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Corriere dei Ciechi

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Numero 1 del 2019

Titolo: 10 ANNI DI CONVENZIONE ONU- Convenzione ONU dieci anni dopo

Autore: Carlo Giacobini


Articolo:
Nel marzo di quest'anno la versione italiana della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità compie idealmente 10 anni. La legge 18 che la ratifica fu approvata il 3 marzo del 2009, meno di tre anni dopo l'approvazione da parte dell'ONU (13 dicembre 2006). Un passaggio politicamente importante per il movimento internazionale delle persone con disabilità e un traguardo che sancisce come esse siano innanzitutto cittadini, non malati, non incapaci. Purtroppo secoli di segregazione e di invisibilità hanno creato una immagine luttuosa e deformata della disabilità, erigendo un muro di pregiudizi, anche inconsapevoli, difficili da abbattere nei sentimenti e nelle coscienze delle persone. E i pregiudizi determinano comportamenti personali e scelte politiche e sociali discriminanti.
Non si può più ignorare che a condizioni idonee le persone con disabilità studiano, lavorano, praticano sport, vanno in vacanza.
A condizioni idonee le persone con disabilità frequentano cinema, teatri, musei, ristoranti. A condizioni idonee hanno amici, formano famiglie…
La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, formalmente recepita dall'Italia, ci indica la strada, ci suggerisce il modo concreto di operare, improntando azioni e politiche all'inclusione sociale. Non più all'integrazione. Il termine "integrazione" conserva un retrogusto amaro: quello di un corpo estraneo accolto in un contesto altrimenti ostile. L'inclusione presuppone invece un profondo e convinto ripensamento di quel contesto, adeguandolo alle esigenze di tutti.
La Convenzione ONU non fissa alcun nuovo diritto per le persone con disabilità, ma, in modo molto lineare, orienta in altra e cogente direzione: i diritti di tutti i cittadini devono essere fruibili e accessibili anche alle persone con disabilità e, importante!, in condizioni di pari opportunità. Salute, mobilità, abilitazione, lavoro, partecipazione, informazione, accessibilità: su questi e altri temi centrali per i diritti umani, fondanti del diritto di cittadinanza, la Convenzione impegna gli Stati che l'hanno sottoscritta a modificare le loro politiche e i loro interventi nella direzione di una reale inclusione, di una matura consapevolezza, del rigetto di ogni discriminazione e segregazione.
Ma, per non scadere in una neutra celebrazione, dopo dieci anni dobbiamo chiederci quale sia lo stato di applicazione della Convenzione ONU. E non possiamo limitarci a porci la domanda ma dobbiamo anche monitorare quali siano gli esiti effettivi, le lacune, i dati di fatto sulla qualità della vita delle persone. E ancora raccogliere riscontri, elementi, storie di vita delle persone. Sono anche questi gli obiettivi dell'Agenzia Iura (Agenzia per i diritti delle persone con disabilità) voluta fortemente da UICI. Ed è questo anche il focus principale del lavoro di questi mesi, che verrà messo a disposizione di tutti a breve. Certo gli elementi in continua raccolta non sono certo dei più rosei.
Ad esempio, la Convenzione rifugge da qualsivoglia forma di segregazione. Ogni persona deve poter scegliere dove e con chi vivere, rimanendo in ambienti che il più possibile riproducano il contesto delle relazioni familiari. Al contrario, ancora oggi in Italia oltre 270mila persone vivono in istituti, in situazioni potenzialmente segreganti.
La Convenzione Onu ribadisce il diritto alla libera scelta, all'autonomia personale, alla vita indipendente. Al contrario le politiche per le persone con disabilità e le loro famiglie sono ancora assai deboli, costrette ciclicamente a subire o rischiare compressioni nelle risorse dedicate.
Un dato per tutti: meno del 20% delle famiglie con persone con disabilità fruisce di servizi pubblici a domicilio. E ben il 70% non beneficia di alcun tipo di assistenza domiciliare, né pubblica né privata.
I comuni italiani spendono meno di 8 euro al giorno per persona con disabilità e si registra una profonda disparità territoriale. Il Sud dichiara la più bassa spesa per persona con disabilità (864 euro), a fronte di una media nazionale di quasi 3.000 euro procapite.
Ancora, nell'ambito del diritto al lavoro, meno del 20% delle persone con disabilità è occupata, ossia meno di una persona con disabilità su 5 lavora. E ancora più discriminate risultano le donne con disabilità.
Non sono mancati (non possiamo tacerlo) anche tentativi strutturati e ragionevoli per indirizzare le politiche verso l'applicazione concreta della Convenzione ONU. Ci riferiamo ai due Programmi d'azione per la disabilità approvati con il rango di norma in questi anni. Il primo largamente inapplicato, il secondo (dicembre 2017) ancora lettera morta.
Per garantire quelle condizioni idonee, quelle pari opportunità cui aspira la Convenzione ONU c'è ancora molta strada da percorrere. Ad iniziare da una profonda revisione degli stessi criteri di riconoscimento della disabilità che ancora viene intesa come "problema sanitario del singolo", come limitazione, come concetto sanitario.
Quelle "condizioni idonee" le chiedono le persone con disabilità che aspirano a costruire un loro progetto di vita, che vorrebbero poter accedere a servizi e opportunità.
Confrontando articolo per articolo le previsioni e le raccomandazioni della Convenzione sull'accessibilità, sulla mobilità, sul diritto alla partecipazione abbiamo rilevato e continuiamo a rilevare un significativo screzio fra le aspettative e la sostanza, una sostanziale elusione di aspetti quali la discriminazione multipla, in particolare di genere.
La Convenzione allora rappresenta anche la trama, oltre che un riferimento scientifico ed etico, per raccogliere informazioni, per analizzare norme e prassi, per raffrontare condizioni di vita, per collazionare documentazione, bibliografia, esperienze e per proporre, in modo congruente, soluzioni sostenibili.
Già perché riteniamo che il ruolo del movimento sia anche quello di proposta, oltre che quello di raccogliere in modo corretto e scientifico gli elementi rimarchevoli.
E su quella trama vi sarà anche l'ordito di ciò che racconteremo nei prossimi numeri: partendo proprio dalle indicazioni specifiche della Convenzione, tracceremo la situazione nel nostro Paese con storie di vita, cifre, evidenze, lacune, ritardi e, magari, avendo la soddisfazione di riportare anche gradevoli accelerazioni.
Non si pensi che tutto questo sia un esercizio meramente compilativo o archivistico. Il Lettore scoprirà man mano quanto tutto ciò sia profondamente legato alla propria quotidianità, che non è e non può essere ritenuta immutabile o intangibile.



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