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Il Progresso

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Numero 23 del 2020

Titolo: Scienza- I ritmi di vita frenetici degli animali migratori

Autore: Redazionale


Articolo:
(da «Lescienze.it» del 18 novembre 2020)
Si sviluppano in fretta, si riproducono molto e rapidamente e muoiono prima: gli animali migratori hanno una vita che si svolge a un ritmo più sostenuto rispetto agli animali imparentati non migratori. Lo ha stabilito un nuovo studio pubblicato su «Nature Communications» da Andrea Soriano-Redondo dell'Università di Exeter, nel Regno Unito, e colleghi di una collaborazione internazionale, sulla base di un'analisi globale che potrebbe avere importanti implicazioni per lo studio di come uccelli e mammiferi rispondono ai cambiamenti ambientali. La migrazione è un comportamento molto diffuso, che è emerso nel corso dell'evoluzione diverse volte sia tra i vertebrati sia tra gli invertebrati, per effetto della pressione selettiva operata da diversi fattori, quali la stagionalità, la competizione, la predazione e la fuga dalle malattie. A fronte dei numerosi vantaggi, la migrazione richiede però un enorme dispendio di energie e mette spesso a rischio la sopravvivenza dell'individuo, per cui viene messa in atto raggiungendo un compromesso con alcuni adattamenti fisiologici che riguardano la durata della vita, la rapidità dello sviluppo e i tassi di fertilità, secondo meccanismi ancora non del tutto compresi, soprattutto in rapporto alle specie non migratorie.
Soriano-Redondo e colleghi hanno condotto un'analisi comparativa su oltre 700 specie di uccelli e 540 specie di mammiferi da cui è emerso che le specie migratorie hanno ritmi di vita più rapidi rispetto alle specie imparentate che non migrano, anche se i dati non consentono di chiarire se siano le necessità di migrazione a indurre una pressione selettiva sulla fisiologia o se, viceversa, gli animali con certe caratteristiche fisiologiche siano più portati a migrare.
Gli autori hanno anche scoperto che, rispetto alle specie che non migrano, le specie migratorie che nuotano e che camminano tendono a essere di corporatura più grande, mentre tra le specie che volano, come i pipistrelli e la maggior parte degli uccelli, gli animali migratori sono più piccoli. Queste differenze di dimensione suggeriscono che i costi energetici della migrazione sono di entità diversa a seconda del tipo di locomozione: gli animali che camminano devono spendere più energie rispetto a quelli che volano o nuotano, ed è per questo che tendenzialmente migrano meno frequentemente e per meno chilometri. Tuttavia, questo svantaggio metabolico probabilmente è più che compensato dal vantaggio in termini di velocità della migrazione garantito dalle maggiori dimensioni.
Le indicazioni emerse dallo studio, concludono gli autori, sono importanti anche considerando che gli ecosistemi della Terra stanno subendo una notevole alterazione per effetto dei cambiamenti climatici, e questo non può che influire sui comportamenti migratori. Occorre inoltre approfondire le differenze tra i diversi gruppi tassonomici, soprattutto tra quelli relativamente poco studiati come rettili, anfibi e insetti.



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