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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Testo del Verbale

Data: 05/09/2017

Comitato Tecnico-scientifico dei Fisioterapisti e Massofisioterapisti


Il giorno 5 settembre 2017 giusta convocazione in data 28 luglio 2017 (prot. N. 9365/2017), con inizio alle ore 10,00, si è riunito, presso i locali della Sede Centrale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Via Borgognona 38, Roma), il Comitato tecnico-scientifico per trattare e discutere il seguente Ordine del Giorno:
1) Insediamento del Comitato tecnico-scientifico
2) Saluti del Presidente Nazionale Mario Barbuto
3) Predisposizione di un programma per lo svolgimento dei lavori del Tavolo tecnico-scientifico
4) Varie ed eventuali
Sono presenti: il presidente nazionale Mario Barbuto; il prof. Filippo Cruciani; il Gen. Federico Marmo; la dott.ssa Giuseppina Rizzo; il dott. Roberto Perilli; Adoriano Corradetti; Eugenio Saltarel; Mario Girardi; Stefano Tortini. Assenti giustificati il dott. Raffaele Migliorini e Linda Legname
Partecipa alla riunione Maria Rita Zauri, in qualità di segretaria della Commissione.

Il presidente Barbuto ringrazia i partecipanti per aver accolto l'invito di far parte di un gruppo di lavoro competente che aiuti l'Unione a meglio elaborare proposte relative alla modifica della legge 138 con tutto quello che sta intorno a disabilità visiva, residuo visivo, campo visivo. Evidenzia di come la stampa e i mezzi di informazione abbiano dato risalto alle notizie che coinvolgevano persone che a volte abusavano di certe situazioni in maniera più vantaggiosa di quella che sarebbe spettato loro, persone verso le quali l'Unione ha avuto sempre un atteggiamento duro.
Tutto questo richiede la necessità di una riforma normativa e che da parte dell'Unione, una volta che si sia ben definito il quadro tecnico clinico, si inizierà un'azione sulle autorità governative e sulle forze politiche per arrivare a questa modifica della 138; riferisce che qualche contatto è stato già preso, e che tutta l'Unione è impegnata in questa complicata operazione. C'è bisogno però del contributo sul piano tecnico-scientifico per avere un quadro tecnico, clinico, funzionale che sia credibile, autorevole e che permetta all'Unione di presentarsi a testa alta e con cognizione di causa per arrivare a questa definitiva modifica della legge.
Corradetti spiega che questo tavolo nasce da una esigenza degli ipovedenti che attualmente non percepiscono nessuna indennità economica. Nella tabella del 92 il decimo viene considerato con una invalidità del 60% e rientra nel discorso dell'invalidità civile che viene pagata al 74%, quindi la prima cosa che viene in evidenza è il fatto che un decimo di vista ti permette di fare poche cose, quindi non ritiene giusto che questi soggetti siano stati lasciati nel limbo. Da qui parte l'esigenza di rivisitare la 138 e quindi c'è bisogno di valutazioni scientifiche e tecniche credibili per intraprendere un'azione politica.
Girardi pensa che ci sia bisogno di un ritocco alla 138 ma anche nelle ultime correzioni apportate ai verbali INPS su spinta dell'Unione, c'è una ritrosia a usare le definizioni e fare riferimento alla 138 che veramente non si spiega e si sta cercando di avere un incontro per capire. Si fa riferimento a Leggi precedenti, parlano di residuo visivo fino al decimo e non tengono presente il discorso del campo visivo, sostiene che c'è molto da recuperare perché è una legge che ha 16 anni e viene tenuta in pochissimo conto proprio dagli enti che dovrebbero farne normale riferimento.
Barbuto chiede a Cruciani lo stato dell'arte attuale della situazione e cosa bisogna andare a modificare.
