

D. Come riuscite a sostenere i costi dei corsi?
R. Questa attività è finanziata dalla ONCE attraverso la sua azione sociale. La nostra organizzazione genera le proprie entrate attraverso la vendita di prodotti per il gioco d'azzardo solidale e responsabile.

D. Quali sono gli elementi che rendono questi campi un'esperienza di vita unica?
D. Credo che, per i partecipanti, migliorare la conoscenza dell'inglese, stringere nuove amicizie e l'esperienza in sé rappresentino una pagina indelebile nel loro percorso di vita. Gli educatori osservano e intervengono sugli aspetti relativi all'autonomia personale, all'orientamento, all'espressione corporea. Alla fine dei corsi, i partecipanti dimostrano di aver acquisito ragguardevoli livelli di rispetto, proattività e iniziativa. Per questo, la stragrande maggioranza di loro ha voglia di tornarci, e quando superano il limite di età dei 17 anni sono molto dispiaciuti.

Questo rammarico ci è stato confermato anche da Nuho Zubaed, il giovane ipovedente di origini bengalesi, residente in Italia da molti anni, che studia Scienze applicate in un liceo di Roma. A lui abbiamo chiesto di condividere l'esperienza vissuta al campo di Pontevedra nell'estate 2024:
"Dopo che l'insegnante di sostegno mi ha parlato del comunicato dell'UICI, ho deciso di partecipare al bando, visto che il mio livello di inglese è piuttosto buono. Le giornate al campo di Pontevedra alternavano le lezioni di inglese, al mattino, alle attività di svago, nel pomeriggio. Ho parlato molto con gli altri ragazzi italiani, ma ho anche fatto amicizia con gli spagnoli. Con alcuni di loro sono tuttora in contatto. La giornata che abbiamo trascorso al mare, all'isola di Arousa, è stata una delle più belle: siamo andati in kayak e in piroga. Mi è piaciuta anche la gita alle città di Santiago di Compostela e Pontevedra. Altre attività molto belle sono stati i concerti a cui abbiamo partecipato: un concerto jazz, fuori dal centro educativo, e un altro interno, a cui abbiamo collaborato anche noi ragazzi: chi, come me, cantando, chi suonando uno strumento. E poi, con l'aiuto degli educatori, abbiamo allestito uno spettacolo teatrale. È stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita. Mi è piaciuto tantissimo conoscere persone che vivono una realtà diversa dalla mia, confrontarmi con una nuova cultura".

Come si evince da queste testimonianze, i campi della ONCE a Pontevedra costituiscono un esempio virtuoso di come coniugare l'apprendimento con la socialità, in un ambiente che punta, in particolare, a favorire lo sviluppo dell'autostima e dell'autonomia personale dei giovani con disabilità visiva. Quanto dichiarato dal direttore del CRE, Abraldes, a conclusione della sua intervista, suona, in tal senso, come la mission del centro: "Noi, persone con disabilità, non possiamo rimanere inerti, dobbiamo partecipare a tutte le iniziative possibili per concorrere con determinazione al raggiungimento di obiettivi ambiziosi, al nostro miglioramento progressivo, alla costruzione di un mondo migliore".



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