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Corriere dei Ciechi

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Numero 1 del 2019

Titolo: XXIII PREMIO BRAILLE- Speciale Premio Braille 2018

Autore: Redazionale


Articolo:
Le interviste agli ospiti
Alla serata del Premio Braille sono stati tantissimi gli artisti che sono intervenuti. La redazione del nostro giornale ha raccolto le loro testimonianze sulla manifestazione e sui progetti professionali presenti e futuri. Partiamo subito con le parole della presentatrice della serata.

Elisa Isoardi
Cosa pensa delle donne e la disabilità.
Le donne e la disabilità. Bellissimo. La donna deve essere, essendo lei che genera, la prima persona che insegna l'integrazione onesta e sincera in questo mondo. La prima barriera architettonica è quella che abbiamo nel nostro cuore. Quella la dobbiamo abbattere immediatamente, solo così potremo essere utili a persone che hanno o soffrono di disabilità. Questo sì. Quindi la donna può fare tanto: può dare l'innovazione del pensiero, può creare nuove generazioni che possono creare altre nuove generazioni con la stessa idea. Un'idea di cuore, un'idea di integrazione buona.
Un messaggio invece alle donne portatrici di disabilità.
Le donne hanno sempre una marcia in più. Io lo penso anche in questo caso, quindi saranno loro ad abbattere le barriere non soltanto del cuore.

Paolo Ruffini
Al Premio Louis Braille 2018 dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti questa sera c'è Paolo Ruffini, conduttore, attore, scrittore. Ma parliamo di solidarietà: che cos'è "Up&Down"?
"Up&Down" è un progetto crossmediale nel senso che attraversa teatro, cinema e speriamo forse anche la televisione e l'editoria sul tema della disabilità e la felicità. Su quanto siamo tutti abili e disabili ad affrontare una cosa interessante come la disabilità e su come la vita sia fatta di alti e bassi, quindi up and down, e di come sia paradossale una sindrome che si chiama "Sindrome di Down" che in realtà è molto "alta", nel senso che io conosco molte persone in down che non sono down e viceversa conosco molte persone up che hanno la Sindrome di Down. Sembra un gioco di parole però in realtà è molto interessante.
Abbiamo visto già qualcosa a Domenica In, ospitato da Mara Venier. Raccontaci nel dettaglio lo spettacolo.
Lo spettacolo sta andando in tutta Italia, stiamo registrando il sold out ovunque. Al Teatro Brancaccio abbiamo dovuto aggiungere una data al 22 gennaio 2019, abbiamo fatto tre date al Nazionale di Roma, abbiamo fatto Bologna presso il Teatro Il Celebrazioni, poi Torino al Teatro Alfieri, Politeama Genovese, quindi siamo ovunque. Anche il film, in sala dal 25 ottobre, sta avendo un grande successo: abbiamo vinto il Premio Kinéo alla Mostra del Cinema di Venezia, siamo andati alla Festa del Cinema di Roma, sarà su Sky a partire da gennaio, l'ha accolto Rai Cinema. È una cosa straordinaria, come se si fosse sbloccato qualcosa in questo senso, come se a un certo punto ci fosse stata questa dedica che io ho fatto a degli ultimi che non avevano voglia di diventare primi ma che avevano tanta voglia di essere riconosciuti con la dignità e l'importanza a volte di essere ultimi, straordinariamente ultimi. Questa giornata è così bella ed io sono felice di essere qui, anche con tante persone non vedenti. Io, tanti anni fa ho fatto un lavoro che si chiamava "Cosa sognano i ciechi" e mi ha sempre affascinato quello che possono sognare le persone non vedenti dalla nascita. Credo che sia importante perché molto spesso non esiste soltanto un'abilità, la vera disabilità che ora si ha a livello sociale è non riconoscere il senso della diversità che è un senso civico, politico e spirituale.