Cruciani risponde che la cecità assoluta, anche se non esistono dati precisi, è in diminuzione; quello che è in forte aumento è lo stato di ipovisione e nell'ipovisione ci si può anche inserire quella che è la cecità parziale. Tutti i progressi scientifici che ci sono stati, tutto il progresso tecnologico, tutte le cure medico-chirurgiche, hanno in parte ridotto la cecità assoluta ma hanno ampliato enormemente quella che è l'ipovisione. Da un punto di vista legislativo l'Italia è all'avanguardia: leggi volute e spinte dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, dalla SOI, dalla IAPB e da alcuni esponenti universitari; leggi all'avanguardia, come la 284 e poi la 138. La 138, spiega Cruciani, è una legge particolare perché voleva riclassificare la disabilità visiva venendo a considerare questo forte ampliamento dell'ipovisione. Fu una legge a fine legislatura che all'art. 1 diceva che aveva solo un valore scientifico di classificazione ma non doveva incidere minimamente su quelli che erano i benefici esistenti per i disabili visivi. C'era questa contraddizione di fondo. In effetti poi il Ministero della Salute, il Consiglio Superiore della Sanità e il Ministero delle Finanze dissero a tutte le commissioni periferiche che dovevano seguire questa classificazione. Ma questa Legge comporta dei problemi; da un punto di vista normativo ha aspetti positivi, riprende in considerazione la visione periferica, introduce in Italia il concetto di ipovisione, ma ci sono dei limiti. I limiti non solo quelli della legge, ma di tutto l'apparato scientifico che ruota intorno alla disabilità visiva. La prima criticità è che quando si parla di patologia oculare e si cerca di quantificare la disabilità visiva si fa riferimento esclusivamente all'aspetto funzionale e non si tiene in considerazione quello che è l'aspetto obiettivo, patologico. Se si prendono le varie tabelle esistenti, dicono che l'artrite reumatoide è valutata un tot, l'ictus è valutato un tanto ecc, quando invece ci si trova nell'ambito visivo si dice 1/10, 2/10, indipendentemente da quello che è la patologia. Quindi c'è bisogno di una rivalutazione e questa è una delle criticità. La seconda grossa criticità è quella che la legge non stabilisce niente su quello che è l'accertamento medico legale che deve essere portato avanti, non dice su quali test bisogna far riferimento, dice soltanto ad esempio che bisogna avere 1/20 o al disotto di 1/20 per essere un cieco parziale. Questo chiaramente crea sul piano pratico dei problemi incredibili perché la legge mette dei paletti netti, cosa che non è realizzabile da un punto di vista pratico. Questo discorso va rivisto e va creato un rapporto stretto fra quello che è l'aspetto morfologico e quello che è l'aspetto funzionale. Bisogna creare questo tipo di rapporto e poi tradurlo nella pratica. Oggi si è creata una situazione assurda tra i medici che ormai si rifiutano di fare certificazioni, per cui il disabile visivo non sa più a chi far riferimento, e poi c'è il problema più tecnico di quelli che sono i test da fare. L'Inps ha dato sempre importanza agli esami strumentali elettrofunzionali che non quantificano assolutamente il danno.
Barbuto propone di costruire un nuovo disegno di legge; sulla base di tutto questo non sembra sufficiente una piccola correzione, un emendamento, ma sembra che bisogna proprio pensare ad un nuovo disegno di legge che sostituisca la 138.
Cruciani dice che questo è un discorso un po' successivo, lavorare sui decreti attuativi potrebbe essere un metodo più rapido, ma Barbuto teme che introdurre alcuni concetti potrebbe essere un problema.
Girardi considera che il cambio di prospettiva ribalta proprio la legge, passare dalla funzionalità alla patologia è proprio un cambio radicale.
Il dott. Perilli premette che un passo importante sarebbe che venisse pretesa per l'accesso alla domanda la documentazione medico legale perché almeno l'oculista saprebbe la destinazione. La letteratura è piena di studi di persone patologiche motivate a vedere al meglio, ci sono persone che si fanno le loro terapie, che descrivono le loro lesioni. Il dott. Perilli si è limitato a raccogliere in letteratura tutto quello che poteva mettere in correlazione una certa lesione con una prestazione visiva funzionale. Riferisce che addirittura c'è una formula che dice che nelle atrofie maculari il visus decresce e c'è una formula secondo la quale per definire il visus si può ricorrere alla grandezza, ampiezza angolare dell'area di atrofia. Si moltiplicano poi i gradi di distanza dell'area sana per 0,83, perché ad ogni grado di distanza il visus decresce di 0,83. Ne consegue che matematicamente si può arrivare ad una correlazione precisa anatomo-funzionale. Per l'accertamento è completamente trascurato l'OCT, è completamente trascurata ancora di più l'autoflorescenza che è un esame semplice di portata ampia ma estremamente utile nel definire le patologie della retina; nel glaucoma è estremamente trascurato l'OCT, l'esame morfologico del nervo ottico che fornisce informazioni sul numero di fibre del nervo ottico stesso. Le basi per fare una valutazione scientifica ci sono, anche se bisogna prendere con le pinze l'inquadramento della cecità nelle demenze, perché ovviamente la demenza può essere inquadrata in cecità solo se viene dimostrato da un punto di vista anatomico che c'è un danno lungo le vie ottiche. Poi ovviamente si apre l'altra voragine di cosa fare di questi dati. In America nel 2001 usciva la nostra 138, nel 2002 usciva un libro del Consiglio nazionale della ricerca americano, un libro di 360 pagine dedicato ai visual impairment, cioè a come calcolare i benefici pensionistici delle cecità; il libro descrive punto per punto, nei bambini, negli adolescenti, negli adulti, negli anziani, quale tipo di metodo usare, a che distanza, con quale illuminazione e che altri esami fare ma soprattutto introduce il discorso della visione funzionale cioè l'inquadramento della visione nell'individuo.
