Durante il passato quadriennio numerose sono state le innovazioni e le modifiche sul piano sociale e legislativo con le quali il mondo dell’associazionismo nel suo complesso, e quindi anche l’Unione Italiana dei Ciechi, si è dovuto confrontare.
Tra queste va messa in primo piano l’acquisizione da parte dell’Unione, avvenuta nel corso del 1998, della qualifica di Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS-APS), uno status riconosciuto agli enti senza fini di lucro che operano offrendo servizi e vantaggi alle categorie a disagio, iscrivendosi all’anagrafe unica istituita presso il Ministero delle Finanze.
Le recenti profonde trasformazioni del settore pubblico, effettuate sulla base di un massiccio decentramento di funzioni dal centro alle autonomie locali e sfociate in un trasferimento sempre più ingente di compiti al cosiddetto terzo settore, sono state il substrato legislativo dal quale è nata l’emanazione della normativa sulle ONLUS-APS, contenuta principalmente nel decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460.
La disciplina in questione contiene tutta una serie di agevolazioni, soprattutto sul piano fiscale ed amministrativo, che mirano ad incentivare le attività di quelle organizzazioni operanti nel settore sociale, che rappresentano un imprescindibile punto di riferimento per tutti quei soggetti svantaggiati i cui interessi le amministrazioni pubbliche non riuscirebbero a tutelare pienamente.
La piena attuazione di questo nuovo regime giuridico ha consentito e consentirà ad organizzazioni da sempre impegnate nel campo sociale come l’Unione di svolgere anche nel futuro con maggiore efficienza il loro ruolo di tutela dei diritti e degli interessi dei soggetti che si trovano in condizioni di inferiorità, come, nel caso specifico, i minorati della vista.
In attuazione del disposto del citato decreto legislativo 460/97, l’Unione ha provveduto ad adeguare alcune norme statutarie, concernenti in particolare gli oneri inerenti la natura di ONLUS-APS previsti all’articolo 10 del decreto. Di conseguenza, sono anche state predisposte le relative modifiche regolamentari che sono state sottoposte all’approvazione del Consiglio Nazionale.
Nel corso del 2000 l’Unione Italiana dei Ciechi ha festeggiato una tappa fondamentale della sua lunga storia: l’80° anniversario della sua fondazione, avvenuta a Genova il 26 ottobre del 1920. In occasione della ricorrenza si sono svolte solenni celebrazioni in più parti d’Italia, durante le quali è stato ripercorso il cammino compiuto dall’Associazione in questo lasso di tempo a sostegno dei ciechi e sono state illustrate le più importanti prospettive per il futuro. In taluni casi tali manifestazioni sono state accompagnate da concerti, fra i quali spiccano quelli svoltisi presso il Teatro Carlo Felice di Genova e presso il Teatro alla Scala di Milano, durante il quale è avvenuta anche la consegna del Premio Louis Braille, sulla quale si riferisce nel seguito della relazione, che, nelle parole del Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, si è dimostrata, ancora una volta, uno "splendido esempio di quella solidarietà cui deve ispirarsi qualsiasi progetto di miglioramento della nostra società".
Tale importante ricorrenza è caduta proprio in un periodo caratterizzato dalle profonde trasformazioni cui si faceva poc’anzi riferimento, sia sul piano politico-amministrativo, sia, più in generale, sul piano sociale e dell’integrazione dei portatori di handicap.
Da un lato, basti pensare ai numerosi provvedimenti che hanno portato ad attuazione (in alcuni casi ancora parzialmente) le leggi di riforma della Pubblica Amministrazione che hanno caratterizzato gli ultimi anni e che hanno dato impulso ad un massiccio trasferimento di competenze e funzioni dal centro alla periferia, anche in materie che toccano da vicino il mondo dell’handicap e, quindi, della minorazione visiva.
Prime fra tutte, la nuova legge di riordino del sistema di assistenza sociale, su cui si parlerà più diffusamente nel prosieguo della relazione, che, unita ad alcune inadeguatezze delle strutture degli enti locali, potrebbe comportare, per i soggetti più svantaggiati, pericoli di diminuzione delle prestazioni effettive dello stato sociale, con il rischio di ostacolare il raggiungimento del traguardo della piena integrazione sociale, culturale, professionale ed economica, della pari dignità e delle pari opportunità.
Dall’altro lato, si deve fare riferimento all’ondata di innovazioni derivante dai progressi dell’elettronica e delle tecnologie connesse alle telecomunicazioni in grado di alimentare, in effetti, grandi speranze anche per una migliore integrazione dei disabili a tutti i livelli, ma che non deve far dimenticare che, nello stesso modo, si possono anche creare nuove forme di esclusione e sacche di emarginazione per chi non è in grado di restare al passo con i tempi.