Piero Mazzocchetti
Al Premio Louis Braille questa sera abbiamo Piero Mazzocchetti. La sua carriera non è iniziata in Italia ma in Germania, in un modo molto particolare. Vuole raccontarcelo?
Sì, io ero diciannovenne, dopo gli studi al Conservatorio mi sono trasferito per potermi permettere di pagare gli studi lirici e ho cominciato a lavorare in un piano bar tedesco. Lì fui notato da due amici: Karl-Heinz Rummenigge e Franz Beckenbauer i quali non credevano che un ragazzo così piccolo potesse cantare così forte e infatti cantavo senza microfono girando fra i tavoli per dimostrare che la voce fosse realmente mia. E da lì mi sponsorizzarono e mi aiutarono facendomi cantare all'Olympiastadion in occasione della Champions League del 99, i primi dischi, i primi successi, i primi dischi d'oro e poi Pippo Baudo si accorse di me nel 2006.
Ci vuol parlare, invece, dell'Academy che ha fondato?
Sì, ho fondato la Crossover Academy in Abruzzo perché io sono abruzzese e dato che vent'anni fa, come dicevo poc'anzi, sono dovuto emigrare per forza perché non c'erano strutture in Abruzzo che dessero la possibilità di far studiare i ragazzi o renderli visibili in Italia e all'estero, ho voluto crearla in modo che tanti ragazzi non debbano per forza andarsene. Il Direttore artistico è il mio amico e produttore, il maestro Beppe Vessicchio. Abbiamo creato un pool di professionisti che cercano di promuovere i ragazzi a dei prezzi modici.
Cosa si prova a cantare per un pubblico così particolare?
Sicuramente è molto emozionante, io poi sono legato all'Auditorium Conciliazione di Roma perché fino a due anni fa ero in concerto in Vaticano, quindi una serie di eventi che mi hanno fatto avvicinare a questo teatro e a un pubblico sicuramente più attento come quello di stasera.

Carlotta Natoli
Questa è la prima volta ospite al Premio Braille, lei sa che questo premio viene consegnato alle persone che durante l'arco dell'anno si distinguono per aver sostenuto le cause dei non vedenti in tutto il panorama sociale. La fiction molto spesso racconta di persone. Lei quale persona vorrebbe raccontare che non ha ancora raccontato?
Ah che bella domanda! Io stavo proprio riflettendo sul fatto che non c'è forse una persona in particolare che mi piacerebbe raccontare o forse anche sì: mi piacerebbe, invece, che la Rai ripresentasse un ciclo di film sulle donne che hanno cambiato il modo di vedere, ma in senso metaforico, insomma, protagoniste che hanno combattuto per alcuni valori. Ci sarebbero, sicuramente, tantissime storie da raccontare partendo dalle partigiane, dalle suffragette a quelle più contemporanee, a donne di scienza o di spettacolo ecc. Donne, dunque, che hanno permesso di cambiare la visione del mondo. Questo mi piacerebbe assai.
Una donna in particolare che le piacerebbe impersonare?
Adesso stavo cercando di fare una ricerca su una partigiana che si chiama Irma Bandiera di cui ho letto due, tre frasi molto belle. Ho fatto uno spettacolo teatrale che si chiamava "Tante facce nella memoria" sull'eccidio delle Fosse Ardeatine. La trama si snodava sulle testimonianze orali prese da interviste, dello storico Sandro Portelli, custodite presso la casa della memoria. Le donne intervistate raccontano le loro storie private e nello spettacolo c'erano queste donne ma si parlava anche di questa Irma Bandiera che è stata una partigiana che ha lavorato e lottato per la causa della libertà e che ha detto delle cose bellissime che mi sono rimaste impresse. Nel nostro spettacolo alla fine viene citata Irma Bandiera perché le vengono strappati i seni e gettata in una discarica, viene massacrata davanti ai familiari, insomma una cosa terribile, lei dice "Potete anche uccidermi ma i sogni non moriranno".

