Numero 1 del 2020
Titolo: Medicina- Crohn, un gelato accende i riflettori su alimentazione e farmaci per chi è malato
Autore: Redazionale
Articolo:
(da «La Stampa Salute» del 2 gennaio 2020)
Un quindicenne ha ideato il dolce adatto anche a chi è affetto dalla malattia infiammatoria cronica dell'intestino. Ecco il punto degli specialisti su cibi e terapie
È piuttosto recente la validazione scientifica da parte dell'ospedale pediatrico Gaslini, del gelato Fiordisole: base riso, uovo pastorizzato e mango, frutto senza fibre adatto anche per chi soffre di malattia di Crohn. A idearlo un ragazzino di 15 anni, che subito dopo la diagnosi di questa malattia, ha deciso di sviluppare un personal project, previsto dalla scuola che frequenta.
Al di là del valore simbolico, l'ideazione di questo gelato ha contribuito a dare visibilità a coloro che soffrono di questa malattia. Il Crohn è diffuso soprattutto nei Paesi ad alto sviluppo industriale, come il Nord Europa e il Nord America, mentre è raro nei Paesi in via di sviluppo. In Italia fra le 150.000 persone che soffrono di malattie infiammatorie croniche intestinali si stima che circa il 30-40% abbia la malattia di Crohn. Si diagnostica più frequentemente tra i 20 e i 30 anni di età o dopo i 65 anni, ma è una patologia non rara neppure fra i bambini e gli adolescenti. La malattia può coinvolgere ogni parte dell'apparato gastrointestinale, dalla bocca all'ano anche se più spesso lo stato infiammatorio si riscontra a livello dell'ultimo tratto dell'intestino tenue (ileite) e-o del colon (ileocolite o colite). Il decorso della malattia è caratterizzato dall'alternanza di periodi sintomatici e altri di benessere.
Cause
«Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell'intestino, immunomediata. Si manifesta mediante un alterato funzionamento del nostro sistema immunitario che, per motivi non noti, agisce contro il nostro apparato digerente. Si crea così un'infiammazione cronica che progressivamente può danneggiare il funzionamento del nostro organo digestivo» chiarisce Francesco Bortoluzzi consigliere nazionale Aigo e dirigente medico Uoc Gastroenterologia Ulss 3 Serenissima. «Il problema è che non conosciamo le cause scatenanti di questa anomalia: si sono ipotizzate cause infettive o ambientali, in persone geneticamente predisposte, ma a tutt'oggi non abbiamo una causa certa per la malattia. Per questo motivo possiamo curare, anche bene, la malattia di Crohn, con farmaci che tengono sotto controllo l'infiammazione. Non possiamo però guarire le persone che lo sviluppano».
Sintomi
I sintomi della malattia dipendono dalla zona dell'intestino interessata: diarrea cronica, per più di sei settimane, difficoltà a evacuare regolarmente, dolore addominale, anche continuo, gonfiore addominale, a volte mal di stomaco. «La malattia comporta anche febbre, debolezza, stanchezza, malessere generale, perdita dell'appetito, calo di peso dovuto al cattivo assorbimento da parte dell'intestino delle sostanze nutritive contenute negli alimenti e dalla tendenza a limitare il cibo per evitare il peggioramento dei sintomi dopo il pranzo. Nei casi complicati di malattia possono anche verificarsi episodi acuti di emorragia digestiva o occlusione intestinale; possono anche comparire delle fistole addominali o perianali» spiega ancora l'esperto.
Diagnosi
Porre diagnosi della malattia non è affatto semplice come chiarisce ancora il dottor Bortoluzzi: «La diagnosi non è facile; a volte i disturbi sono generici, molto simili ai sintomi dell'intestino irritabile e si tende pertanto a non indagare troppo, poiché a lamentare la sintomatologia sono spesso persone giovani, senza sintomi allarmanti. Se il medico sospetta la malattia sono disponibili esami non invasivi, ematici e fecali, che possono eventualmente portare ad ulteriori accertamenti strumentali, a partire da quelli meno invasivi, come l'ecografia delle anse intestinali. A seconda dei sintomi si programmano esami endoscopici come la colonscopia e la gastroscopia poiché la malattia può coinvolgere tutto il sistema digestivo o radiologici come la Tac o la risonanza magnetica».
Trattamento farmacologico tradizionale e con farmaci biologici
Non esiste, al momento, una cura definitiva per la malattia. La terapia farmacologica mira a trattare i sintomi e a limitare l'infiammazione; si ricorre alla terapia chirurgica quando a causa di ostruzione, fistole o gravi emorragie non resta che asportare il tessuto lesionato. L'intervento chirurgico non guarisce la malattia che tende a ripresentarsi nelle porzioni di intestino adiacenti. I farmaci utilizzati per controllare l'infiammazione nella fase acuta sono i corticosteroidi che devono essere utilizzati solo per periodi limitati per evitare gravi effetti secondari.
«Nelle forme lievi-moderate, soprattutto nella localizzazione ileocecale, si utilizza la budesonide, un cortisonico ad attività locale sull'intestino, che ha meno effetti secondari; l'uso degli amino salicilati è limitato alle forme più lievi. In qualche caso di qualche utilità possono essere gli antibiotici, in presenza di ascessi o fistole» aiuta a capire il dottor Bortoluzzi. «Nei casi che non rispondono o che non riescono a sospendere la terapia con cortisonici e nelle malattie particolarmente complesse si usano farmaci attivi sul sistema immunitario. I farmaci tradizionali appartengono perlopiù alla famiglia delle tiopurine, come l'azatioprina, per esempio. Da alcuni anni sono invece disponibili dei farmaci cosiddetti biotecnologici, al momento disponibili solo per via iniettiva. Sono farmaci costosi ma spesso efficaci, sostanzialmente con limitati effetti collaterali. Recentemente poi la scadenza di alcuni brevetti ha portato alla comparsa sul mercato dei farmaci cosiddetti biosimilari ovvero equivalenti in sostanza al farmaco originale, ma a minor costo che potrebbero permettere di ampliare il numero di pazienti trattati con una sostanziale riduzione dei costi per il servizio sanitario nazionale».
Alimentazione del paziente affetto da Crohn
In generale una persona con la malattia di Crohn non complicata ed in remissione può e deve mangiare di tutto. Nei periodi di acuzie o in presenza di restringimenti, stenosi, del tubo digerente, è buona regola eliminare o ridurre significativamente le fibre dalla propria alimentazione evitando di mangiare frutta e verdura fresca, secca e cotta, prodotti integrali e legumi. È consigliata l'assunzione di centrifugati ed estratti di prodotti freschi.
«È comunque sempre opportuna una valutazione nutrizionale dedicata: la malattia per sé può presentare carenze specifiche nutrizionali legate a riduzione del normale assorbimento dei nutrienti, soprattutto nelle persone operate sull'intestino. Per questo motivo possono essere necessarie supplementazioni di proteine e vitamine ed un'accurata pianificazione dietetica» conclude il dottor Bortoluzzi.
Angela Nanni