Queste considerazioni acquistano maggior valore, specie se unite ai rischi derivanti dal processo di globalizzazione dell’economia, che ha accentuato i meccanismi di competizione e la logica del profitto, determinando un progressivo smantellamento dello stato sociale ed un sempre più marcato affievolimento dei sentimenti e dei vincoli di solidarietà.
A tale riguardo, l’impegno delle istituzioni nazionali e comunitarie dovrà essere molteplice. Anzitutto, occorrerà favorire lo sviluppo di tecnologie che permettano l’uso dei nuovi strumenti ai cittadini disabili, rendendo realmente operativo il loro diritto all’istruzione, al lavoro e allo svago; nel caso dei ciechi e degli ipovedenti, soprattutto sintetizzatori vocali e applicazioni in grado di interagire con interfacce auditive e tattili (basti pensare che, attualmente, circa il 97 per cento dei siti Internet è inaccessibile per queste categorie di cittadini). In secondo luogo, si dovranno adottare politiche e protocolli volti a fare in modo che i servizi di pubblica utilità si pensi ad esempio ai siti Internet delle amministrazioni on-line siano realmente accessibili a tutti: sarebbe assurdo che proprio i disabili, potenzialmente i maggiori beneficiari di simili innovazioni, ne fossero esclusi a causa dell’impiego di pagine troppo sofisticate, in cui la grafica prevale sul testo. Per questo, è anche indispensabile che i disabili possano ricevere un’istruzione adeguata, che consenta loro una piena integrazione nella società digitale.
Queste continue innovazioni socio-politiche hanno creato un comprensibile e prevedibile stato di confusione ed incertezza, sia a livello delle strutture pubbliche, sia tra gli utenti direttamente coinvolti nel fenomeno.
Per venire incontro a questa rapida e progressiva evoluzione del panorama istituzionale, la dirigenza dell’Unione Italiana dei Ciechi ha deciso di dare ulteriore impulso ad un’opera di riassetto organizzativo dell’intera struttura associativa, sia a livello centrale che a livello delle strutture periferiche, con l’intento di creare una rete di strutture territoriali in grado di fornire quella gamma di servizi di cui i ciechi e gli ipovedenti hanno mostrato di avere continua necessità.
Il programma di riorganizzazione delle Sezioni Provinciali e dei Consigli Regionali, oltre che su adeguati stanziamenti finanziari, si è basato soprattutto sul principio del decentramento delle funzioni e sulla ricerca di un contatto continuo con la base associativa, attraverso una gestione di tipo collegiale e tramite l’erogazione di servizi qualificati.
A questo scopo, in collaborazione con i rappresentanti di tutte le strutture territoriali direttamente interessate, è stato predisposto un progetto di cambiamento dell’assetto funzionale, avente carattere strutturale ed organizzativo, che prevede nuovi metodi di gestione e di funzionamento nei settori nevralgici dell’organizzazione. In sintesi, tale schema, contenuto in un manuale organizzativo, ha previsto alcuni modelli di riferimento per il funzionamento delle sedi territoriali ed ha anche individuato una serie di standard qualitativi minimi nella gestione dei servizi da erogare ai soci e, più precisamente:
È stata anche prevista una selezione a livello nazionale di personale, volta a mettere a disposizione dei Consigli Regionali, con spese a carico della Presidenza Nazionale, consulenti esperti nel settore giuridico-organizzativo, in modo da porre le strutture a livello locale nella condizione di poter svolgere adeguatamente i compiti di rappresentanza e tutela della categoria cui sono chiamate dalle nuove norme di decentramento dell’attività amministrativa dallo Stato alle Regioni ed agli altri enti locali.
Inoltre, al fine di garantire un costante aggiornamento del personale e dei dirigenti delle strutture periferiche, è stata anche organizzata una serie di incontri seminariali che, dietro la guida di esperti del settore, ha trattato diversi argomenti concernenti le tematiche di maggiore attualità ed interesse per chi opera nel settore della minorazione visiva.
Con gli stessi scopi sono stati anche organizzati ulteriori seminari volti ad illustrare nel dettaglio le più importanti disposizioni in tema di ONLUS-APS, con particolare riferimento ai benefici di natura fiscale ed amministrativa previsti dalla disciplina vigente, nonché un corso di formazione e aggiornamento sui nuovi programmi di contabilità.
In seguito tale azione di riassetto amministrativo è stata ulteriormente potenziata, tenendo anche conto del fatto che la prima fase, pur avendo dato innegabili risultati positivi, aveva rivelato alcuni limiti di partecipazione legati in parte ai costi ed in parte ad aspetti organizzativi.