Barbuto chiede se tutti gli esami da effettuare possono essere messi in opera anche a normativa attuale.
Perilli sostiene che sono esami che si fanno in ospedale, tra l'altro anche l'Inps potrebbe stipulare delle convenzioni per bypassare le liste di attesa.
Cruciani riferisce che anche l'Inps, tramite Migliorini, metteva in evidenza questa criticità, poi la difficoltà nella pratica è di fare eseguire questi accertamenti. Bisogna sfatare una cosa a livello soprattutto dei medici richiedenti, dei pazienti e via dicendo, cioè si è in un ambito medico legale che va svincolato dalle prestazioni assistenziali come previsto dalla legge: è fuori dai LEA l'accertamento medico legale; è tutto a carico di chi lo richiede, anche se questo nella pratica non si realizza. Bisogna creare dei canali preferenziali, canali ad hoc.
Per quanto riguarda il campo visivo, quello di Zingirian-Gandolfo, previsto dalla 138, esame estremamente semplice, per dieci anni ci sono stati dei contrasti enormi da parte soprattutto dei colleghi che non lo volevano attuare, delle commissioni che non lo volevamo prendere in considerazione, delle strutture pubbliche che si rifiutavano di farlo; bisogna uscire da questa mentalità che l'accertamento medico legale sia un qualcosa di pericoloso e impostarlo secondo una logica normale.
Perilli aggiunge che il lavoro sarebbe quello di fare delle linee guida per l'Inps e anche per la magistratura perché nei contenziosi ci si affida ai periti che spesso sono più disastrosi di chi invia a visita. Quindi delle guide linee che l'Inps potrebbe promulgare e diffondere al suo interno ma anche ai patronati e ai medici di base. Questo ovviamente taglierebbe una grande parte del contenzioso.
Barbuto chiede se potrebbe essere il Ministero a rendere prescrittive queste linee guida.
Girardi sostiene che le persone devono fare le domande sapendo già quello che devono affrontare, perché l'iter è molto lungo.
Per Perilli ricorrere a delle convenzioni con strutture esterne da parte dell'Inps oppure acquisire la strumentazione necessaria è una strada percorribile. In letteratura c'è tutto, obiettivamente c'è una possibilità punto per punto, patologia per patologia di costruire delle correlazioni, ovviamente facendolo su tutto il territorio nazionale. Ciò comporta per l'Inps la necessità di fare un data base che ulteriormente rafforzi la correlazione e su questo saremmo allineati agli americani.
Cruciani segnala che sulla 138 bisogna fare una revisione delle condizioni del cieco assoluto. In questi anni si è allargato moltissimo il concetto di cieco assoluto e una revisione del genere ci porterà sicuramente ad una contrazione della cecità. La legge definisce cieco assoluto chi è al buio totale e chi ha una mera percezione di luce; in seguito con decreto ministeriale fu aggiunto il "moto mano" e sancito poi dalla legge 138. Ma la definizione di moto mano è molto aleatoria e ha permesso l’inserimento tra i ciechi assoluti dei maculopatici che da un punto di vista scientifico e di disabilità non è difendibile al massimo.
Il limite enorme della 138 e che bisogna assolutamente superare è che non considera l'ipovedente e lo esclude da tutti i benefici. Questi soggetti sono dei disabili visivi che presentano delle difficoltà, delle disabilità sul piano di vita quotidiana enormi, esiste uno studio che dice che l'oculista recepisce la disabilità di un paziente ipovedente 700 volte meno di quello che realmente vive quel soggetto.
Barbuto chiede se si è in grado di fornire indicazioni anche di carattere quantitativo della contrazione della cecità assoluta e anche dell'incremento della platea dell'ipovisione, perché, di fronte ad un'iniziativa di legge, la prima cosa che chiederebbero i funzionari del Ministero dell'Economia e Finanza sarebbe quanto risparmiano sugli assoluti e quanto costerebbero gli ipovedenti.
