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Corriere dei Ciechi

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Numero 4 del 2024

Titolo: ATTUALITÀ- Cosa succede quando la sanità non si sente bene?

Autore: Silvia Colombini


Articolo:
7 aprile Giornata Mondiale della Salute
Considerata un diritto umano fondamentale, tanto che il tema della Giornata Mondiale di quest’anno è "La mia salute, il mio diritto" ("My health, my right"), la salute in verità non sta troppo bene. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono preoccupanti: più della metà della popolazione mondiale, vale a dire almeno 4,5 miliari di persone, già nel 2021 non ricevevano i servizi sanitari essenziali alla vita umana e lo scenario sta peggiorando. Infatti, nonostante 140 Paesi inseriscano la salute nella loro Costituzione come un diritto da garantire, in tutto il mondo questo diritto è sempre più minacciato non solo dalle guerre e dai conflitti sociali, ma anche dal cambiamento climatico. Basti pensare che solo a causa dell’inquinamento ogni 5 secondi muore una persona, che in alcuni Paesi non è garantito l’accesso a fonti di acqua potabile sicura o a un’alimentazione adeguata, che la sicurezza sui posti di lavoro è spesso ignorata e che i servizi sanitari sono spesso a disposizione solo di chi se li può permettere. Un divario, questo, che mette in pericolo la vita delle fasce più deboli della popolazione, quelle subiscono, anche in questo ambito, una discriminazione e sono esposti a rischi che si potrebbero evitare.
Celebrata per la prima volta il 7 aprile 1950, la Giornata Mondiale della Salute (World Health Day) è oggi un evento che coinvolge istituzioni e cittadini, chiamati a confrontarsi sulle sfide da affrontare per garantire la salute pubblica a tutti, al di là dell’appartenenza geografica, delle condizioni economiche e del livello culturale. Certo è che la recente pandemia ha contribuito a scuotere un equilibrio che, anche in Italia, era già precario. Secondo i recenti sondaggi della società Ispos, leader mondiale delle ricerche di mercato, nel nostro Paese il 50% della popolazione valuta in maniera negativa le prestazioni del Sistema Sanitario Nazionale, con una prevalenza di insoddisfazione al Sud rispetto al Centro-Nord.
Questo scontento causa un altro fenomeno preoccupante, quello di rinuncia alle cure, spesso motivato da tempi di attesa insostenibili. Del resto, purtroppo ognuno di noi ne ha fatto esperienza, anche solo prenotando un esame specialistico o recandosi a un Pronto Soccorso. Alla fine, in caso di necessità, chi può permetterselo si rivolge a strutture private, gli altri rinunciano. A presidiare il territorio resiste la figura di riferimento degli italiani, il medico di base, che spesso è l’unica risorsa a disposizione per ricevere un consulto o una cura. La salute è considerata dagli italiani l’area che necessita di maggiori investimenti da parte del Governo, una priorità da garantire ai propri cittadini, implementando servizi di emergenza e di assistenza, riducendo i tempi di attesa per accedere agli esami diagnostici, aumentando il personale ospedaliero. Siamo sempre più consapevoli che in Italia la spesa per la sanità pubblica è inferiore a quella di altri Paesi europei come la Germania e la Francia, con numeri inferiori anche per quel riguarda il personale e i posti letto. La salute dagli italiani viene, quindi, considerata il valore primario, ancora più del lavoro. Un dato su cui riflettere, anche visto l’aumentare dell’aspettativa di vita nel nostro Paese, con una popolazione sempre più anziana e fragile, affetta da malattie croniche, che determina un maggior numero di pazienti bisognosi di assistenza costante. Se è vero che entro il 2024 in Europa ci saranno più sessantacinquenni che quindicenni, è bene che i governi, compreso il nostro, si attivino per creare maggiori investimenti in vista del cambiamento demografico che è già in atto.
Iniziative di prevenzione, strutture attrezzate, personale competente. Come sempre, esistono fasce di popolazione privilegiata culturalmente o economicamente che, oltre a rivolgersi alla sanità privata, mettono in atto le buone pratiche seguendo un’alimentazione corretta e praticando attività fisica. Purtroppo, non tutti hanno gli strumenti e le possibilità di acquistare cibi biologici o di frequentare una palestra. Per quella parte di cittadini affetta da disabilità, problemi mentali, difficoltà economiche, per chi vive in condizioni di disagio, risulta spesso impossibile anche solo seguire procedure di prevenzione primaria o ricevere l’assistenza necessaria. Le persone più vulnerabili, quelle che necessitano di maggiori cure, spesso sono proprio quelle che non le ricevono. Certo, negli ultimi decenni, sono stati raggiunti grandi traguardi anche da un punto di vista sanitario, ma la complessità del mondo contemporaneo è tale da rendere necessario un impegno maggiore da parte di tutti. Ognuno di noi dovrebbe essere consapevole che il proprio stile di vita influisce anche su quello dei suoi simili. Le cattive abitudini non fanno male solo a noi, ma anche a chi ci è vicino. Se non possiamo migliorare la situazione ospedaliera, possiamo però impegnarci per seguire e promuovere una cultura della salute che può contribuire a migliorare la situazione. Viviamo in una parte del mondo privilegiata, dove è nostro dovere lottare per la nostra e per l’altrui salute. Tra le tante malattie, inoltre, esiste anche la solitudine e, spesso, sono proprio i più fragili a soffrirne. Per questo, al di là degli investimenti e dell’implementazione dei servizi, sarebbe necessario occuparsi di proteggere e assistere chi si trova da solo ad affrontare problemi e malattie. I valori su cui si fonda la sanità italiana sono universalità, gratuità ed equità.
Oggi, però, è necessario riuscire a mantenerli adeguandoli a una società che è cambiata e che, anche da un punto di vista sanitario, ha bisogno di una maggiore inclusione. È ancora troppo alta la quota di esclusi da qualsiasi cura, mentre il diritto alla salute è di tutti gli esseri umani, al di là della razza, del sesso, della religione, delle condizioni fisiche e mentali. Garantire l’accesso universale a servizi sanitari di qualità è la base della vita umana. L’esperienza della malattia, prima o poi, capita a tutti e questa consapevolezza dovrebbe renderci partecipi e attivi non solo il 7 aprile, ma tutti i giorni, nel cercare di aiutare chi soffre perché solo insieme è possibile guarire e stare bene.



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