Numero 15 del 2019
Titolo: Viaggi- Sardegna: ad Arbus, tra spiagge «liberate», oasi naturali e miniere
Autore: Susanna Lavazza
Articolo:
(da «Viaggi.corriere.it» del 17 luglio 2019)
Solo gli abitanti più longevi di Arbus ricordano com'era quella caletta dove si tuffavano da giovani. Un piccolo paradiso chiamato «La porta della barca» (in sardo S'Enna e s'Arca), rifugio sicuro col mare in tempesta. Oppure la vicina scogliera di Punta S'Aschivoni, ricchissima di saraghi, orate, dentici e spigole. Ci si trova alla base del «dito» di terraferma che chiude a sud il golfo di Oristano, il promontorio di Capo Frasca, nella zona occupata fin dagli anni Cinquanta dal poligono di tiro dell'Aeronautica, la terza base militare più grande della Sardegna: 14 chilometri quadrati di terra e circa tre miglia di mare. Nel 2016, anche sotto la pressione dei movimenti per lo stop alle esercitazioni e la riconversione civile, il Comune di Arbus è riuscito a liberare le due località balneari.
Costa verde in Sardegna: le spiagge di Arbus riaperte al pubblico. Solo per pochi mesi, però, da giugno a settembre. Nei due anni seguenti, durante l'iniziativa Monumenti Aperti, arburesi e turisti sono riusciti a entrare per la prima volta nell'area militare. Un luogo ricco di siti archeologici e torri, testimonianze di quando in questo tratto del Mar di Sardegna navigavano greci e fenici, romani e spagnoli. Tutto a lungo inaccessibile sia ai locali, sia ai visitatori. Quest'estate è quella decisiva: S'Enna e s'Arca e Punta S'Aschivoni tornano libere, anche se accessibili solo via mare. Parte della «servitù militare» sarà dunque a disposizione. Un regalo alle nuove generazioni, che potranno sdraiarsi in pace nella «spiaggetta della Nato» (soprannome di Punta S'Aschivoni), o fare snorkeling tra coste rocciose di arenaria e basalto su fondali popolati di ricci, polpi, donzelle di mare e tordi pavone. Fuori dall'acqua, tra i riflessi del mare dal verde smeraldo al blu cobalto, nel profumo della macchia vergine, un paesaggio lunare incorniciato da scogliere tra il rosso e il marrone. Niente abitazioni.
Cosa vedere vicino a Pistis e alla spiaggia di S'Enna e S'Arca. A questo scenario inedito dell'isola si arriva da Sant'Antonio di Santadi, frazione di Arbus (da non confondere con la Santadi località del Sulcis), lasciata la Strada Statale 131 da Cagliari e imboccate le strade minori verso la costa ovest, tra paesaggi bucolici e deserti. Il cupolone bianco del poligono domina l'orizzonte. Ma, per fortuna, tutt'intorno è silenzio. Il borgo è rimasto come una volta. Qui la prima domenica di giugno, con un corteo di carri trainati da buoi, si celebra ancora un rito pagano di duemila anni fa dedicato al Sardus Pater (poi cristianizzato in Sant'Antonio) e alle feste del grano. Qualche casetta bassa con portico e giardino circonda l'unico bar, sempre aperto, davanti alla chiesa. «Vendiamo giornali, tabacchi, un po' di tutto. Ma facciamo anche da centro sociale e ufficio informazioni», sorride la signora Dessì. Di fronte si possono acquistare i pecorini di Dedoni Formaggi, in una casa in pietra, mentre a qualche passo, sempre su via Mediterraneo, si intravede il Resort Capo Frasca, con una piscina nel verde. Più semplice l'agriturismo La Fillirea, a un chilometro circa. Per l'emozione gastronomica c'è invece la pasta con crema di cozze e bottarga di Marceddì, presso l'Ittioturismo, sulla strada per il mare. Una realtà in via di trasformazione che, l'estate prossima, si chiamerà Quattro Mori e includerà un agriturismo con 187 posti a sedere e un agricampeggio. «Avevo diverse vasche per acquacoltura», dice Riccardo Piano. «Ora porteremo in tavola le primizie dell'orto e i pesci appena catturati, di mare e di laguna, oltre agli animali del nostro allevamento». La caletta di S'Enna e s'Arca confina a sud col villaggio di Pistis. Si scopre qui la spiaggia dorata di S'Acqua e S'Ollastu, che su una piccola penisola ospita il ristorante Front'e Mari, letteralmente «di fronte al mare». Un gioco di vetri e trasparenze, il verde del prato e l'azzurro della piscina ne fanno una location molto ambita per ricorrenze, aperitivi e fughe d'amore. In ogni caso, è un buon rifugio per chi ama contemplare il blu all'orizzonte, aperto anche, da ottobre a marzo, la domenica a pranzo.
Dune e oasi protette, dalla spiaggia di Punta S'Aschivoni a Piscinas. Pistis diventa poi Torre dei Corsari e vanta una grande spiaggia con le dune, ma anche un villaggio turistico, dall'eclettismo architettonico esasperato. Conviene dirigersi verso Porto Palma, cinque minuti d'auto più a sud, per ritrovare la quiete. Qui, accanto alla spiaggia, piccola, profonda, dorata, sorgono i resti di una tonnara del secolo scorso, quando il villaggio si chiamava Tunaria: la porta con lo stemma del leone e alcuni bassi edifici un po' stile Far West. Il golfo nasconde invece un porticciolo dal quale i pescatori possono accompagnare i visitatori, risalendo a nord, anche fino alla «spiaggia liberata» di Punta S'Aschivoni, tra acque che, arrivando dal largo, sembrano verdi (da cui il nome Costa Verde). Ci vogliono ancora due chilometri di curve tra i pini per raggiungere la solitaria spiaggia della Funtanazza. Sul mare, l'ex colonia della società mineraria Montevecchio, l'enorme «casa al mare» con piscine e dépendance, avveniristica nel 1956, è oggi ridotta a uno scheletro. Nel 2003 l'imprenditore sardo e fondatore di Tiscali Renato Soru e il fratello Emanuele hanno deciso di acquistarla, per sottrarla alla speculazione edilizia. Ma il vero tesoro di questa zona è il caseificio Funtanazza, unico al mondo a produrre formaggi da latte di pecora nera di Arbus, da poco inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) dal Ministero delle politiche agricole. Si trova in fondo a una sterrata di quattro chilometri verso l'interno, inoltrandosi in un paesaggio che incanta con distese di asfodeli, iris, rosmarini e mandorli in fiore, rapaci in cielo e, all'orizzonte, vette tra le quali si nasconde l'agriturismo La Cresta. Da qui, ecco la discesa che conduce al minideserto di Piscinas, con le dune alte fino a 20 metri e la spiaggia di tre chilometri con l'omonimo albergo. Per raggiungerla si passa da Ingurtosu, con il Palazzo della direzione, altra reliquia dell'era delle miniere che pare un castello liberty, e da Naracauli, con le imponenti rovine della Laveria Brassey. Ancora più a sud, si trovano altre spiagge dalla sabbia fine e chiara lunghe anche tre chilometri, come Scivu, oggi un'oasi Wwf.