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Corriere dei Ciechi

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Numero 7-8 del 2024

Titolo: ATTUALITÀ- Sulla pelle, nelle vene, nei nervi, tra le idee

Autore: Alessio Tommasoli


Articolo:
La visita multisensoriale ai Musei Vaticani
Sono di fronte al dipinto della Deposizione, di Caravaggio, una delle sue creazioni più potenti, ricca di un’espressività che esplode dai volti di ognuno dei personaggi e dai particolari simbolici che li circondano, inseriti in un gioco di luce che stacca ogni cosa dalla tela, portandola al di fuori, accanto allo spettatore che si ritrova ad esser parte integrante dello spazio prospettico del quadro.
È così che me lo hanno sempre spiegato, i libri, gli studiosi, le guide: è così che lo ricordo, quando ancora i miei occhi mi permettevano di vederne l’essenza, l’anima racchiusa nei dettagli.
Oggi, però, lo sto vedendo di nuovo. O, forse, sarebbe più giusto dire che ci sto entrando come non ci sono mai entrato prima, perché lo sto percependo con tutti e cinque i sensi: lo guardo con gli occhi, per quanto questi me lo concedano, ma poi li chiudo e mi lascio condurre dalla guida che mi è accanto, la responsabile delle visite multisensoriali dei Musei Vaticani.
È la dottoressa Isabella Salandri e la si può vedere aggirarsi elegante nelle stanze del Museo portandosi dietro una strana borsa. La definisce la "borsa di Mary Poppins": scherza, ma nemmeno troppo, perché, ogni volta che la apre, tira fuori un oggetto straordinario. Ora, di fronte alla Deposizione, estrae un velo di stoffa che emana un odore intenso, e me lo mette tra le mani dopo averle sollevate dalla splendida riproduzione tridimensionale del dipinto, attraverso la quale mi ha guidato alla scoperta di particolari che gli occhi frettolosi non vedono (e tantomeno quelli ipovedenti): "questa stoffa è molto antica", dice, "era della mia trisnonna, certo, non antica come la Sindone nella quale Caravaggio ha avvolto il suo Cristo, ma simile, soprattutto nell’incenso e la mirra che la improfumano, come si usava all’epoca per coprire l’odore intenso della carne ferita". Poi torna a frugare dentro la borsa, fino a trovare qualcosa che mi mette tra le mani, è una pianta, quella che mi ha appena fatto toccare sulla riproduzione, sotto il Cristo, emergente dalla pietra marmorea levigata, la pietra tombale posta da Caravaggio alla base del dipinto: "si chiama Tasso Barbasso", spiega Isabella, "e simboleggia la redenzione e la rinascita, la maturazione del tempo che porterà alla resurrezione".
E allora, eccomi di fronte alla Deposizione di Caravaggio, ancora e per la prima volta, come ancora sono in visita ai Musei Vaticani, ma per la prima volta mi rendo conto di cosa significhi veramente "visita multisensoriale".
Eppure tutto era partito come un’affascinante visita tattile, sospinta dall’entusiasmo di una guida che si emoziona e racconta tutta l’arte che incontra come ci si trovi di fronte per la prima volta: le mani scoprono i lineamenti e le torsioni fisiche di marmi scolpiti decine di secoli fa, che prendono vita nei racconti di Isabella, rompendo quel muro che si alza tra la nostra realtà attuale e il mondo antico, fatto di magie, miti e leggende, capace di diventare presente nell’immortalità delle emozioni umane. Un intero museo vuoto di turisti, tutti ammassati tra le stanze di Raffaello e la Cappella Sistina, dimenticando lo spazio magnifico (anche a livello architettonico) del Museo Pio Clementino, voluto, nel XVIII secolo, dai papi Clemente XIV e Pio VI per raccogliere i più importanti capolavori marmorei dell'antichità greca e romana custoditi in Vaticano.
Ma è di fronte ai capolavori pittorici che la visita diventa realmente multisensoriale, quando le tele e i loro colori prendono forma concreta grazie alle accuratissime riproduzioni tridimensionali poste al di sotto di tanti quadri, molte delle quali, come spiega Isabella, sono state realizzate dalla mano appassionata di Loretta Secchi, storica dell'arte, curatrice del Museo Tattile Anteros e docente all’Università di Bologna in psicologia della percezione tattile e pedagogia speciale delle arti. Come quella, incredibilmente complessa, che riproduce il ricchissimo dipinto della Trasfigurazione di Raffaello: "è il risultato di una sfida lanciata da Debora Tramentozzi, un’ex studentessa universitaria non vedente che ha entusiasmato il pubblico con una conferenza fatta su Ted Talk dal titolo ‘Sei sicuro di vedere l’arte?’", racconta Isabella, rivelando come intorno all’Ufficio Attività Didattiche dei Musei Vaticani si sia creato un vero e proprio circolo intellettuale di appassionati, storici dell’arte, restauratori e professori universitari. Come Maurizio De Luca, ex docente di Restauro e Ispettore ai restauri dei Musei vaticani, del quale, proprio di fronte al dipinto di Raffaello, Isabella estrae dalla borsa uno strano pezzo di legno e tela: "questa è una sua accuratissima riproduzione della tela usata da Raffaello, ma anche da Caravaggio", dice esortandomi ad esplorarla con le dita, "senti il materiale, l'impronta lasciata dal colore, le venature delle pennellate, e poi la struttura in legno che la sorregge e i puntini dietro la tela che custodiscono la pittura".
