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Il Progresso

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Numero 16 del 2019

Titolo: Alimentazione- Siamo pronti a mangiare pesce finto?

Autore: Fabiana Salsi


Articolo:
(da «Vanityfair.it» del 24 luglio 2019)
Dopo la fake meat ora arriva il fake fish, fatto con proteine vegetali. Cos'è, chi lo produce, e perché mangiarlo
È arrivata sul mercato da circa un paio d'anni la fake meat, la finta carne con sostanze 100% vegetali. L'hanno inventata negli Usa dove va di gran moda e si può assaggiare in diversi locali d'Italia. Ora, mentre ancora fatichiamo ad abituarci all'idea, l'industria comincia a produrre anche fake fish: ovvero pesce che ha il sapore di pesce ma pesce non è.
Il (finto) brodo di acciughe
L'ultima novità è di Impossibile Food, azienda della Silicon Valley fondata dal biologo molecolare Pat Brown (in cui hanno investito tra gli altri anche Google e Bill Gates). Ha cominciato pensando di proporre una soluzione al problema del riscaldamento globale che è causato principalmente dagli allevamenti, ora la sua «carne» è anche dentro un hamburger di Burger King (l'Impossible Whopper), e al New York Times lo stesso Brown ha annunciato che sta già guardando oltre. Il team di ricerca dell'azienda, con la proteina eme - che è la base dell'emoglobina ed è la stessa usata per la Impossibile Meat - ha infatti riprodotto il sapore di pesce, e con soli ingredienti di origine vegetale ha creato un brodo al gusto di acciuga con cui si possono preparare piatti come la paella o condire insalate. L'obiettivo? Proporre entro il 2035 un'intera gamma sostituti vegetali per ogni tipo di prodotto a base animale.
Tutto il pesce non-pesce
Intanto anche aziende più piccole hanno creato alternative vegetali che sanno di pesce: ad esempio Good Catch negli Usa commercia tonno-non tonno, Wild Type salmone-non salmone, e Gardein fa filetti. Il punto è: chi li mangerà? Se i sostituti della carne, oltre a chi è già vegetariano e vegano, sul mercato americano sono considerati un'alternativa perfetta dai flexitariani (chi cioè non vuole «convertirsi» ma comunque intende cambiare alimentazione) per salvaguardare la propria salute, dato che un consumo eccessivo di carni rosse espone al rischio di malattie croniche, a chi interesserà un surrogato del pesce? Le aziende che ora commerciano questo nuovo fake fish lo propongono come alternativa per salvaguardare gli ecosistemi marini messi sempre più a dura prova dalla pesca intensiva, ma la diffusione su larga scala del loro prodotto si preannuncia più complessa. Perché se è vero che i nostri mari sono in ginocchio, per tutelarli si potrebbe semplicemente limitare il consumo di pesce, o preferire alternative slow che già esistono. Esempi? Il pesce venduto da grandi aziende ma certificato da associazioni terze che verificano che sia stato pescato o allevato in modo sostenibile o, semplicemente, il pescivendolo di fiducia: offre pesce locale e fresco, diverso ogni stagione per rispettare i tempi di riproduzione e certamente più saporito.



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