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Il Progresso

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Numero 18 del 2019

Titolo: Alimentazione- Zafferano made in Sud

Autore: Rosaria Sica


Articolo:
(da «Ilsole24ore.com» del 29 agosto 2019)
Aumenta la produzione del super antistress naturale
Anche se la coltivazione è faticosa e manuale si moltiplicano nel Mezzogiorno piccole aziende che si dedicano alla spezia sempre più richiesta per le sue proprietà antiossidanti.
«Lo zafferano riconforta, stimola la gioia, risana le viscere e fa riposare il fegato»: a dirlo è stata la Scuola Medica Salernitana, confermando il grande valore salutistico della preziosa spezia, il cui utilizzo si perde nella notte dei tempi. Ha proprietà sedative, combatte l'ansia e lo stress, ed eupeptiche, facilita cioè la digestione. È anche un potente antiossidante. Alcuni studiosi ipotizzano che sia meglio del Prozac, come si può leggere nel libro di Bernard Fontanille, Marie-Laurence Grézaud «Lo zafferano è meglio del Prozac. I cibi che danno la felicità» edito da Sperling & Kupfer. È anche un simbolo del Made in Italy (la bustina gialla di zafferano Leprotto) è in vendita, fino a fine settembre, nello store del MoMa di New York, poiché rappresenta uno degli oggetti iconici del lifestyle quotidiano italiano.
La mappa della produzione in Italia e la conquista del Sud
In Italia la produzione annua, strettamente connessa al clima, può stimare una forbice produttiva tra i 450 kg e i 600 kg, occupando circa 50-55 ettari, di cui 35 in Sardegna, con un fatturato totale che va tra gli 11 e 15 milioni di euro. Le regioni maggiormente interessate sono la Sardegna, l'Abruzzo, la Toscana, l'Umbria, le Marche mentre realtà cooperative o singoli produttori stanno emergendo in Sicilia, Cinque Terre, Valtellina, Puglia e, solo negli ultimi anni, in Campania. «Una coltivazione che ha preso piede solo da qualche anno e presenta una qualità altissima» spiega Italo Santangelo, agronomo coordinatore Rete Zafferano Campania. «Nella regione si contano circa 40 produttori, per un totale di poco più di due ettari, quasi tutti trasformatori nelle proprie aziende e venduti con il proprio marchio. I produttori appartengono a tutte le aree territoriali della regione, con prevalenza del Salernitano e dell'Irpinia, ma anche nel Casertano e nel Beneventano vi sono ditte che vanno affermandosi. Poche quelle della provincia di Napoli, area vesuviana e agerolese. Hanno più o meno un'estensione media di circa 500 mq». Generalmente l'attività è stata del tipo pionieristico, con piccole aree produttive di qualche centinaio di metri quadri che poi sono andate aumentando, sia per l'accresciuta richiesta di mercato che per la dotazione nella stessa azienda dei bulbi moltiplicati dalle prime piante messe a dimora.
La storia - l'ex manager convertito alla coltivazione del prezioso bulbo
Tra gli ultimi in Campania a scommettere sulla preziosa spezia è un ex dirigente di una famosa azienda farmaceutica romana, Gino Ferrigno, 67 anni, che decide di cambiare vita e dedicarsi alla coltivazione dello zafferano a Montesano sulla Marcellana nella natura incontaminata del Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni, a mille metri di altezza. «Siamo stati dei coraggiosi pionieri» racconta Ferrigno, «produciamo circa 300 g all'anno, ovviamente la quantità dipende dalle condizioni meteorologiche e da tanti altri fattori esterni. La produzione consiste nel prelevare dal terreno i bulbi-tuberi al termine di ogni ciclo vegetativo, d'estate, per poi rimetterli a dimora, dopo 3 anni, in un appezzamento di terreno differente». Una tecnica laboriosa ed impegnativa che consente di ottenere una migliore qualità della spezia. Un tipo di lavorazione non meccanizzabile, con un impatto notevole sulla manodopera. Nel 2013, con soli 100 mq di terreno, parte la sfida dell'azienda a conduzione familiare «Zafferano Montesano», che oggi, con più di mille mq, produce solo zafferano in stilli in confezioni che vanno da 0,10 grammi (4 euro), sufficiente per 2-3 porzioni di riso o pasta, ad un grammo (25 euro).



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