Perilli sostiene che con questa legge che c'è adesso non si sa quanti siano i ciechi e gli ipovedenti e a quali patologie iscriverli, perché le patologie sono completamente ignorate nei verbali.
Cruciani riferisce che i dati di cui si dispone oggi sono quelli del Ministero delle Finanze che quantificano i ciechi assoluti, i ventesimisti e i decimisti e negli ultimi cinque anni, nonostante gli attacchi mediatici, questo numero è rimasto invariato. In questo numero mancano però in parte i ciechi parziali e tutti gli ipovedenti.
Un'altra criticità e su cui bisogna lavorare è quella che il cosiddetto decimista non figura mai nella commissione di cecità, finisce nella commissione civile.
Tortini sottolinea che gli ipovedenti sono in crescita e vanno cautelati, ma a monte c'è una questione culturale, bisogna cambiare l'approccio di pensiero nei confronti degli ipovedenti che hanno tutta una serie di problematiche nella vita quotidiana e abbisognano di una tutela anche di carattere economico. Già far passare questo tipo di approccio sarà piuttosto complicato e sarà fondamentale l'apporto del mondo scientifico per far sì che poi le istituzione possano recepire questo tipo di posizione. Le istituzioni, ma anche l'opinione pubblica, spesso confondono gli ipovedenti con i falsi ciechi. Il problema è culturale, molto complesso e delicato, quindi non è solo un intervento tecnico ma anche culturale.
La dott.ssa Rizzo riferisce che di modificare quelle che sono le modalità di accertamento dell'invalidità se ne parla da anni all'osservatorio disabilità, tenendo conto della funzionalità e di tutti i rapporti che l'individuo ha con il suo ambiente di vita e di questo la parte della invalidità visiva è una parte molto importante su cui c'è una legge a parte. In questo anno in cui si è occupata dell'invalidità visiva ha constatato che per quanto riguarda la normativa generale in osservatorio, si è pensato addirittura di proporre una legge delega in modo che ci fosse la delega a fare una legge quadro. In tutto questo ha un ruolo molto importante l'Inps, cioè dopo una legge del 2009 l'Inps ha l'ultima parola proprio sugli accertamenti in sede di commissione. Adesso per esempio, la parte per l'inserimento scolastico è stata scorporata e quindi il Ministero della Salute insieme all'Inps dovrà fare queste nuove modalità di accertamento dell'invalidità sui bambini per l'accesso a scuola.
Cruciani dice che l'Inps non ha i mezzi e né le persone che possano portare avanti questo discorso. L'Inps ha bisogno della competenza scientifica.
Per la dott.ssa Rizzo nel momento in cui verrà fatta una proposta della modifica della legge bisogna agire a livello più alto in modo tale che l'Inps chiamato insieme al Ministero della Salute dovrà fare qualcosa. Bisogna fare un lavoro preparatorio, perché nel momento in cui esce questo nuovo articolo di legge oppure una nuova legge dovrà essere composta una commissione ufficiale con l'Inps, i rappresentanti delle associazioni, le società scientifiche e gran parte del lavoro dovrebbe essere già pronto.
Per Saltarel questo di oggi è un grosso lavoro e uno degli obiettivi è quello di come far in modo che questo lavoro diventi materia di sviluppo da parte di quelli che devono intervenire in questo settore, degli oculisti che fanno parte delle varie commissioni, dell'Unione e di quelli che nell'associazione si occupano di pensionistica e anche di ipovisione e di prevenzione della cecità. Quindi una volta approfonditi meglio tutti gli input che sono nati durante l'incontro di oggi, si deve trovare il modo di rendere partecipi oculisti e quant'altro di questo lavoro in modo tale che poi diventi una necessità.
Per il presidente Barbuto potrebbe essere questo il primo passo per arrivare alla definizione di linee guida e arrivarci con questo gruppo, dove sono rappresentate le associazioni, le organizzazioni professionali e scientifiche, la parte pubblica e l'Inps. Se si arrivasse alla definizione delle linee guida nel frattempo ci sarebbero tutti i margini e i tempi per capire come questo poi possa diventare un momento attuativo, una legge, un decreto, un atto di volontà dell'Inps stessa che avendo giustamente l'ultima parola in materia di accertamenti, potrebbe anche, con un atto autonomo, decidere di adottare queste linee guida. Sarebbe utile realizzarle, perché anche se si dovesse arrivare alla modifica della legge, a quelle linee guida bisognerà fare riferimento.