Sulla scorta dell’esperienza acquisita, l’iniziativa è proseguita adottando una nuova formula, intendendo utilizzare per tale tipo di aggiornamento gli incontri delle assemblee dei quadri dirigenti espressamente dedicati a questi temi, sulla base della considerazione che, per essere interlocutori validi delle amministrazioni locali, è necessario essere in possesso di tutti gli strumenti utili per un’efficace tutela e rappresentanza degli interessi morali e materiali dei ciechi. In tali incontri sono state esaminate e discusse alla presenza di esperti del settore le principali normative che regolano, sostanzialmente, il processo di decentramento in atto in materia di erogazione dei servizi socio-assistenziali, sanitari, riabilitativi e di sostegno all’integrazione sociale.
Nell’intento di avvicinare il più possibile le strutture amministrative alla base associativa, per garantirne una maggiore e più partecipata adesione e nell’intento di accelerare il processo di cambiamento, si è passati, poi, all’avvio della seconda fase del progetto iniziale, che ha riguardato gli aspetti gestionali da indirizzarsi ad una più razionale divisione delle responsabilità, alla nomina di referenti presso le pubbliche amministrazioni più importanti e, soprattutto, ad un diverso ruolo rivestito dall’assemblea dei soci.
Tale fase si è concretizzata nella organizzazione di assemblee straordinarie presso le varie Sezioni Provinciali che hanno inaugurato una vera e propria rivoluzione del ruolo di tale istituto associativo, non più vissuto come semplice momento di ratifica degli atti del Consiglio Sezionale, ma come luogo di discussione, dibattito e confronto, dove vengono censiti i diversi bisogni dei ciechi e decise le strategie di lotta per la loro soddisfazione, e come momento caratterizzante l’attività di una associazione più moderna ed in grado di soddisfare la molteplicità dei nuovi bisogni dei ciechi e degli ipovedenti.
A latere di tali iniziative, ed in stretta correlazione con le stesse, sono state anche fissate norme di comportamento cui dovranno attenersi tutti i rappresentanti dell’Unione designati in organi di enti ed organizzazioni esterne all’Unione stessa. Il codice di comportamento approvato si ispira a criteri di eticità e di correttezza, nell’interesse degli enti in cui viene svolto l’incarico e, al contempo, a tutela degli interessi dei minorati della vista.
Nell’ambito del processo di riassetto organizzativo, va segnalata la decisione della Direzione Nazionale che, in tema di lavoro ha disegnato uno scenario nuovo e ricco di prospettive: l’Agenzia Nazionale per la promozione del lavoro dei ciechi e il progetto di un convegno che esplori la reale possibilità di una riscoperta del lavoro manuale. L’operazione consiste, in effetti, in una radicale ristrutturazione dell’ufficio lavoro della Presidenza Nazionale oggi assolutamente inadeguato, per mancanza di personale e di know how, a dare una risposta agli attuali bisogni della categoria.
L’Agenzia in parola avrà come compiti istituzionali quelli di:
Come già accennato, l’esplosione delle nuove tecnologie ha creato strumenti di lavoro sempre più sofisticati che richiedono conoscenze e abilità particolari, che non sempre tutti i ciechi posseggono. Questo significa che esiste il rischio reale e non ipotetico che possa aumentare il numero dei ciechi senza lavoro. Di conseguenza, l’idea di immaginare prospettive di lavoro manuale per i meno abili, rientra tra i doveri associativi e, conseguentemente, la Direzione Nazionale ha ritenuto che debbano essere realizzati studi di fattibilità da presentare e discutere al previsto convegno prima menzionato.
Nell’intento di mantenere l’organizzazione interna al passo con le innovazioni tecnologiche, in atto anche presso le pubbliche amministrazioni, è stata perfezionata l’installazione presso gli uffici della Presidenza Nazionale di una rete informatica che, allo stato attuale, collega più di 40 work stations dotate di computer di ultima generazione, del sistema operativo Windows NT4 e del programma Office 2000.
Infine, la Presidenza Nazionale si è dotata in via definitiva di un programma di archiviazione ottica di documenti cartacei che permette l’invio e la ricezione della corrispondenza in formato elettronico (salvo gli sporadici casi in cui sia necessario procedere all’invio di atti originali, quali procure speciali, copie autentiche, etc.), nonché la possibilità di applicare le procedure per la firma digitale dei documenti, tenuto anche conto dell’adozione da parte del Governo delle specifiche tecniche per la medesima firma digitale e per la conservazione dei documenti (anche a valenza fiscale ed istituzionale) in forma elettronica.