Peppino di Capri

Siamo a 60 anni ormai di carriera, una voce mi ha detto che stranamente nel 58 ha fatto il primo debutto a Ischia.
Sì, sono stato scoperto a Ischia discograficamente, fummo segnalati a Milano da una casa discografica, vennero giù e fummo scritturati per dei provini che poi diventarono dischi.
Ha festeggiato i 60 anni in un famoso teatro di Napoli.
Sì, il San Carlo, è stata una serata bellissima. Ho raggiunto questo traguardo, una cosa importantissima, soprattutto dopo questa lunga carriera mi è sembrata una bella consacrazione.
Come è legato a Capri?
Sono legato a Capri, ci sono nato, ci vivo, pago le tasse... il mio biglietto da visita dovunque vada è Capri. Diventa un'interfaccia ideale per farla conoscere ancora a chi non c'è mai stato, invitarlo a venire in questa meravigliosa isola.
A quale dei suoi lavori è legato di più?
Ultimamente mi sono affezionato molto ad una canzone che si chiama "I miei capelli bianchi", che un po' è la storia di tutta la mia vita. Mi affeziono, però, agli ultimi brani, perché sono quelli che in quel momento ti soddisfano perché hai raggiunto l'obiettivo musicale che ti aspettavi. Queste canzoni camminano assieme a me, con l'andare degli anni.
Un messaggio per i nostri lettori delle riviste dell'UICI.
La musica è un bel veicolo per i non vedenti, una frontiera abbastanza dura, però secondo me è tutto sommato positiva, perché attraverso la musica si possono ricevere anche messaggi molto più significativi di quelli banali di tutti i giorni.

Vanessa Di Venti
Ti hanno nominata la più anziana dei volontari!
Perché più di dieci anni fa ho fatto il servizio civile presso l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nella sezione di Enna. È stata un'esperienza meravigliosa, ho conosciuto un mondo che non conoscevo per niente. Ci sono capitata per caso, frequentavo ancora l'università, e all'inizio l'ho vista come un'opportunità. In seguito ho compreso che stava arricchendo il mio mondo esperienziale e, quindi, ho deciso di continuare a studiare questo campo. Tutt'ora collaboro con l'Unione e con l'Irifor, svolgendo la mia professione di terapeuta.
Qual è stato l'aspetto maggiormente arricchente nella tua esperienza di servizio civile?
Mi ha arricchita, soprattutto, nella conoscenza dei miei sensi; noi che li abbiamo tutti, utilizziamo maggiormente la vista e non pensiamo che in realtà per sentire tutte le cose non dobbiamo usare per forza la vista bensì altri sensi che ne sviluppano altri ancora e altri ancora.
Violante Placido
Stasera farà una cosa particolare, perché non molti sanno che Lei è anche cantante, ce ne vuole parlare?
Ho inciso due dischi, la passione per la musica è una cosa che ho avuto sin da bambina. Ho iniziato a fare la mia musica tardi, anche se ritengo che le cose valga sempre la pena farle. Non esiste tardi, stasera sono felicissima di condividere la musica con voi.
Hai girato qualche film anche nella cosiddetta Bollywood, ce ne vuoi parlare?
È stata un'esperienza bellissima, ci sono andata perché era un'occasione per conoscere l'India. Non è stato un classico film di Bollywood, ricco di danze, ma era un primo tentativo di neorealismo indiano. Sono stata in mezzo alla gente, abbiamo girato scene rubate al mercato, è stata un'occasione sia di fare cinema in un paese diverso, con una cultura diversa e attori indiani strepitosi, ma anche fare un piccolo viaggio da sola, è stato un percorso per me importante. Sono stata anche in un'ashram e ne sono tornata sicuramente diversa.
Hai anche affiancato George Clooney e Nicolas Cage. Cosa ci puoi dire di questi attori di fama internazionale?
Due attori straordinari, completamente diversi, sia professionalmente che come persone, ma entrambi con tanto da dare. Sicuramente Clooney è un attore sul set, anche regista, più complice, più protettivo, più collaborativo. Cage ha un animo un po' più inquieto, ma è una persona estremamente generosa e tenera, sul set sta molto sulle sue, quindi non è molto facile stare al suo fianco.
Cosa le resterà di questa serata e della solidarietà in particolare?
Sono molto emozionata e mi fa molto piacere essere qua, anche perché uno dei libri che lessi da piccola, in lingua inglese, che mi è rimasto molto impresso, si intitolava "Emma and I", la storia di una ragazza che perde la vista per un problema congenito, in una famiglia in cui un po' tutti hanno un problema; crescendo perde completamente la vista e incontrerà un cane guida che le cambierà la vita. È pieno di aneddoti così meravigliosi che mi ha appassionato così tanto il rapporto tra questo cane e la donna, che aveva così tanta voglia di essere indipendente, di superare questo cambiamento enorme che era avvenuto nella sua vita.