Inutile descrivere la sensazione nel trovarsi tra le mani un oggetto simile, del quale anche l'odore concorre a distruggere la distanza tra il visitatore e l'opera d'arte che è lì, a pochi metri, ma che sa diventare irraggiungibile, non solo per chi ha un deficit visivo.
Come possono diventarlo gli incantevoli Angeli Musicanti di Melozzo da Forlì, forse ancor più distanti nella loro forma eterea di affreschi. Per questo, sotto le pareti che abbelliscono, c'è una tavola tattile dove le mani possono scoprire i loro colori diafani. Ed è proprio qui che Isabella estrae un liuto, uno degli strumenti musicali che hanno tra le mani gli angeli, e lo fa suonare, emettendo solo poche note, sufficienti a dare vita al movimento fluttuante dell'affresco, improvvisamente nitido oltre ogni opacità visiva.
Sono trascorse due ore e Isabella vorrebbe trattenermi ancora, raccontarmi ancora tanto, condividere il suo entusiasmo. "Allora concludiamo con statua della Pietà", dice sorvolando a malincuore Giotto e deglutendo le centinaia di parole che avrebbe voluto regalarmi, "così chiudiamo il cerchio di Michelangelo che abbiamo aperto all'inizio della visita", quando mi aveva portato, quasi gelosamente, ancora nel mezzo della folla di turisti inconsapevoli, di fronte alla riproduzione della statua della Madonna di Bruges: "è stata scoperta una lettera misteriosa di Michelangelo al padre, in cui gli chiedeva di 'chiudere la donna nella cassa e mandala dove sai’", racconta bisbigliando, mentre i turisti curiosi iniziano a ronzarci intorno vedendoci esplorare la scultura con le mani, "perché i papi e i cardinali per cui lavorava non dovevano sapere che si dedicava ad altri committenti". La connessione tra la Madonna di Bruges e la Pietà che vediamo alla fine è emozionante, soprattutto al tatto: "ci sono particolari di entrambe le statue che si colgono davvero solo toccandole", spiega Isabella, "toccando i corpi, la loro postura e la tensione dei loro muscoli, soprattutto quello del Cristo che già da bambino si slancia con una parte del corpo lontano dall’abbraccio della madre, come attratto da un destino inesorabile".
Fa venire i brividi questo marmo che sotto le mani non è più marmo, ma pelle sulla mia pelle, vene pulsanti e nervi tesi, tra le mie idee: "Tocca questo intreccio di mani e senti come quella della Madonna lo stringe, mentre quella piccola del figlio scivola via, forse fugge o forse è trascinata da una forza esterna alla scultura, qualcosa che potrebbe essere il nostro stesso sguardo, noi che rappresentiamo quell'umanità per la quale Cristo si deve sacrificare, tornando tra le braccia della madre da sacrificato nella postura della Pietà".
Ed è proprio davanti alla composizione della Pietà che Isabella mi saluta, regalandomi un interessantissimo aneddoto col quale si traccia una linea di continuità fortissima tra l'arte classica e quella contemporanea, dimostrando come sia l'essenza stessa dell'arte ad essere inclusiva: "Conosci lo scultore cieco Felice Tagliaferri?", mi domanda ricevendo la mia risposta affermativa, "un personaggio unico, insieme al quale abbiamo esplorato col tatto questa riproduzione della Pietà, e lui, sul momento, si è fatto dare della creta che ha modellato riproducendo seduta stante i volti della Madonna e del Cristo, sulla base dei quali, poco dopo, ha creato la sua Pietà Ribaltata, dov'è il Cristo a sorreggere la Madonna, come simbolo di sostegno dell'uomo alla lotta contro la violenza sulle donne, lasciando la figura maschile grezza e invitando chiunque volesse a dargli il proprio colpo di scalpello, in uno scarico di tensioni, di pianto e di nervi, per tirare fuori, da qualcosa di freddo come il marmo, l'uomo sano".
Sulla pelle, nelle vene, nei nervi, tra le idee: l'emozione più potente è quella che si prova attraverso tutti i sensi. Qui ai Musei Vaticani.



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