Forse l’innovazione che in questo periodo ha toccato più da vicino il settore dell’handicap è stata l’approvazione del nuovo progetto di riforma del sistema di assistenza sociale, rispetto al quale l’Unione ha svolto un’intensa attività parlamentare volta a tutelare principalmente i cardini fondamentali su cui finora ha trovato solido fondamento l’azione pubblica a favore dei ciechi, già riconosciuti a livello costituzionale dagli articoli 3 e 38, quali:
Un punto nodale della riforma è il riordino della disciplina delle provvidenze economiche godute attualmente dagli invalidi civili, ciechi civili e sordomuti. Tale riordino sarà attuato attraverso un decreto delegato che dovrà prevedere le seguenti forme di sostegno: 1) reddito minimo a favore dei disabili totali, avente la funzione di integrare la mancata produzione di reddito a seguito della minorazione; 2) reddito minimo a favore dei disabili parziali, avente la funzione di favorire l’accesso al mercato del lavoro; 3) indennità per favorire la vita autonoma, nonché per consentire assistenza continua a soggetti con gravi limitazioni dell’autonomia.
Quest’ultima indennità potrà essere concessa secondo le seguenti modalità non cumulabili tra loro: a) indennità per l’autonomia dei disabili gravi o pluriminorati concessa al solo titolo della minorazione; b) indennità di cura e di assistenza per soggetti con più di 65 anni totalmente dipendenti. L’indennità per l’autonomia sarà cumulabile con il reddito minimo previsto per i disabili totali, mentre l’indennità di cura e di assistenza sarà cumulabile con il reddito minimo di inserimento, di cui viene anticipata l’estensione su tutto il territorio nazionale.
Tale riclassificazione degli emolumenti non dovrà comportare una riduzione degli attuali trattamenti e, nel complesso, oneri aggiuntivi rispetto a quelli determinati dall’andamento tendenziale dei medesimi.
Nella legge sono anche previsti la revisione e lo snellimento delle procedure relative all’accertamento dell’invalidità civile e alla concessione delle relative prestazioni, secondo il principio della unificazione delle competenze, prevedendo anche l’istituzione di uno sportello unico.
Il finanziamento della riforma sarà garantito attraverso l’istituzione di un Fondo per le politiche sociali, nel quale andranno a confluire tutti gli stanziamenti previsti dalle varie leggi recanti interventi di carattere sociale.
Naturalmente la legge in oggetto non è, tuttora, esente da limiti; l’azione dell’Unione proseguirà, quindi, nell’intento di ottenere ulteriori aggiustamenti e precisazioni in sede di emanazione della normativa secondaria.
Rimangono, invece, tutte le perplessità originariamente espresse sulla reale disponibilità di risorse economiche per mettere in moto un così lodevole, ma complesso, sistema assistenziale, e sulla reale capacità degli enti locali di assumere su di sé un così pesante onere e una responsabilità di tale portata.
È già da tempo che l’Unione sta impiegando molte delle sue energie organizzative per l’attuazione di un progetto di pregnante rilevanza sociale, che costituisce il giusto coronamento dell’attività sfociata nell’approvazione della legge 284/97 che, si ricorda, detta norme per la prevenzione della cecità e per la riabilitazione visiva e l’integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati.
Come è noto, il settore nel quale viene ad operare questa legge è particolarmente delicato, poiché, in Italia, a differenza che nella quasi totalità dei Paesi dell’Unione Europea, è praticamente inesistente un’attività pubblica di riabilitazione mirata ai soggetti che presentino più minorazioni.
Quel poco che pur meritoriamente si fa è dovuto in prevalenza all’attività spontanea di associazioni, organizzazioni ed enti "non profit", ed è, pertanto, di rilevante interesse generale che l’attività di tali entità venga rafforzata e mirata a favore di quelle categorie che, per la presenza di minorazioni multiple, sono destinate, nella quasi totalità dei casi, ad una pressoché completa emarginazione dalla vita sociale in genere e lavorativa in particolare.
A questo proposito, va tenuta soprattutto presente la situazione dei minorati visivi pluriminorati, la cui realtà numerica è in continuo e sensibile aumento, fatto che imprime alla soluzione di questo problema un improrogabile carattere di urgenza.
Purtroppo, i soggetti minorati della vista con ulteriori minorazioni aggiuntive tuttora esauriscono e concludono la loro esperienza di vita scolastica senza che per loro sia stato concepito e formulato un valido progetto di orientamento e di integrazione nell’ambito della vita sociale: un progetto commisurato e corrispondente alle loro particolari esigenze, aspirazioni e potenzialità che possa fornire loro valide prospettive di miglioramento e di inserimento nella vita sociale e produttiva.
Conseguentemente, l’Unione, attingendo alla creatività, alla competenza ed alle energie di organismi adusi ad operare in tale settore (quali l’I.Ri.Fo.R., il Centro Nazionale Tiflotecnico, il Centro Nazionale del Libro Parlato), si è attivata per la progettazione di un centro di sperimentazione per le attività produttive ed occupazionali per soggetti minorati della vista in età post-scolare che presentino ulteriori minorazioni aggiuntive di natura sensoriale, motoria, intellettiva e simbolico-relazionale.