Giovanni Caccamo
Giovanni Caccamo al Premio Braille 2018, XXIII edizione. Emozioni che hai provato questa sera a cantare per un pubblico diciamo un po' particolare.
Io credo che la musica abbia la forza di unirci in qualsiasi situazione. Tutti siamo a contatto con la sofferenza che sappiamo poi può nel tempo, e con molta pazienza, trasformarsi in dono, in risorsa. Almeno per me nel tempo e negli anni è stato così. La sofferenza ti dà la possibilità di entrare in contatto un po' con tutte le emozioni: dalla rabbia al chiedersi perché, alla riconciliazione, al perdono, alla gioia.
Parlando di riconciliazione, hai cantato un mese fa, 18 ottobre se non sbaglio, alla presenza di Papa Francesco in occasione del Sinodo dei Giovani. Un'emozione particolare. Come è stato?
È stato molto bello perché io penso di essere in cammino per la luce, quindi il fatto che il Papa abbia apprezzato questa performance, questa canzone, il messaggio che poi ho raccontato è un segnale di essere sulla strada giusta.
E poi ha apprezzato la foto con il nonno?
Sì, esatto.

Simona Molinari
La stupenda Simona Molinari!
Troppo buono, grazie.
Partiamo dal "Forse" o dalla "Felicità"? Da che cosa vogliamo partire?
Partiamo come vuole lei.
Con la canzone "Forse" abbiamo dato uno stile diverso, uno swing che in Italia non c'era. Perché questa scelta?
Intanto è uno stile, un swing mischiato all'elettronica. Volevo svecchiare un po' lo swing e quindi ho aggiunto a quello che è conosciuto un po' di suoni elettronici e un testo che è estremamente attuale sulla precarietà, su tutti i forse di quest'epoca. Perché non c'è più niente di sicuro e quindi "Forse" è la parola d'ordine.
Poi dal precario siamo passati alla passerella di Sanremo. Parlando di una cosa stupenda "La felicità", è cantata con una gioia straordinaria. Forse non tutti l'hanno capita, però era un motivo straordinario, molto molto orecchiabile che ha dato un po' di continuità all'esperienza di "Forse", credo.
Sì, esatto. Sempre questo genere che mi appassiona che è il jazz, lo swing. E anche "La felicità" è un brano che unisce lo swing all'elettronica e ha questo modo di fare molto spensierato, molto leggero. Diciamo che ho scelto come tratto distintivo della mia parte artistica la leggerezza.
E l'anima napoletana?
Eh, l'anima napoletana è proprio tutta lì. Nel senso che è proprio la leggerezza napoletana che ti fa affrontare qualsiasi cosa, anche le cose più dolorose. È quella che metto nelle mie canzoni.
I programmi futuri di Simona Molinari?
In questo momento sto lavorando nel programma di Piero Chiambretti ogni mercoledì sera e poi sto finendo il prossimo disco che avrà luce nell'anno prossimo e saranno anche dieci anni dal mio primo Sanremo con "Egocentrica". Quindi farò un tour con questo nuovo disco, con tutti i miei nuovi brani. E non vedo l'ora. Sto preparando questo spettacolo.

