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Kaleîdos

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Numero 21 del 2019

Titolo: Eros, sai che c'è di nuovo? Vecchi tabù e nuovi limiti

Autore: Roselina Salemi


Articolo:
(da «F» n. 46-2019)
L'uomo che tradisce è cacciatore, e pazienza, la monogamia non è il suo talento. La donna che tradisce è una rovina-famiglie. L'uomo geloso è innamorato. La donna gelosa è soffocante. L'uomo che ha avuto tante donne è di sicuro un bravo amante, la donna che ha avuto tanti uomini, insomma, non è quella che sposeresti. Scorrendo l'arco dell'ultimo secolo potremmo produrre un lunghissimo elenco di pregiudizi che nel frattempo si sono attenuati (il femminismo ha fatto il suo lavoro) e di limiti (la verginità come valore, l'omosessualità come colpa), ma le culture cambiano lentamente e il controllo sociale sulle donne assume molte forme. «Vita segreta di noi stesse. Perché (quasi) tutto quello che credi di sapere sulle donne e il sesso è sbagliato» di Wednesday Martin (DeA Pianeta) punta a spazzarle via mettendo in discussione la monogamia come aspirazione esclusivamente femminile. Le donne provano desiderio quanto e più degli uomini, assicura, ma hanno interiorizzato una regola imposta. Ora che il patriarcato si sta sfaldando e si prospettano situazioni complicate e sperimentali come il «matrimonio non-monogamico consensuale» (una versione post-moderna della sessantottina coppia aperta) possiamo tirare le somme. E scoprire che, cambiando i tempi, i pregiudizi ci sono ancora e i limiti sono diventati di tutt'altro genere: non la condanna per le ragazze madri, le bisex o le lesbiche, ma l'obbligo alla performance, come spiega Lucetta Scaraffia nella sua bella «Storia della liberazione sessuale» (Marsilio): «Ci sono state indubbiamente grandi conquiste. Possiamo parlare di sesso, abbiamo ottenuto una legge che definisce lo stupro «reato contro la persona», non contro la morale, ed è cambiato l'atteggiamento nei confronti dell'omosessualità, finalmente. Ma esiste un grande inganno. L'apparente libertà nasconde nuove gabbie». Vediamo allora, con l'aiuto di queste due esperte, di quali limiti e pregiudizi dobbiamo essere consapevoli per non finire imprigionate di nuovo.
I pregiudizi sull'eros femminile visti da Wednesday Martin
1. Essere sexy implica un messaggio di seduzione
Siamo ancora al «se l'è cercata» (per come era vestita, truccata, perché profumava di disponibilità). Aggredite, ma un po' colpevoli. «Il movimento del #MeToo è stato importante nell'affermare che possiamo desiderare di essere sexy senza per questo voler sedurre», dice Martin. «Ha fatto capire ciò che non amiamo e ciò che non tollereremo più, aprendo alla possibilità di discutere su chi sono sessualmente le donne».
2. Il desiderio femminile è meno intenso
Si chiama sex service. Noioso, molto diffuso, un tempo chiamato «dovere coniugale». Dovere, appunto, routine nelle coppie stabili. Basato sull'idea che alle donne la famiglia interessi più del sesso. Invece bisogna parlare chiaro. Chiedere il sesso che vuoi è la strada migliore per ottenerlo, conclude uno studio dell'Università del Texas. «Vorrei che le donne non si limitassero a dire maggiormente quali sono i loro desideri», sostiene Martin, «ma considerassero il piacere un diritto, una forma di autodeterminazione. Quando la società darà all'orgasmo femminile lo stesso valore riconosciuto a una donna che dà piacere all'uomo, avremo la vera rivoluzione».
3. Per le donne è più facile controllarsi
«Ci viene insegnato che gli uomini sono animali sessuali e invece il nostro compito è frenarci. Nessuno dice che la monogamia è difficile, è un impegno, e non è strano che dopo un anno ci sia un calo del desiderio nei confronti del partner fisso. Anche a me è capitato», racconta Martin. «A quel punto pensiamo: «Oh, sono un cliché, voglio il sesso meno di lui, non mi va di farlo». In realtà, non ne possiamo più di farlo sempre con lo stesso uomo. Forse se date a quella donna un nuovo partner, la sua libido esploderà». Ovviamente non è obbligatorio tradire il proprio marito, ma solo dichiarare che potrebbe essere piacevole aiuta a smantellare il pregiudizio che non è cosa per noi.
I nuovi limiti, visti da Lucetta Scaraffia
1. Devi essere disposta a tutto
Demi Moore, nell'autobiografia «Inside out», appena pubblicata in America, rivela di aver fatto sesso a tre con l'allora marito, Ashton Kutcher, e un'altra donna. Spiega che l'idea le dava fastidio, che è stato un errore e non lo ripeterebbe, ma lui aveva 16 anni in meno, e lei voleva dimostrargli di essere «disinibita, fantastica, divertente». «Succede a molte, adesso, di considerare «repressione» il senso del pudore che invece è protezione dell'intimità, dell'anima», ricorda Scaraffia. Le ragazze sono condizionate ad avere una vita sessuale e promiscua, a provare tutto quello che sarebbe «moderno». Ma così la libertà diventa schiavitù della performance. Diventa l'obbligo di «farlo impazzire a letto». «Invece il pudore va ascoltato, non è un limite, è una fonte di equilibrio».
2. Devi farti carico della maternità
«La liberazione sessuale ha un rovescio della medaglia: ha scaricato sulle donne ogni decisione sulla contraccezione e sulla maternità. Aborto, pillola del giorno dopo (che non è piacevole): è tutto affar nostro. Mentre prima qualcuno obbligava il padre involontario a «riparare» lo sbaglio o comunque ad assumersene la responsabilità. Alle donne piace avere bambini, ma preferirebbero farli con un padre. Il risultato è spesso la rinuncia. Le donne non sono davvero libere di diventare madri, se non vogliono essere madri sole».
3. Devi mettere tacche sulla cintura
Succede soprattutto tra le giovanissime, ma anche le quaranta-cinquantenni non scherzano. Ed entrano in competizione con l'uomo che non deve chiedere mai. «Una ragazza si vantava di essersi «fatta» cinque maschi nel bagno di una discoteca», racconta Lucetta Scaraffia. «Poteva dire: in cinque mi hanno voluto. Ma è questa la nuova prigione, il calcolo quantitativo. Non dovermi innamorare. Evitare il coinvolgimento affettivo per non provare dolore. Accumulare esperienze superficiali senza costruire relazioni. Non abbiamo lottato per questo. Noi vogliamo, pretendiamo, meritiamo di più».



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