Questo progetto di struttura residenziale intende utilizzare al meglio le potenzialità e le conoscenze scientifiche, professionali e formative possedute dalle citate organizzazioni e, in particolare, si prefigge di raggiungere le seguenti e principali finalità:
Attualmente, dopo il superamento di una serie di ostacoli di ordine burocratico collegati al faticoso iter dell’approvazione del piano regolatore a livello regionale, si è giunti alla individuazione di quella che dovrebbe essere l’area disponibile per la realizzazione del progetto, che ha come obiettivo primario la realizzazione di un impianto flessibile che consenta allo stesso tempo la libertà di organizzare lo svolgimento delle attività didattiche, di studio e di lavoro fra insegnanti e allievi e la possibilità di adattare gli spazi al continuo aggiornarsi delle tecnologie didattiche senza costose operazioni di trasformazione, prevedendo delle aree di riserva per l’eventuale futura crescita ed espansione delle singole parti, consentendo a ciascuna il mantenimento della propria destinazione originale.
Senza dubbio, l’evento di maggiore coinvolgimento e più ampia risonanza che ha caratterizzato il mondo della disabilità durante il 1999, è stata la prima Conferenza nazionale sulle politiche dell’handicap, svoltasi a Roma tra il 16 e il 18 dicembre.
Si è trattato di un avvenimento di importanza nazionale durante il quale, probabilmente per la prima volta in Italia, qualificati esponenti delle pubbliche amministrazioni (tra i quali basti citare il Presidente del Consiglio e i Ministri per gli Affari Sociali, della Pubblica Istruzione, della Sanità e del Lavoro) si sono confrontati in una pubblica assemblea con rappresentanti del mondo dell’handicap e delle associazioni ed organizzazioni in esso operanti, con la partecipazione di esperti del settore, per definire le linee guida della politica governativa nei settori direttamente interessanti la disabilità.
L’Unione, nel suo ruolo istituzionale di rappresentanza e tutela degli interessi dei non vedenti, ha svolto un ruolo di primo piano durante tutta la Conferenza, sia nei lavori preparatori, dove vari esperti hanno posto in evidenza le problematiche dei minorati della vista legate ai vari settori di studio, sia durante i lavori assembleari che hanno visto, tra l’altro, l’intervento del Presidente Nazionale, che ha posto in rilievo l’insieme dei problemi riguardanti l’inserimento e l’integrazione nella scuola, nel lavoro e nella società in genere delle persone con disabilità visiva e pluriminorati.
Infatti, i lavori della Conferenza, che ha avuto come tema "Liberi di vivere come tutti, sono stati preceduti da una serie di gruppi di lavoro coordinati da esperti, i quali hanno prodotto, con il contributo di tutte le associazioni ed organizzazioni interessate, una serie di documenti operativi che sono stati, successivamente, discussi nelle sessioni di lavoro in cui si è articolata la conferenza.
Tali sessioni di lavoro, ciascuna delle quali ha prodotto un documento finale presentato all’assemblea plenaria dal coordinatore, sono state incentrate sui seguenti temi:
Tra le molte iniziative presentate alla conferenza, merita di essere segnalata l’istituzione di un portale informatico dedicato espressamente all’handicap, realizzato dall’ENEA in collaborazione con il Dipartimento per gli Affari Sociali della Presidenza del Consiglio.
Il portale, contenente più di 800 indirizzi e siti accessibili, analizzati nel loro contenuto, è concepito per essere uno strumento di orientamento per la navigazione nei siti italiani del settore.
La semplicità di utilizzo del portale, organizzato in modo da essere letto ed utilizzato anche dai non vedenti e dagli altri portatori di handicap con l’ausilio di idonei strumenti informatici, e la sua struttura dinamica, aperta a tutti i soggetti, pubblici e privati, che intendano offrire informazioni e servizi ai disabili attraverso pagine web, ne fanno uno degli strumenti più utili attualmente a disposizione, sia per la qualità che per la quantità delle informazioni offerte, consentendo una maggiore opportunità di accesso ai servizi.
La costante azione condotta da parte dell’Unione nel corso degli ultimi anni ha finalmente raggiunto un importante risultato: la legge 25 novembre 1999, n. 452 ha istituito ufficialmente il Museo tattile statale "Omero".
Tale Museo è destinato a raccogliere materiali, oggetti o riproduzioni delle diverse forme di arti plastiche e delle manifestazioni storico-culturali dell’organizzazione dell’ambiente, dello spazio e della vita dell’uomo, al fine di promuovere la crescita e l’integrazione culturale e sociale dei minorati della vista e di diffondere tra essi la conoscenza della realtà e di compensare, di conseguenza, uno dei più gravi svantaggi culturali dei non vedenti, giovani ed adulti, attraverso la fruizione diretta di opere d’arte, scultoree, architettoniche ed urbanistiche.