Rita Dalla Chiesa
Lei è impegnata da tantissimi anni nel sociale. Oggi è la giornata internazionale della disabilità. Un pensiero su quello che secondo lei dovrebbe essere lo sviluppo della società verso le persone più bisognose.
Tutto parte dalla famiglia secondo me. Ho degli amici carissimi che hanno in famiglia delle persone con delle disabilità di diverso genere ovviamente e vedo come si battono, come vivono, come cercano di lottare per i propri figli, per i propri parenti e come tutto questo molte volte non viene ascoltato come dovrebbe essere e devono rivolgersi agli altri. Ecco, come state facendo voi; ogni tanto la nostra faccia serve a qualche cosa, serve a portare avanti una battaglia che è difficile ma che è importante combattere.
Un messaggio, invece, per le donne che sono portatrici di disabilità e che, molto spesso, non denunciano violenze.
No, no, le devono denunciare, accidenti se le devono denunciare, immediatamente. Io sono per la denuncia immediata al primo schiaffone. Poi lo so, i carabinieri dicono tante volte, dicono anche a me: noi non possiamo farci nulla fino a quando non siamo lì e non ci accorgiamo di quello che sta succedendo. Io, invece, penso che le donne devono denunciare, soprattutto quelle donne che non si possono difendere. Questa è la cosa che a me fa male. La prima cosa da fare è denunciare, denunciare alle amiche, denunciare ai parenti, denunciare agli amici, a tutti, cominciare a dirlo a tutti e allontanare la persona che fa loro del male.
Per concludere, secondo Rita Dalla Chiesa come possono i giovani trasformare questo Paese?
Oddio che domanda... questa è una domanda difficile. Non lo so, guardi io parto sempre dalle basi. La base è la famiglia, non c'è niente da fare.

Biagio Izzo
Una lunga gavetta e poi un grande successo. I giovani oggi pensano che arrivare al successo sia semplice.
Hanno sbagliato tutto, non è così facile, l'importante è farlo con amore perché questo mestiere è una passione e i sacrifici sono tanti. Se lo vogliono fare solo per apparire e arrivare in fretta è meglio se scelgono di impegnarsi in altri lavori.
Nel tuo lungo percorso ti sei diviso tra cinema e teatro. Secondo me riesci meglio nel teatro.
Il teatro è il mio vero mestiere e poi mi diverto a fare qualche film.

Vito Crimi
Sottosegretario con delega all'Editoria
Sottosegretario, intanto oggi è la giornata internazionale della disabilità, come può l'Italia migliorare il sostegno a favore delle persone con disabilità?
Il presidente Conte ha fatto una conferenza stampa in cui ha dichiarato che al prossimo Consiglio dei Ministri arriverà una legge sulla disabilità per dare il massimo sostegno possibile a tutte le persone disabili, a coloro che assistono queste persone che oggi, forse, sono quelle a cui deve andare anche il nostro sostegno, perché è tutti insieme che si fa rete.
Cosa deve fare lo Stato?
Innanzitutto non abbandonare e stare vicino a chi è in difficoltà. La prima cosa che dovremmo cercare di fare è abbattere tutte quelle barriere, lo dico non da persona che ha una disabilità ma da persona che ha un bambino di sei mesi con un passeggino, e pur avendo tutta la fortuna di vedere e di camminare con le mie gambe, riscontro delle difficoltà. Ho potuto vedere come ancora oggi i disabili hanno delle barriere insormontabili: nelle metropolitane, negli autobus, nel trasporto ordinario. Su quello dobbiamo lavorare tanto.
Può lanciare un invito ai suoi colleghi a sostenere le politiche in favore delle persone con disabilità?
L'invito è quello di sostenere le politiche in favore dei disabili, ma ancora di più, non c'è bisogno di fare un invito perché in Consiglio dei Ministri andrà un'apposita norma con stanziamento anche delle risorse sufficienti per sostenere ogni forma di disabilità.



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