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Corriere dei Ciechi

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Numero 9 del 2024

Titolo: ATTUALITÀ- ConformistaMai: il podcast di Marco Zollo

Autore: Alessio Tommasoli


Articolo:
Come nasce uno spazio di interviste a chi ha scelto di andare contro i luoghi comuni
“L’anticonformismo non sta solo nell’andare contro qualcosa di grande, come un sistema sociale, ma si trova anche nelle piccole scelte di tutti i giorni, utili a se stessi”: è con queste parole che Marco Zollo ci presenta il suo podcast, ConformistaMai, uno spazio di interviste a personaggi noti e meno noti, perché “l’importante non è il nome, ma la voce”. O, meglio, la sua storia di vita: “cerco di pormi nel ruolo di ascoltatore”, spiega Marco, “e imparare dai racconti degli ospiti i modi possibili per uscire dal comfort dei luoghi comuni, perché il giornalista intervistatore ha un ruolo che è molto vicino a quello dello psicologo, deve capire la persona che ha davanti, spronarla, tirare fuori tutto da lei, scavare a fondo per andare oltre”.
Parole che mostrano come definire ConformistaMai un semplice podcast di interviste sarebbe fermarsi all’apparenza.
“Io sono quello che faccio”, ci dice senza paura di abbattere un cliché e rivelarci se stesso, “perché faccio quello che mi piace, che sento, e mi si accende un fuoco dentro quando parlo coi miei ospiti, un fuoco che alimento con la curiosità, accompagnandoli soprattutto nei momenti in cui si lasciano andare lontano dalla domanda che gli ho fatto”.
C’è tanto coraggio in ConformistaMai, quello dei suoi ospiti, certo, ma, prima ancora, quello di un ragazzo, musicista e conduttore radiofonico, che ha scelto di dare tutto se stesso al progetto, totalmente autoprodotto: “della realizzazione me ne occupo io, in maniera del tutto autonoma”, racconta Marco, “ho voluto fortemente questa autonomia, perché lo rende autentico, come può essere solo un podcast nativo e realizzato da una persona che vuole farsi conoscere, ma che, in più, è molto meticolosa nel lavoro di produzione, anche se i podcast di per sé non hanno dietro la produzione dei programmi radiofonici, ma a me piace ascoltare qualcosa che sia ben fatto e per questo cerco un suono che sappia avvolgere l’ascoltatore”.
Per creare qualcosa di veramente autentico, però, bisogna mettersi in gioco fuori dalla propria comfort zone, senza abbandonare quelle passioni che ci determinano. Come fa Marco, d’altronde, mettendole dentro il proprio progetto, tenendosi a loro per avere il coraggio di andare ad esplorare altro: “il mio è un desiderio di espansione, cercare di spingermi oltre la mia zona di comfort, quella della musica e della radio, per raggiungere altri campi, sperimentare me stesso, superare i miei limiti, anche se la musica ce l’ho sempre dentro, resta sempre qui”.
E si sente, perché è come se in ConformistaMai le parole stesse siano musica, grazie al suo lavoro di montaggio, quella produzione con cui dimostra di non voler lasciare il proprio lavoro alla rozzezza tipica dei podcast: “uno degli incoraggiamenti più importanti ad andare avanti l’ho ricevuto da un ospite che stimo moltissimo, Gianluca Nicoletti, che mi ha fatto i complimenti per il montaggio, definendolo sghembo”, ricorda Marco, “e il montaggio è una parte fondamentale di questo lavoro, cui dedico dalle 3 alle 6 ore, perché un podcast non nasce per l’improvvisazione e ha bisogno di tempi piacevoli, non esageratamente lunghi, magari sostenuti da suoni ed effetti sonori, e sentirlo definire “sghembo” mi ha illuminato, perché è proprio l’effetto che cerco, una forma che rimandi al tema trattato, quello delle scelte di coraggio, di libertà, d’indipendenza dal conformismo”.
E la musica c’è veramente, anche se è solo in sottofondo, ma non nella testa di Marco, dov’è ben chiara mentre lavora: “Quando monto le interviste, seguo una musica lounge, gradevole, magari orientale, un po’ da meditazione”, spiega, “ed è quella che si sente in base, perché mi piace che la gente si senta immersa in quello che ascolta, una cosa molto difficile oggi, distratti come siamo da mille impulsi diversi”.
Il sottofondo perfetto per far entrare l’ascoltatore in uno spazio fatto di esperienze di vita incisive, coinvolgenti: “I miei ospiti hanno vissuto qualcosa che non tutti hanno vissuto, perché non tutti noi abbiamo una vita interessante, anche se magari siamo personaggi famosi o bravi cantanti”.
E allora ecco il filo rosso che unisce ospiti così eterogenei, da attori a giornalisti, da comici a cantautori, passando per scrittori, scienziati ed esperti di fitness.
“Se proprio devo dirti la verità, ce ne sono alcune di interviste che mi hanno lasciato un segno profondo”, si sbilancia Marco, “quella con Gianluca Nicoletti, come ti accennavo, e quella con Antonella Napoli, un’inviata di guerra bravissima e coraggiosissima”. Marco si ferma, ci pensa un attimo ancora, poi la voce si emoziona: “anche se quella alla quale sono più affezionato è con Giuseppe Cederna, un attore di grande cuore, un amico, il primo che ha creduto nel mio progetto e che si è dato veramente fino all’osso per supportarmi, perché sapeva che era il mio primo progetto indipendente. sapeva che avevo bisogno di far venire fuori la mia esperienza”.
Trasportato dal ricordo di questa intervista, Marco si lascia andare alle confidenze, e ci anticipa anche qualcosa sulle prossime interviste: “incontrare Cederna è stata una folgorazione, anche nel modo in cui ci siamo conosciuti, che forse racconteremo in un’altra puntata, ma non voglio fare spoiler, solo dire che, nel frattempo, l’esplorazione si allargherà ad altri campi, dallo sport al mondo della cucina”.
Alla fine, ciò che emerge da tutto questo, è un podcast in cui il ritmo delle vite che si raccontano viene scandito dalle influenze della musica e della radio, come se gli ospiti affidassero a Marco le loro confessioni perché lui, col suo talento, possa fare da cassa di risonanza, facendole arrivare a tutti con la creazione di qualcosa di unico nel suo genere, qualcosa di innovativo: “Credo nella contaminazione, e sono convinto che la tecnologia del podcast sia molto fluida e si presti a potenzialità di evoluzione sconfinate”.
Interviste e musica, parole e note, voci, suoni e ancora voci, vite: alla fine, “sta tutto nel fatto di sapersi mettere in ascolto, anche se una cosa non la sai”, perché, lo abbiamo detto, l’anticonformismo è il coraggio di abbandonare la propria zona di comfort, superando i luoghi comuni in cui ci sentiamo al sicuro.



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