Il provvedimento prevede la stipulazione di una apposita convenzione tra il Ministero per i beni e le attività culturali ed il Comune di Ancona per individuare la sede del Museo, l’assegnazione al Museo dei materiali esistenti, le modalità di gestione e i vari aspetti del suo funzionamento, compresa la gestione del personale.
Il Museo potrà accogliere anche mostre itineranti fruibili dai ciechi e costituirà un centro studi per l’approfondimento degli aspetti cognitivi della rappresentazione del mondo in chi non vede.
In questo ambito, viene anche istituito un Comitato consultivo, con il compito di collaborare all’organizzazione ed alla gestione del Museo, nell’ambito del quale opereranno, tra gli altri, anche due rappresentanti dell’Unione Italiana dei Ciechi.
Gli stanziamenti finanziari previsti ammontano a 300 milioni di lire per il 1998, 500 milioni per il 1999 e 460 milioni annui a partire dal 1999.
L’inizio del quadriennio 1998-2001 ha visto la conclusione del progetto "Telemedicina". Come è noto, a partire dalla metà del 1995 l’Unione è risultata affidataria, unitamente ad altre associazioni ed aziende, tra cui si può citare la capofila CSELT di Torino, affiliata Telecom, del tema 8 sottotema 3 del concorso per il programma di ricerca "Telemedicina", indetto dal Ministero per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica.
L’obiettivo generale del sottotema 3 di detto concorso è stato la realizzazione di un servizio pilota di acquisizione e lettura automatica di testi tramite sintesi vocale a beneficio di utenti non vedenti, che consenta loro di accedere in modo autosufficiente ai mezzi d’informazione.
Tale servizio si è concretizzato nella realizzazione di un sistema di giornale elettronico per non vedenti in collaborazione con il quotidiano "La Stampa" di Torino, nel quale i testi possono essere acquisiti in forma elettronica o tramite scanning di documenti.
Va precisato che nel corso del programma sono state sviluppate le funzioni di ausilio agli utenti non vedenti per la ricerca delle informazioni e la navigazione all’interno dei documenti elettronici, sulla base delle quali è stata prevista la realizzazione di postazioni d’utente con cui il non vedente è in grado di collegarsi, tramite rete telefonica, alla banca dati centralizzata per la ricezione dei documenti e la riproduzione mediante sintesi vocale.
Le principali attività comprese nel progetto previste per il raggiungimento degli obiettivi e nelle quali l’Unione è stata direttamente impegnata sono state le seguenti:
L’analisi dei dati della sperimentazione ha confermato pienamente la validità del sistema ed è servita per apportare alcune lievi modifiche suggerite dall’uso quotidiano delle apparecchiature.
Nello stesso periodo di tempo si è anche concluso il progetto internazionale "Vistel" che ha visto coinvolti, oltre all’Unione, le organizzazioni di non vedenti di Spagna, Francia e Inghilterra, nonché prestigiose Università e società di telecomunicazioni di primaria grandezza.
Tale progetto ha preso spunto dalla constatazione che gli apparecchi telefonici standard si stanno sempre più rapidamente trasformando attraverso l’aggiunta di schermi o display per venire incontro all’introduzione dei nuovi servizi che utilizzano le linee telefoniche e telematiche.
Questi nuovi servizi in rapida evoluzione richiedono necessariamente nuove tecnologie basate su telefoni con video-terminali aggiunti che fondano l’interazione con gli utenti prevalentemente su metodi visuali (quali icone e menù di scelta), che rischiano di creare ulteriori barriere agli utenti portatori di handicap sensoriali.
In relazione ad uno scenario di questo tipo, gli scopi del progetto "Vistel", che fa parte del programma comunitario TIDE ed è, quindi, finanziato dalla Comunità Europea, possono essere così esemplificati:
Nel corso dello sviluppo del progetto, sono state individuate possibili soluzioni basate prevalentemente su messaggi in Braille o mediante sintesi vocale generati a vari livelli, su idonei strumenti di navigazione per le interfacce video e sul potenziamento dei dispositivi di associazione testuale alle icone che appaiono sullo schermo.
Lo scopo primario è stato quello di consentire una adeguata progettazione dei nuovi apparecchi telefonici che ne possa consentire una diffusione estesa anche alle categorie portatrici di handicap visivi, in modo da favorire il loro accesso ai nuovi servizi telefonici e telematici e da garantirne, di conseguenza, una più ampia integrazione sociale ed un maggiore e più proficuo inserimento nel mondo del lavoro che non mancherà di essere influenzato pesantemente dall’evoluzione di simili tecnologie.
Al termine della fase di studio e di progettazione, è stato dato inizio alla sperimentazione attiva che ha verificato la validità delle soluzioni adottate. I risultati di questa fase sono stati, quindi, utilizzati in seguito per apportare le opportune modifiche e migliorie ai prototipi, nell’intento di ottenere un accesso più fluido possibile ai minorati della vista.