Barbuto chiede ai professori se con questi nuovi concetti, la contrazione della cecità assoluta, sia moralmente accettabile. Che danni si fanno dal punto di vista morale rispetto alle persone. Fermo restando che si dovrebbe arrivare a qualche soluzione transitoria che conservi i diritti acquisiti.
Cruciani risponde che l'Inps si è comportata molto male nei confronti di queste persone. Hanno richiesto somme indietro a persone che erano cieche e che vivevano un grado di disabilità enorme. Sarebbe opportuno mettere una pietra sopra sul passato. Come prevede l'Organizzazione Mondiale della Sanità vanno considerati tre gradi di cecità, cioè non solo la cecità assoluta e la cecità parziale ma un grado intermedio di cecità che andrebbe proprio ad assorbire quei soggetti che oggi rientrano nel concetto di moto mano inteso in senso molto allargato. Se questa nuova classificazione della cecità va ad essere tradotta sul piano economico, chiaramente il problema morale sollevato da Barbuto verrebbe risolto. Non è giusto dare un'indennità di accompagno di cieco assoluto ad un maculopatico grave che però è in condizione di muoversi, di essere autonomo. In termini pratici questi soggetti possono usufruire tranquillamente dell'indennità di accompagno dell'invalidità civile che sarebbe anche più giusto.
Perilli sostiene che ci sono mondi che non parlano, l'oculista fa l'oculista clinico, il medico legale fa il medico legale all'Inps, chi si occupa di ipovisione non parla con gli altri, non si riesce mai a capire come inquadrare in un mondo dinamico il soggetto, perché i benefici sono una cosa ma poi questi soggetti non vengono neanche avvicinati al mondo della riabilitazione. Il suo sogno nel cassetto sarebbe quello che con i soldi delle prestazioni ma anche con quelli delle patenti, venissero finanziati dei gruppi per impiegare oculisti ed ortottisti che facessero esclusivamente esami per l'accesso alla richiesta dei benefici, e esami per le patenti, ma che contemporaneamente gestissero anche la riabilitazione in maniera tale che il soggetto che approccia in un centro in cui si fa una diagnosi sappia anche che c'è la possibilità di una riabilitazione.
Barbuto dice che una piccola strada in questa direzione si apre con il nuovo Nomenclatore. Un'altra strada dalla quale passare sarebbe quella della 284 con i centri di riabilitazione visiva, ma quella legge oggi ha un finanziamento totale di 190 mila euro, su 20 Regioni.
Per Girardi, per quanto riguarda le linee guide bisognerà coinvolgere anche la parte sanitaria che poi ha tutta una sua declinazione regionale e non è semplice, perché sono molti i verbali di commissioni.
Perilli dice che è meno complicato di quello che sembra, è più una rivoluzione culturale che tecnica.
La dott.ssa Rizzo informa che l'osservatorio tra breve si riunirà di nuovo e continuerà a parlare sulla tematica della riforma del sistema di accertamento, e ritiene che sia la sede giusta per fare una proposta della modifica della 138, o quanto meno farli partecipi che c'è un gruppo che ci sta lavorando.
Barbuto chiede se già si è in grado di cominciare a redigere una bozza di modifica, e se c'è bisogno di altre competenze.
Cruciani risponde che questo gruppo è in grado di farlo, magari in una fase successiva coinvolgere altre persone. In questo momento è opportuno non coinvolgere neanche la SOI e nemmeno i medici legali, perché loro purtroppo non conoscono la realtà oftalmologica; solo quando si sarà creata una piattaforma di discussione su cui lavorare si potrà allargare la partecipazione..
Per Tortini si è iniziato a intavolare un ragionamento con alcuni elementi che sarebbe bene formalizzare; è d'accordo sul fatto che questo gruppo elabori una proposta con il fortissimo contributo scientifico e tecnico che possono dare i professori, il Ministero e l'Inps e dopo aver elaborato una proposta concreta si possono coinvolgere anche altri soggetti che possano sostenerla e quindi darle forza.
Barbuto chiede quanti sono i maculopatici.
Cruciani risponde che i numeri non si riescono a sapere neanche in percentuali grossolane e propone di fare un'indagine nelle sezioni dell'Unione distribuendo un questionario.
Per Barbuto ci si potrebbe costruire sopra un progetto. Questi questionari se non sono accompagnati da una competenza che guida chi lo deve compilare, vengono abbandonati perché sono difficili; l'ossatura dell'inchiesta dovrà essere messa in piedi dai professori ma poi quando la si dovrà declinare sul territorio ci vorrà un professionista.
