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Corriere dei Ciechi

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Numero 7-8 del 2024

Titolo: SOSTEGNO PSICOLOGICO- Dipendenza da dispositivi elettronici

Autore: Nadia Massimiano


Articolo:
Una nuova psicopatologia?
In estate, tempo di chiusura delle scuole e di ferie lavorative, che si decida di rimanere in casa o di partire per le vacanze, gli irrinunciabili compagni di avventura sono i dispositivi elettronici, in particolare smartphone e tablet. Figli dei nostri tempi, siamo tutti completamente e irrinunciabilmente immersi nella tecnologia, con i suoi pro e i suoi contro. Certamente l’agevolazione che l’accesso alle informazioni, il supporto che le applicazioni e certi mezzi ci consentono di avere, la possibilità di utilizzare strumenti di conoscenza e di inclusione sono inestimabili ed è giusto sostenere l’evoluzione delle tecnologie, così come la facilitazione e l’accesso all’intelligenza artificiale, al miglioramento della qualità della vita che queste hanno consentito. Dall’altra parte, invece, assistiamo ad un fenomeno che viene chiamato "nomofobia", una vera e propria dipendenza dall’utilizzo in particolare di smartphone e tablet. Anche se non è un vero e proprio disturbo riconosciuto dal DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali che racchiude tutti i disturbi riconosciuti e scientificamente validati della sfera psichica, gli psicologi e i ricercatori si stanno molto occupando di questo fenomeno emergente che riguarda tanto l’età evolutiva quanto gli adulti. Si parla di dipendenza, sia riferendosi all’uso massiccio e compulsivo che si fa dei dispositivi, sia perché grandi e piccini sperimentano sensazioni di ansia e smarrimento quando e se non hanno con sé lo smartphone o quando non lo utilizzano per un po’.
Non è tanto l’oggetto in sé a creare dipendenza, quanto i suoi contenuti, e non sempre parliamo di quei tool, cioè di quei software che, come dicevamo prima, possono essere indispensabili per il miglioramento della qualità della vita o di sostegno per condizioni specifiche, quanto piuttosto di applicazioni dedicate allo svago, all’intrattenimento e alla dimensione cosiddetta social, che poi, in realtà sappiamo produrre un incredibile isolamento.
Già bambini e adolescenti sono incredibilmente influenzati da contenuti colorati, eccitanti e psicostimolanti, che assopiscono in maniera letargica le loro emozioni e che, addirittura, possono compromettere la loro sfera neuropsichica, provocando disturbi del sonno, disordini della sfera cognitiva, slatentizzazione di comportamenti disadattivi, distaccamento dalla realtà, isolamento e credenze erronee. Dentro l’universo della tecnologia, quindi è possibile incappare in una serie di pericoli, non ultimi, quelli legati alle truffe e agli adescamenti, ma anche, come abbiamo visto, in una enorme mole di opportunità. È importante, pertanto, dare a bambini e ragazzi degli strumenti idonei, intanto per saperli discernere, ma anche per non cadere nel bisogno di accompagnarsi sempre ed indiscriminatamente al loro utilizzo. Sembra, infatti, che in età evolutiva, soprattutto durante l’interruzione estiva delle attività scolastiche si arrivi anche ad otto ore al giorno di utilizzo. Per poter provvedere ad una formazione responsabile è necessaria un’educazione all’utilizzo dei dispositivi che non deve, appunto necessariamente vietarne l’uso (sebbene per i primissimi anni di vita sarebbe consigliabile), ma limitarne l’accesso e costruirne il valore. È vero anche però che uno degli strumenti più efficaci dell’apprendimento è l’imitazione e che per primi gli adulti dovrebbero essere in grado di separarsi dal cellulare e di trovare lo stimolo, la motivazione e la gratificazione in attività altre, che loro per primi dovrebbero farsi promotori di un desiderio di riappropriarsi della realtà materiale e di concedersi dei momenti di scelta consapevole, per non essere essi stessi schiavi, ma padroni di una tecnologia da utilizzare in maniera più consapevole e certamente produttiva. Quando sono gli adulti stessi a non riuscire più a relazionarsi con i propri figli, perché completamente assorbiti dal dispositivo e dall’attività che ne stanno facendo, ecco che anche a questi ultimi il dispositivo viene concesso per sedare, per "calmare", per limitarne espressioni e comportamenti che è quanto di meno appropriato può essere fatto per loro, a qualunque età. La nomofobia ancora non è una patologia riconosciuta scientificamente perché tante sono le ricerche che si stanno ancora facendo nel decretare le esatte correlazioni tra dispositivi elettronici e danni neuropsicologici, però è innegabile il cambiamento culturale ed il fenomeno sociale di attaccamento morboso all’utilizzo di smartphone, tablet e pc che ci impone una attenta riflessione e un ragionamento circa la direzione nella quale ci stiamo muovendo.



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