Il risultato del progetto è stato un prototipo di videotelefono modificato in modo da poter interagire con un sistema di sintesi vocale in grado di guidare il non vedente nelle varie schermate in cui è suddivisa la navigazione, con opzione anche per il collegamento con una riga Braille.
Il sistema nel suo complesso è stato anche sottoposto al vaglio della Commissione competente della Comunità Europea che ha proceduto ad una sua valutazione per certificare la conclusione del programma, come previsto nel progetto iniziale.
In questi ultimi anni la consegna del Premio Braille ha significato un fondamentale appuntamento per l’Unione mediante il quale, nel ricordo dell’inventore dell’alfabeto tattile, si è voluto testimoniare, come da tradizione, un segno di stima e gratitudine a uomini di stato o personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo che con la loro opera si sono distinti per la loro azione a favore dei portatori di handicap in generale e dei minorati della vista in particolare.
Come di consueto, la cerimonia di consegna dei premi si è svolta in prestigiose cornici ed ha visto la partecipazione di numerose personalità del mondo della cultura e dello spettacolo.
Probabilmente più che in ogni altra occasione, l’VIII edizione del Premio, in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’Unione Italiana dei Ciechi, è stata celebrata con particolare solennità a Milano, al Teatro alla Scala, il giorno 25 giugno 2000 con una manifestazione, ripresa dalla RAI, che ha visto l’esibizione del soprano Cecilia Gasdia e della Orchestra del Teatro alla Scala.
Nel corso degli anni un altro appuntamento fisso, di svago ma anche di impegno e di richiamo sul mondo dei non vedenti, è stato rappresentato dalle varie edizioni del Raid Ciclistico in tandem, organizzato dall’Unione in collaborazione con la Federazione Italiana Sport Disabili (F.I.S.D.) Settore Ciechi Sportivi.
Le ultime edizioni si sono svolte nel Trentino Alto Adige nel 1999, nel Lazio in occasione del Giubileo del 2000 ed in Emilia Romagna nel 2001.
La manifestazione è stata sempre seguita da vicino da molte televisioni locali e gli amministratori delle località interessate, con la loro partecipazione, hanno mostrato interesse ed evidenziato molta sensibilità per i problemi dei non vedenti, assumendosi numerosi impegni a favore di iniziative di integrazione sociale.
La manifestazione, oltre alla presenza del Presidente Nazionale dell’U.I.C. e del Presidente della F.I.S.D., ha sempre beneficiato di una amplissima ed affettuosa cornice di pubblico lungo tutti gli itinerari volta a volta seguiti.
Lo scorso anno ha anche avuto luogo un’altra iniziativa di rilevante valore associativo e di sensibilizzazione, vale a dire il raid in pedalò "Dal Tevere al Garigliano", che ha avuto luogo dal 1° al 12 di agosto.
L’iniziativa, grazie anche all’apporto di alcuni volontari, ha riscosso un grande favore fra il pubblico, permettendo di far conoscere, per quanto possibile, la realtà dei ciechi e le iniziative intraprese in loro favore dall’Unione e dalle strutture ad essa collegate.
Si è anche avuto un buon riscontro in termini di copertura della stampa e di trasmissioni televisive sulle reti private e pubbliche, di livello locale e nazionale. Durante la conferenza inaugurale, sono state presentate alle numerose autorità presenti le più rilevanti necessità dei ciechi e degli ipovedenti in materia di stato sociale e di integrazione lavorativa e culturale, aprendo una finestra sul mondo politico e della società civile sugli attuali problemi dei ciechi.
Negli scorsi anni la Presidenza Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e il Comitato Italiano dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità hanno convenuto di celebrare insieme le varie edizioni della Giornata Nazionale del Cieco, tradizionale appuntamento per tutti i non vedenti.
Le manifestazioni si sono svolte, come da tradizione, nella prestigiosa sede della Sala della Protomoteca, in Campidoglio, a Roma, nella mattinata del 13 dicembre, con la partecipazione di esponenti della scuola e delle Università, studiosi, esperti, rappresentanti delle autorità politiche locali e nazionali.
A conclusione dei lavori, si sono tenuti i consueti incontri con i giornalisti, ai quali è stato illustrato il significato della Giornata: come è noto, infatti, la prevenzione della cecità figura da sempre fra le finalità istituzionali dell’Unione Italiana dei Ciechi, come, da sempre, le iniziative dell’Unione, nel settore della prevenzione (descritte nella sezione della relazione dedicata alla Agenzia), hanno suscitato vasto interesse nell’opinione pubblica.
L’Assemblea dei quadri dirigenti, pur non essendo organo statutario, ma la cui creazione è stata fortemente voluta dalla Direzione Nazionale al fine di ampliare il momento partecipativo di tutte le strutture, ha assunto nel corso degli ultimi anni una valenza essenziale per le politiche associative dell’Unione. In essa tutti i dirigenti si confrontano apertamente con i problemi di più grande rilevanza, approfondendoli e discutendoli con passione e piena conoscenza.