Per Cruciani questo progetto sarebbe molto valutato anche a livello internazionale. Suggerisce che più che lavorare sull'universo delle sezioni si potrebbe creare un campione. Barbuto si impegna a lavorare su questo. Immaginare un progetto, un budget, con risorse proprie o con risorse che si possono ricavare da qualche progetto europeo o ministeriale. Chiede alla Rizzo di informarsi se c'è qualche progetto di questo tipo finanziato. Lei risponde che ci sono i progetti ECM e c'è un bando annuale e deve essere una Regione che si impone come capo fila. Si ritiene interessante e quindi tenerlo a mente per il prossimo anno. Per Barbuto se ci fossero le condizioni per un finanziamento molto consistente della 284 una piccola quota potrebbe essere destinata a questo progetto.
Barbuto chiede come ci si deve organizzare e anche pensare ad un altro appuntamento non troppo lontano.
Cruciani pensa di buttare giù una bozza e cercare di immaginare di fare un Libro bianco su questa situazione e fare un punto tecnico scientifico e poi trarre alcune conclusioni fondamentali. Il discorso in questo momento si dovrebbe focalizzare sulla parte tecnico scientifica di accertamento, di classificazione e definizione della disabilità visiva. Già al congresso della SIOL si può annunciare l'avvio di questo lavoro di gruppo.
Il generale Marmo fa un sunto di quanto emerso dalla riunione del Comitato: ci si sta muovendo in un universo di problematiche che sinteticamente si possono riportare tra problematiche tecniche e problematiche politiche sociali economiche, tra problematiche tattiche e problematiche strategiche. Là dove per tattiche si intende quello che si potrebbe realizzare "con poco", cioè con questa legge, quindi con varianti a questa legge senza modificare l'impianto della legge; là dove invece l'ambito strategico sarebbe quello di arrivare ad una modifica sostanziale delle logiche, delle dottrine e direi della mission che sottende in quel campo e che però dovrebbe essere l'obiettivo di medio e lungo periodo ma quello che forse a questo livello si dovrebbe perseguire. Agire su due piani: quello tattico e quello strategico. Ci si sta muovendo sul piano tattico, cioè all'interno della legge, non si vuole modificare l'impianto, e per il momento ci si limita a coprire le deficienze della legge là dove non ci dice in che modo si va a quantizzare.
Per Cruciani con l'obiettivo strategico si va ad invadere un campo che diventa politico.
Marmo si chiede se si possa ancora parlare del semplice deficit neuro sensoriale e basta? Non sarebbe il caso anziché di parlare di danno sensoriale cominciare a parlare di danno esistenziale? Perché questo porterebbe ad una valutazione più ampia, non del deficit ma dell'uomo, e poi la cosa più importante e che tutto grava sulle spalle dell'oculista; ma se si passa ad una valutazione più ampia di questo danno esistenziale probabilmente sarebbero interessate anche più professionalità, entrerebbe lo psicologo, il tiflologo, probabilmente si arriverebbe valutazione più equa e forse anche più precisa. Propone per il prossimo incontro di parlare di protocolli diagnostici, dello stato dell'arte e della situazione dell'accertamento aprendosi verso questo tema di correlazione tra danno anatomico e deficit funzionale. Rimanendo nel danno sensoriale, precisa che forse più che limitarsi alla mera determinazione dell'acuità visiva che poi è soggetta ad una serie di variabili infinite legate all'operatore, legate al paziente e via, forse si dovrebbe cominciare ad arrivare ad una sorta di coefficiente integrato in cui ci sia sì l'acuità visiva, ma anche la patologia, sia il danno anatomico. La valutazione del deficit neuro sensoriale dovrebbe essere, dal punto di vista clinico, una somma di dato di acuità visiva riscontrato o riferito, tipo di patologia e poi il danno ottico, questo per dare alla fine un qualcosa che abbia una valenza molto più ampia rispetto al semplice dato di acuità visiva. Però questo implica una modifica di legge, perché se la legge dice che si deve verificare solo l'acuità visiva, per aggiungere altri due elementi ci vuole una modifica.
Per Perilli la legge è contraddittoria, perché parla semplicemente di accertamenti per le condizioni ma non ne cita neanche una. Quindi c'è spazio per agire.
Si decide di incontrarsi di nuovo il prossimo 7 novembre.
La riunione termina alle ore 12,15.


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