Nel corso del quadriennio passato l’Assemblea ha avuto modo di soffermarsi con attenzione sui profondi cambiamenti caratterizzanti il momento socio-politico, con particolare riferimento alle tematiche della riforma assistenziale, dell’istruzione e della integrazione scolastica, del lavoro e, più in generale, della tutela dei diritti e degli interessi dei minorati della vista in ogni settore sociale.
L’Assemblea ha sollecitato in tutti questi delicati settori l’azione dell’Unione, tracciando le linee operative della futura politica associativa a sostegno delle richieste di pari dignità sociale dei minorati della vista.
Inoltre, l’Assemblea ha avuto modo di soffermarsi in particolare sulla definizione del nuovo modello dei servizi e dell’organizzazione delle Sezioni Provinciali, già illustrato in precedenza nella presente relazione. L’Assemblea ha ritenuto che queste modifiche di tipo organizzativo, se bene attuate, sono in grado di aiutare l’Unione a compiere un salto di qualità necessario per il rinnovamento associativo e per far fronte alle novità del prossimo futuro, dimostrando come negli ultimi anni sia cresciuta la consapevolezza sulla necessità di compiere ogni sforzo per favorire la partecipazione dei soci alla vita dell’organizzazione e per migliorare il livello della democrazia associativa. A tale scopo, è stato promosso l’impegno della Presidenza Nazionale ad incentivare le iniziative di cambiamento, sostenendole anche con interventi economici mirati al potenziamento strutturale ed organizzativo delle realtà periferiche.
L’Assemblea ha ribadito la necessità di adeguare l’assetto organizzativo alle esigenze dei tempi, che richiedono maggiore efficienza amministrativa, modalità nuove di comunicazione e capacità di aggiornamento continuo, in modo da soddisfare il bisogno di nuove forme educative, lavorative, riabilitative e assistenziali in una società che ha allargato i propri orizzonti ed affinato le proprie tecniche, cercando anche di conciliare l’ispirazione generale e le esigenze di autonomia locali.
Più recentemente, infine, nel primo semestre del 2001, si sono tenuti tre incontri interregionali dei quadri dirigenti nei quali si è svolto un ampio dibattito precongressuale, per verificare l’aspetto strutturale dell’Unione, sia a livello centrale che periferico, e la sua capacità di fare fronte ai grandi cambiamenti in corso. La discussione ha avuto come punto di partenza una serie di domande raccolte in un questionario distribuito in precedenza e sintetizzate nel tema proposto per il XX Congresso che è "Il ruolo dell’associazionismo nell’era della globalizzazione".
In tale occasione, è apparsa evidente la presa di coscienza della dirigenza associativa delle difficoltà che l’attuale momento politico comporta, caratterizzato com’è dai fenomeni del Mercato Unico Europeo e della globalizzazione, i cui riflessi incidono profondamente anche sulla situazione delle componenti più disagiate della società.
Il dibattito ha, fra l’altro, rivelato la consapevolezza che le nuove tecnologie possono rappresentare una straordinaria risorsa per i disabili, e per i minorati della vista in particolare, in grado di aprire nuovi spazi di autonomia e facilitare il cammino verso le pari opportunità, ma rischiano di diventare un ulteriore strumento di emarginazione qualora non siano rese accessibili a tutti. Tali linee guida sono confluite nell’assemblea precongressuale svoltasi alla fine di giugno.
Nel corso degli ultimi anni si è di fatto istituzionalizzato anche l’incontro dei Presidenti dei Consigli Regionali, voluto dalla Presidenza Nazionale allo scopo di ampliare la partecipazione democratica all’attività associativa e di evidenziare la ricchezza delle realtà regionali nell’ambito del più ampio decentramento amministrativo in corso nelle pubbliche amministrazioni che coinvolge da vicino anche il mondo dei non vedenti. L’incontro dei Presidenti Regionali, dimostratosi ormai sempre più un momento essenziale della vita associativa, come anello di congiunzione tra la dirigenza nazionale e quella sezionale, ha svolto un importante ruolo di confronto e di impulso nello sforzo organizzativo compiuto dall’Unione per adeguare i propri standard operativi alle nuove esigenze dei minorati della vista ed alla realtà politico-sociale in continua evoluzione.
Infatti, nelle varie riunioni succedutesi nel quadriennio passato sono state affrontate pressoché tutte le più importanti tematiche concernenti i diritti e gli interessi dei non vedenti, delle quali si tratta nelle varie sezioni della presente relazione, e da questi incontri sono scaturiti indirizzi e proposte operative che hanno orientato la politica associativa, sia a livello nazionale che a livello locale.
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